Bologna, venerdì 12 giugno 2020 – Nonostante la lunga pausa imposta allo sport dalla pandemia del Covid-19, le tematiche – e le problematiche – connesse all’attività agonistica sono rimaste ben vive e presenti. Sempre molto attuali sono quelle collegate al doping, per esempio, soprattutto perché quest’anno le regole Fei sull’antidoping sia umano sia equino verranno sottoposte a una completa revisione allo scopo di adeguarsi al nuovo codice Wada (World Anti Doping Agency) che entrerà in vigore a partire dal giorno 1 gennaio 2021. Ci saranno quindi delle modifiche: alcune obbligate per fare in modo che la Fei rimanga perfettamente allineata ai criteri stabiliti dalla Wada, altre invece che saranno direttamente riferibili alla specificità dello sport equestre. Proprio a proposito di queste ultime, la Fei ha inviato a tutte le federazioni nazionali la richiesta di farsi portatrici dell’opinione propria e dei propri atleti circa i temi su cui si avverte la maggiore necessità di intervento.
“Questa è una grande opportunità che lo sport equestre ha a disposizione per semplificare il complesso sistema di regole e la enorme lista di sostanze attualmente dichiarate doping”, si legge nel comunicato diffuso quest’oggi dall’International Jumping Riders Club (Ijrc). “I cavalieri sanno benissimo che non è possibile chiedere alla Fei di modificare quegli aspetti legali che non sono sotto il suo diretto controllo, però possono chiedere di migliorare le condizioni che li garantiscano e li proteggano al meglio”.
Garanzie e protezione da cosa? Soprattutto da una parola che ormai è diventata l’incubo per tutti coloro i quali praticano lo sport ai massimi livelli agonistici: contaminazione. In poche parole l’eventualità che il proprio cavallo risulti positivo al test antidoping per essere entrato in contatto del tutto fortuitamente – o perfino dolosamente, per mano altrui – con sostanze vietate. L’International Jumping Riders Club sottolinea come i cavalieri sentano come ormai indifferibilmente necessario il più stretto controllo possibile sulle scuderie dei concorsi, dal momento che la contaminazione è divenuta un vero e proprio incubo: “La contaminazione può avere diverse origini”, specifica il comunicato Ijrc, “da quella ambientale a quella causata da altri animali e perfino agli uomini. Per questa ragione oggi come oggi i cavalieri vivono una situazione di grande ansia: a regole antidoping sempre più severe e restrittive non corrisponde una simmetrica severità e restrizione nel controllo delle scuderie, per cui il rischio di contaminazione rimane altissimo”.
I cavalieri inoltre avanzano una specifica richiesta, come riportato dal comunicato Ijrc: “Nel caso di involontario doping causato da contaminazione, quando il tribunale riconosce innocente l’atleta, e quando la quantità della sostanza rinvenuta è tale da non condizionare la prestazione, l’atleta non deve subire alcuna conseguenza negativa sia dal punto di vista della partecipazione, sia dal punto di vista economico con sanzioni pecuniarie o perdita dei premi vinti in gara”.