Milano, martedì 29 agosto 2023 – E’ venuto giù un inferno d’acqua. Una bufera di vento che ha rovesciato tutto quello che ha incontrato sul suo passaggio. Due giorni fa pareva perfino impossibile sperare che il Campionato d’Europa di Milano si potesse davvero fare…
Ma si fa. Tutto è stato rimesso a posto e la furia degli elementi si è placata. Anzi, adesso la temperatura è perfetta, soprattutto per i cavalli: l’aria è fresca e asciutta, ci saranno un po’ di nuvole ma meglio, terranno tranquillo il sole…
Il campo ostacoli è verde sfavillante. Bellissimo. Non ci è ancora entrato nessuno, alla vigilia della sessione di training. Gli ultimi cavalieri che ancora passeggiano tra gli ostacoli sono proprio gli azzurri. Sono tranquilli. Scherzano tra di loro. C’è il c.t. Marco Porro, ci sono i veterinari Ugo Carrozzo e Cristiano Pasquini.
Sono tutti molto ben consapevoli. E anche molto realisti. Non si pensa ovviamente al podio, no. Si pensa a questa benedetta qualificazione alle Olimpiadi di Parigi 2024… L’Italia del salto ostacoli dal 1996 a oggi è riuscita a partecipare ai Giochi soltanto una volta: Atene 2004. Per Atlanta 1996 (prima Olimpiade per cui è stata richiesta la qualifica) non ci siamo qualificati ma abbiamo partecipato grazie a un ripescaggio. Poi abbiamo mancato Sydney 2000. Poi ci siamo qualificati per Atene 2004. E poi basta… Pechino 2008, Londra 2012, Rio de Janeiro 2016, Tokyo 2020: niente da fare, non ce l’abbiamo mai fatta.
Cerchiamo di essere per l’appunto realisti, come i nostri cavalieri: se non ce la facciamo, beh… non faremo altro che aggiungere un altro quadriennio agli ormai tanti quadrienni senza Olimpiadi. Se però ce la facciamo sarà un’impresa. Senza dubbio. Dati i precedenti (tra l’altro: a Seul 1988 non siamo andati per libera scelta della Fise, a Barcellona 1992 abbiamo ottenuto il peggior risultato della storia olimpica dell’Italia in salto ostacoli… ) e date anche le condizioni in cui arriviamo alla gara di Milano: cioè dopo aver perduto una quantità di cavalli importantissimi da far impressione, vale a dire Carpe Diem (Piergiorgio Bucci), F One Usa (Lorenzo de Luca), Conquestador (Antonio Garofalo), Chadellano (Emanuele Camilli), Chaclot (Riccardo Pisani) per finire con Cape Coral (Francesca Ciriesi).
Cosa dobbiamo fare per qualificarci ai Giochi del prossimo anno? Molto semplice a dirsi, molto meno semplice a farsi: dobbiamo essere tra le prime tre squadre in classifica tra quelle che non sono già qualificate. I nostri rivali in questa gara nella gara sono Svizzera, Danimarca, Austria, Spagna, Portogallo. In pratica sei squadre per tre posti. La Svizzera è fuori portata: in questo momento è la squadra più forte in assoluto al mondo, è la candidata numero uno alla medaglia d’oro (tra l’altro è la campionessa uscente), se rimanesse fuori dal podio sarebbe una sorpresa (però, attenzione: nello sport mai dire mai… ). Il Portogallo parte con una potenziale debolezza: si presenta con soli tre binomi, senza quindi la possibilità di scartare il peggior risultato, e a questo livello di competitività è un limite non da poco. Danimarca, Austria e Spagna sono probabilmente i nostri veri avversari.
Vedremo: è possibile che i giochi da questo punto di vista si facciano anche prima della fine della competizione a squadre. Giovedì sera potremmo già sapere se l’Italia del salto ostacoli andrà a Parigi oppure no. Ma c’è anche la possibilità teorica che si debba attendere venerdì, cioè la fine della seconda manche della seconda prova, quella riservata alle migliori dieci rappresentative dopo la prima manche e che determina la distribuzione delle medaglie…
Una cosa è certa: l’emozione è tanta, l’attesa spasmodica. Non devono accadere miracoli: semplicemente non devono accadere sfortune… E semplicemente i nostri cavalli e cavalieri devono riuscire a fare quello che di buono ciascuno di loro è in grado di fare. Niente di più e niente di meno. E se così sarà, ebbene… forse potremo sorridere.
Adesso la parola passa a Emanuele Gaudiano su Crack Balou, Alberto Zorzi su Highlight W, Emanuele Camilli su Odense Odeveld, Giampiero Garofalo su Max van Lentz Schrans. La nostra squadra: l’Italia.