Bologna, 30 gennaio 2018 – La notizia relativa all’assenza dello Csio di Roma dal circuito della Fei di Coppa delle Nazioni ha ovviamente sollevato un gran clamore. Comprensibilmente. Ma superato lo sconcerto del primo momento, una serie di riflessioni a mente fredda si impone. Prima di tutto – per evitare di rendere troppo lunga l’argomentazione – invitiamo tutti coloro i quali non l’avessero già fatto a prendere visione dell’articolo collegato in questa pagina, dove si spiega l’accaduto nei dettagli. In secondo luogo poniamoci la seguente domanda: la Fei che cosa è?
Andiamo per gradi. Fei è l’acronimo di Federazione Equestre Internazionale. Federazione: che cosa è una federazione? Riportiamo dal Garzanti: “Associazione di più enti che, accanto a una struttura autonoma individuale, danno vita anche a organi comuni cui sono demandati particolari compiti e poteri; l’organismo che coordina l’attività di questi enti”. Equestre: beh, al proposito non c’è bisogno di grandi chiarimenti. Internazionale: la cui azione si svolge tra le nazioni (inter nazionale) e dunque non limitata ai confini geografici di una nazione o dell’altra.
La Fei dunque è l’organismo che coordina, amministra e gestisce lo sport equestre tra le nazioni. Per ‘avere’ lo sport equestre agonistico una nazione deve affiliarsi alla Fei. Le nazioni affiliate alla Fei fanno parte dunque di una entità che garantisce pari diritti e pari doveri. Le nazioni affiliate alla Fei compongono quindi una entità ulteriore, formata da tutte le singole identità nazionali. La Fei si deve presumere abbia la competenza, la lungimiranza, la sapienza sufficienti per stabilire in modo equo e indiscriminato e sovranazionale e trasversale quali siano i criteri secondo i quali lo sport equestre deve essere gestito all’interno delle singole federazioni nazionali. La Fei detta le regole che devono essere uguali per tutti, la Fei dice cosa è giusto e cosa è sbagliato, la Fei controlla che tutto dappertutto venga svolto secondo quanto da essa stessa stabilito. La Fei è una grande mamma, quindi, che accoglie nel suo grembo tutti i suoi figli. Tutti.
La Fei può essere sponsorizzata – quindi ricevere denaro e risorse – da qualche istituzione o azienda privata? Sì, può. La Fei dice: caro sponsor, io faccio questo, secondo questi criteri e secondo questi modi, se mi sponsorizzi io sono felice, vuol dire che apprezzi quello che io faccio e il modo in cui lo faccio quindi il tuo apprezzamento si concretizza nella tua sponsorizzazione. Tu sponsorizzi quello che faccio io e come lo faccio io, e grazie a quello che faccio io riceverai visibilità. Se come te ci dovessero essere anche altri soggetti che per le stesse ragioni vogliono sponsorizzarmi, ebbene: ben vengano. Questo deve dire la Fei.
Oggi però sembra che le cose non stiano così. Oggi sembra che la Fei abbia detto: caro sponsor, cosa vuoi che io faccia per poter avere la tua sponsorizzazione? Quali sono i presupposti da te graditi affinché io possa ricevere la tua sponsorizzazione? Vuoi essere da solo? Vuoi che si faccia questo e non quello? Vuoi che il tuo nome venga prima del mio? Ok, perfetto, affare fatto.
Non vogliamo fare la figura delle anime belle e ingenue. Sappiamo tutti benissimo che il denaro è fondamentale per la vita dello sport, e che dunque gli sponsor sono fondamentali per la vita dello sport. Ma prima viene lo sport, poi vengono gli sponsor. Il principio deve essere quello per cui gli sponsor seguono lo sport, e non il contrario: se vale il contrario viene messa a repentaglio anche la credibilità stessa dello sponsor. Le questioni di principio esistono per essere rispettate soprattutto quando la strada da percorrere si fa difficile e piena di ostacoli: allora ci si deve rifare alla questione di principio, che per definizione è chiara, senza possibilità di equivoco, e che quindi offre immediatamente una soluzione certa a qualunque domanda. Come si fa? Si fa così. Si ruba nel supermercato? No. Perché? Perché rubare è sbagliato. E se io ho fame? E’ sbagliato lo stesso. Ecco la questione di principio. Io non rubo nel supermercato anche se ho fame perché vale il principio del non rubare. Quel principio mi deve impedire di fare una cosa per la quale in realtà io sento anche il bisogno: ma che so essere sbagliata.
La Fei è sempre più avviata sulla strada della creazione dei ‘suoi’ circuiti, quelli che in teoria – e per una questione di principio – dovrebbero essere per tutti. Può la Fei avere i ‘suoi’ circuiti? Suoi rispetto a quelli di chi? Se tutti siamo nella Fei… ! O forse non tutti siamo nella Fei? Ma allora se non tutti siamo nella Fei, la Fei… non è più la Fei! Diventa un soggetto privato. Un’azienda privata. Che fa i suoi interessi, e non gli interessi di tutti.
Stiamo vivendo anni difficili e di grande confusione, nei quali gli obiettivi cambiano e si sostituiscono freneticamente a seconda delle circostanze contingenti. Cambiano le regole della partecipazione alle Olimpiadi. Cambia il regolamento del Campionato del Mondo (gara che in un primo momento era stata resa dalla Fei identica a qualsiasi altra, snaturata nei suoi contenuti peculiari, parzialmente salvati solo dalla sollevazione del mondo degli addetti ai lavori). Cambiano in continuazione le regole che gestiscono il circuito di Coppa delle Nazioni. Per non parlare del regolamento antidoping, dell’accesso ai concorsi internazionali, della gestione del calendario internazionale, della categorizzazione dei concorsi… Un continuo e frenetico cambiamento teso principalmente ad accontentare a destra e a sinistra, con il risultato di scontentare a sinistra e a destra. Non è che tutto debba rimanere nella più statica immobilità: ovvio. Ma nemmeno dare la sensazione che i cambiamenti in realtà servano solo a gratificare le aspettative di chi li invoca.
