Bologna, martedì 12 febbraio 2019 – Un caso clamoroso all’orizzonte? Possibile. L’eventualità molto concreta, anche se non ancora certa, è che il fuoriclasse tedesco Daniel Deusser divenga belga di passaporto sportivo. I prossimi giorni saranno determinanti in tal senso, con la federazione tedesca e il cavaliere stesso impegnati a trovare un accordo circa la questione. Daniel Deusser del resto è… belga di fatto già da tempo: ha sposato una donna belga (Caroline Wauters, figlia del grande cavaliere belga prematuramente scomparso Eric Wauters), è padre di una bambina belga, vive in Belgio, monta cavalli di proprietà belga (quelli della Stephex Stables di Stephan Conter, stessa scuderia di Lorenzo de Luca). Tuttavia Deusser stesso si dice molto legato ai colori della Germania, all’idea di far parte della squadra nazionale tedesca, di condividere con i suoi compagni le grandi sfide internazionali: e ciò nonostante è dal 2016 che lui stesso si rifiuta di sottoscrivere l’accordo che la federazione tedesca impone a tutti i cavalieri per poterli schierare tra le file della squadra nazionale. Perché? I motivi sono diversi, ma la più gran parte collegati alle regole antidoping imposte dalla federazione tedesca che – a detta dello stesso Daniel Deusser – individuano come soggetto responsabile di eventuali riscontri positivi sempre e solo il cavaliere passibile per questo di sanzioni molto dure, che impongono al cavaliere la dichiarazione di qualunque spostamento dei propri cavalli e di sé stesso con larghissimo anticipo, che vietano al cavaliere la possibilità di ricorrere contro la federazione in caso di contestazione di eventuali sanzioni, che impongono al cavaliere la comunicazione alla federazione di tutti i trattamenti sanitari cui vengono sottoposti i cavalli (oltre che sé stesso), che danno alla federazione il diritto di esercitare controlli antidoping anche durante il normale lavoro dei cavalli a casa. In teoria sembrerebbero regole molto rigide e dure ma giuste e condivisibili: il punto è che Deusser non ritiene corretto che a pagare le conseguenze di eventuali dimenticanze altrui (veterinari, segreterie etc etc) debba essere il cavaliere, rischiando appiedamenti anche molto consistenti. Ovviamente non bisogna pensare al caso di cavalli… drogati: basterebbe semplicemente dimenticare di comunicare alla federazione l’utilizzo di un farmaco per il trattamento di un cavallo convalescente, o avere la necessità improvvisa di affrontare una trasferta imprevista (cosa che per un cavaliere professionista è quasi normale) e dimenticarsene la comunicazione… solo per fare due esempi molto banali. Dimenticanze che potrebbero non ricadere nella sfera di competenza del cavaliere stesso, il quale tuttavia risulterebbe responsabile di ciò con il conseguente rischio di subire un appiedamento o comunque una sanzione. Deusser, insomma, contesta più la forma che la sostanza di tutto quello che è contenuto nel contratto che la federazione tedesca sottopone ai cavalieri: d’altro canto è ben vero che tutti gli altri tale contratto lo hanno pur sottoscritto. Tutti tranne uno, oltre a Deusser: Christian Ahlmann, che guarda caso si trova in una situazione pressoché identica dato che è marito di una belga (Judy Ann Melchior, la figlia del fondatore di Zangersheide a Lanaken, Leon Melchior), è padre di una bambina belga, vive in Belgio, monta cavalli di una scuderia belga. Insomma: le prossime ore saranno probabilmente decisive per sciogliere la questione. Certo è che se per la Germania perdere un campione del calibro di Daniel Deusser sarebbe certamente un rimpianto dalle conseguenze tuttavia non particolarmente sensibili visto che è dal 2016 che Deusser non veste la maglia della nazionale, per il Belgio si tratterebbe viceversa di un acquisto di straordinaria importanza. E poi, la domanda sorge ovvia e conseguente: se Daniel Deusser dovesse davvero diventare belga… cosa farà Christian Ahlmann? Staremo a vedere: nei prossimi giorni sapremo.