Milano, 6 aprile 2018 – Il mondo del salto ostacoli moderno è ormai, per quanto riguarda i livelli agonistici più alti, un ambiente dove nulla succede per caso.
E questo è un bene, specialmente quando e dove la programmazione accurata è conseguenza di un altro grado di professionalità: l’allevamento dei cavalli è studiato a tavolino, si cerca ormai un tipo morfologico ben preciso e adatto ai percorsi disegnati oggi e i cavalieri hanno un iter formativo a comparti stagni che parte dal pony club per arrivare sin dove talento e disponibilità economiche li possono portare.
Sì, perché i soggetti migliori costano ed è inutile cercare di negarlo: o hai la capacità e la pazienza di crescerti un buon puledro e farne un ottimo cavallo, o per avere un compagno competitivo su categorie impegnative devi tirar fuori un bel po’ di Euro.
Sarà per questo poco spazio lasciato all’imprevisto che ci piace tanto quando, chiacchierando con gli amici, salta fuori una bella storia che sembra la versione equestre di Cenerentola: come quella di Korrado ad esempio, il cavallo più importante della vita di Leonardo Falomo.
Leonardo è nato nel 1970 ad Aviano e vive in provincia di Pordenone: imprenditore di professione e cavaliere dilettante per passione che si è tolto anche la soddisfazione di un primo ex-equo nella potenza di Piazza di Siena con Martin Bauer nel 1999, si vede lontano un miglio che è abituato a dividere con precisione il tempo del lavoro da quello del divertimento. Regolare come un orologio svizzero concede ai concorsi un fine settimana al mese, non di più: eppure anche a lui è capitato qualcosa al di fuori dei programmi, e quel qualcosa (o meglio qualcuno) si chiama Korrado.
«Ero andato a cercare cavalli con un amico da un commerciante della mia zona» ci racconta Falomo «un posto dove si trovava di tutto, cavalli da concorso come animali da carne. C’era anche un puledrotto robusto, veniva dalla Polonia e aveva già il visto per il macello: ma mi piaceva e così lo scelsi. Da scosso saltava tantissimo, preso così a peso costava talmente poco che valeva la pena provare e lo acquistammo metà per uno. Dopo poco tempo tempo però questo amico morì: per me fu un brutto colpo, e quando i familiari di Mario mi proposero di tenere il puledro ci pensai un po’ sopra ma poi acconsentii. Ormai aveva cinque anni e un carattere un po’ problematico, era stato lavorato tardi.
Ma era un campione dentro e a 6 anni mi portava già nelle 135 e a 8 in Coppa del Mondo. Sì, perché tra noi due quello che comandava era lui e andava bene così per noi due. Io ero solo un ragazzo, Korrado mi ha insegnato e inserito in un mondo agonistico dove non sarei mai arrivato senza di lui. Era l’Alberto Tomba del salto ostacoli, non aveva limiti: non aveva le carte come si dice adesso, e anche fisicamente era un pochino pesante: ma quando saltava era una libellula e ha davvero fatto una buona carriera.
Ho avuto una enorme fortuna a incrociare la sua strada e certe volte penso che sia stato il mio amico a farci stare insieme, pur con tutte le difficoltà iniziali: ho trovato un vero campione low-cost, un cavallo con una salute di ferro. E’ sempre stato una roccia, ma quando aveva 16 anni mi sono reso conto di averlo spinto un po’ troppo in barrage e allora ho sentito come se avesse detto “basta, io mi sono stufato”.
Ho ascoltato quella sensazione che emi ha fatto provare, gli ho preparato un bel paddock e l’ho messo al pascolo perché se lo meritava davvero dopo tutti gli anni di bei percorsi che mi ha regalato. Adesso lo tengo in Normandia, ha 27 anni ed è grosso come un bue, sta davvero benissimo: un cavallo eccezionale, con tutto il carattere che aveva era il protagonista del binomio e anche un po’ particolare nella gestione.
Con lui i sistemi tradizionali non funzionavano, bisognava lasciarlo fare e non cercare di montarlo come gli altri cavalli perché si ribellava: ogni tanto guardava l’acqua e rallentava ma se usavo il frustino per deciderlo lui semplicemente si fermava, non accettava di essere costretto. In compenso davanti a distanze impossibili si aggiustava sempre e mi salvava in ogni situazione critica. E spesso era proprio nelle difficoltà che tirava fuori il salto più bello del percorso: non c’è niente da dire, sono davvero stato molto, molto fortunato ad incontrarlo».
Ma anche Korrado è stato fortunato ad incontrare Leonardo, è evidente: perché se quel ragazzo non avesse visto qualcosa di speciale in quel puledro un po’ robusto e dal carattere deciso, Korrado sarebbe diventato una bistecca qualunque.
Senza carte? Non esattamente
Leonardo Falomo per illustrare questo articolo ci ha inviato non solo alcune fotografie di Korrado ma anche i documenti e la fattura relativi al suo acquisto. Tra i dati registrati su questi ormai vecchi foglietti la sua data di nascita – 17 febbraio 1989 – e il nome dello stallone dal quale era stata coperta la madre, segnata come N.N.
Il padre di Korrado era Dolman 9605, un Wielkopolski.
Questa razza di cavalli è stata creata in Polonia nel 1964 e il suo nome significa letteralmente Grande Polonia, una regione situata nella parte centro-occidentale del paese. Per ottenerla i polacchi incrociarono tra di loro due razze locali oggi praticamente estinte, la Pozan e la Mazury. Il Pozan era un cavallo agricolo leggero derivato da cavalli Arabi, Purosangue, Trakehner e Hannoveraner: molto versatile, era usato sia per la sella che per il tiro agricolo leggero. Il Masuri era stato selezionato più speficicamente per essere un cavallo da sella e aveva dentro molto Trakehner.
Il Wielkopolski, pur non essendo una razza molto diffusa nel mondo, è un ottimo cavallo da sport per via del suo temperamento, le andature confortevoli e la robustezza. Le sue capacità atletiche lo rendono molto adatto al salto ostacoli e al completo, ma è anche capace di cimentarsi nel dressage. La razza è allevata in due varianti, una più leggera per l’equitazione sportiva e l’altra un po’ più solida adatta per gli attacchi e a fornire soggetti sul tipo Hunter irlandese, adatti all’equitazione di campagna.
Korrado quindi è stato salvato dal macello, ma la qualità che aveva colpito Leonardo e il suo amico non era derivata dal caso: bensì da un piano allevatoriale ben preciso, dalle cui maglie era però sfuggito quel puledrotto robusto e dal carattere deciso che adesso si gode la sua meritata pensione, lassù nei grassi pascoli della Normandia.