Prendiamo la questione relativa ai concorsi della famiglia Global (Tour e League). Jan Tops ha creato un fenomeno formidabile, ha dato una scossa vibrante al mondo del salto ostacoli, ha dimostrato una visionarietà e una capacità organizzativa senza eguali. Ha creato un vero e proprio capolavoro. Chi però non condivide quel concetto di sport non vuole cancellare, distruggere, annientare i concorsi Global: proprio no! Anche perché lo sport professionistico oggigiorno non potrebbe più prescindere da quella realtà, dalla realtà Global. No. Chi contesta in effetti lamenta che la Fei abbia subito supinamente l’intraprendenza di Jan Tops senza mettere quei paletti che il suo ruolo di ‘federazione internazionale’ per principio le imporrebbe di mettere. Che la Fei abbia derogato al suo ruolo di garante dell’equità. Che la Fei abbia svilito il suo ruolo di amministratore super partes. Questa è la vera protesta.
L’uscita volontaria di Roma dal circuito di Coppa delle Nazioni è qualcosa che va oltre la nostra piccola realtà nazionale, che va oltre le polemiche interne, nostre. E che invece dimostra con eloquenza un dato di fatto incontrovertibile: si sta creando con sempre maggiore evidenza un allontanamento, se non proprio una frattura, tra la Fei – o meglio: tra chi amministra la Fei – e una gran parte del mondo che della Fei deve comunque far parte. Grandi eventi come Aquisgrana, Calgary, Ginevra, ‘S-Hertgenbosch e Roma (sì Roma: smettiamola con il nostro vittimismo da cortile, Roma è uno dei grandi eventi del salto ostacoli mondiale per storia, tradizione e attualità, di questo dobbiamo essere non solo consapevoli ma anche orgogliosi) si sono allontanati da quei circuiti che solo adesso sentiamo il bisogno di definire come ‘circuiti Fei’ per distinguerli da altro, quando in realtà non ci dovrebbe essere alcuna distinzione semplicemente per il fatto che ‘altro’ non dovrebbe nemmeno avere ragione di esistere. Si dirà: è solo una questione di sponsor. Certo, l’atto finale è solo una questione di sponsor: ma alla base di tutto c’è che la Fei, la federazione delle federazioni, non può dare in esclusiva la sponsorizzazione dello sport a un marchio, lasciando inoltre a tale marchio la facoltà di dettare legge su come, cosa, dove, chi e quando! Questo è il punto. Ecco perché c’è chi se ne va. Ecco perché sentiamo l’esigenza di parlare dei ‘circuiti Fei’. Ecco perché c’è chi comincia a guardare alla Fei come a qualcosa di ‘altro da sé’. Come a qualcosa che non mi rappresenta più. Come a qualcosa di cui non faccio più parte. La Fei organizza i… suoi circuiti: bene, e se cominciassero a nascere delle associazioni alternative che organizzano i loro? Come accade in un certo senso già con il sistema Global, solo che il sistema Global non è una federazione, non è un ‘amministratore’ bensì solo un organizzatore. Ma se nascesse… per dire, la Lega Europea degli Sport Equestri? La Lese? Allora parleremmo dei circuiti della Fei, dei circuiti della Lese, di quelli della Xyz etc etc. E si frantumerebbe tutto. Il circuito di Coppa delle Nazioni era nato con il preciso e logico intendimento di riunire in una specie di campionato internazionale (appunto: inter nazionale) le più forti squadre del mondo a diretto confronto sui terreni dei più prestigiosi e importanti concorsi del mondo. Ha ancora senso tutto ciò se – poniamo il caso – arrivassimo ad avere un calendario della Prima Divisione europea (a proposito: chissà per quanti… giorni durerà ancora questa suddivisione… ) composta dagli Csio di Samorin, Sopot, Budapest, Sofia, Coepnhagen, Drammen, Lisbona e Atene? E fuori dal circuito Roma, Aquisgrana, Dublino, Rotterdam, San Gallo, Hickstead… tanto per dire? Si dirà: assurdo, non accadrà mai. Già, perché invece è sembrato del tutto naturale non vedere lo Csio più importante del mondo – quello di Aquisgrana – dentro il circuito? E’ naturale vedere che se ne esce Roma? Che Dublino (Dublino, con il suo favoloso Horse Show di tradizione secolare… ) medita di fare altrettanto? Che non vi sia compreso il più importante Csio dei continenti americani (Calgary)? Che Ginevra – il più importante concorso indoor del mondo – non fa più parte della Coppa del Mondo, proprio come ‘S-Hertogenbosch? E’ sembrato naturale tutto questo?
Il denaro è importante, fondamentale per lo sport. Ma se lo sport si mette a inseguire il denaro, e non il denaro a sostenere lo sport, è la fine. La Fei deve essere il tutto: non parte del tutto. La Fei non può fare figli e figliastri. Se si comincia a parcellizzare, a dividere, a creare settori, a differenziare, a dare esclusive, a favorire il monopolio… la grande famiglia si divide in tante piccole famiglie, ognuna delle quali se ne andrà per la strada che ritiene migliore.