Bologna, sabato 28 marzo 2020 – Irlanda, terra di cavalli: quasi un luogo comune, dato che il cavallo è sempre stato un elemento fondamentale nell’economia dell’isola di smeraldo, e dunque non solo un prodotto da destinare allo sport. Però è vero che proprio nello sport il cavallo irlandese ha avuto storicamente un ruolo di preminenza assoluta: e noi lo sappiamo bene, visto che per tutto il cosiddetto periodo d’oro dell’equitazione italiana – quello che va da dopo la seconda guerra mondiale fino alla seconda metà degli anni Settanta – quasi tutti i migliori risultati azzurri in salto ostacoli sono stati ottenuti dai nostri cavalieri in sella a cavalli irlandesi. Ma la stessa cosa può dirsi anche per altri Paesi europei, soprattutto quelli che non potevano contare su una produzione allevatoriale interna di alto livello, come ad esempio la Svizzera o la Gran Bretagna.
Proprio gli anni Settanta hanno rappresentato però un punto di svolta purtroppo negativo per le sorti dell’allevamento irlandese. Un allevamento basato fino a quel momento su una buona dose di improvvisazione, caratterizzato dall’assoluta mancanza di comunicazione verso l’esterno – cioè verso il mercato dei possibili acquirenti – e da una sorta di ingenua e innocente consapevolezza di supremazia: i cavalli irlandesi sono i migliori, dunque continueremo a venderli e a farli primeggiare senza interruzione. L’interruzione invece è arrivata quando alcuni Paesi sono decisamente migliorati in quello che già facevano piuttosto bene (Francia e Germania) o addirittura creando quasi dal nulla un’offerta di altissima qualità (Belgio e Olanda). Selezione sull’attitudine, produzione di supporti funzionali alla divulgazione del proprio prodotto, certezza genetica, estrema attenzione alla produzione di un cavallo sportivo ‘internazionale’ e non più legato necessariamente alla realtà locale (si pensi al sangue francese importato in Germania, o alla costruzione del cavallo sportivo olandese che è stata realizzata molto velocemente importando stalloni tedeschi, francesi, e purosangue) sono tutti aspetti di una politica gestionale dell’allevamento che hanno impresso un’accelerazione quasi vorticosa al progresso sia sportivo sia commerciale quasi ovunque: salvo che in Irlanda. In Irlanda era rarissimo vedere uno stallone impegnato in gara; spesso molto difficile riuscire ad avere informazioni circa la genealogia; frequente imbattersi in soggetti dalla progenitura incerta a causa della mancanza di documenti; oppure incontrare cavalli in possesso di documenti relativi ad altri cavalli… A tutto ciò aggiungiamo il fatto che l’Irlanda è un’isola e dunque non sempre di facile – o quanto meno comodo – raggiungimento, ed ecco che il gioco è fatto: improvvisamente coloro i quali avevano sempre condotto la corsa in testa si sono ritrovati a dover inseguire affannosamente.
L’allevamento irlandese ha così compromesso lentamente la sua immagine e la sua consistenza un tempo di primissimo piano, fino ad arrivare nel corso degli anni Novanta a risultati davvero miseri, se paragonati a quelli ottenuti nei dorati anni ’50, ’60 e ’70. Nei campionati internazionali la presenza di cavalli irlandesi nei primi dieci posti delle classifiche finali durante quell’arco di tempo è divenuta cosa davvero rara. Perfino nel grande trionfo ottenuto dall’Irlanda nel Campionato d’Europa di Arnhem 2001 si evidenzia questa realtà: perché due dei quattro cavalli vincitori dell’oro a squadre erano tedeschi.
In questo panorama complessivamente non molto esaltante si staglia tuttavia la figura di un cavallo che, durante il periodo in cui è stato in gara, ha riportato sull’Irlanda lo sguardo e l’attenzione di tutto il mondo del salto ostacoli: Cruising. Non solo un campione in campo: anche uno stallone dal pedigree prestigioso, e soprattutto dal pedigree tutto irlandese. Quest’ultimo aspetto va sottolineato, perché cronologicamente parlando subito dopo Cruising c’è stato un altro cavallo irlandese che ha ottenuto grandi risultati, la baia Liscalgot che con l’ugualmente irlandese Dermot Lennon ha vinto il Campionato d’Europa 2001 a squadre e soprattutto la medaglia d’oro individuale nel Campionato del Mondo 2002 (a dire il vero l’oro l’ha vinto il suo cavaliere dopo la finale a quattro con lo scambio dei cavalli: insieme Lennon e Liscalgot avevano chiuso al quarto posto): ma il padre è quel Touchdown figlio del grande stallone francese Galoubet A, quindi il suo è un albero genealogico irlandese solo per metà, quella materna.
Cruising rappresenta in un certo senso una novità, una realtà inedita nel mondo sportivo-allevatoriale irlandese. Fino a prima del suo avvento sulle scene internazionali, infatti, i grandi padri del cavallo irlandese non erano mai stati atleti in campo. I due principali stalloni irlandesi fino a quel momento, King of Diamonds (nato nel 1972) e Clover Hill (1973), non avevano mai messo piede in campo ostacoli, mentre prima di loro i grandi padri d’Irlanda erano stati quasi tutti purosangue da corsa e non da sport equestre; viceversa i grandi campioni irlandesi in campo ostacoli sono stati quasi tutti castroni o femmine (queste ultime, tuttavia, raramente utilizzate in allevamento), e ancora oggi il numero degli stalloni performer irlandesi ad alto livello internazionale è decisamente minimo rispetto a quello degli stalloni di altri studbook. Cruising è stato un’eccezione, dunque, una straordinaria eccezione: la sua carriera agonistica ad alto livello internazionale si è sviluppata tra il 1994 e il 2000, mentre i suoi primi figli approdati alla grande competizione sono nati nel 1989: quando cioè le sue doti di formidabile saltatore e di ancor più formidabile vincitore erano ancora tutte da dimostrare.
Cruising è irlandese puro, proveniente dal classico incrocio tra l’Irish Draught e il purosangue. L’Irish Draught è il tipico cavallo di servizio irlandese: non propriamente da tiro e da lavoro pesante, perché l’Irlanda è un Paese in cui il terreno lasciato a pascolo prevale su quello coltivato, quindi quello di servizio doveva essere un cavallo da sella resistente e forte, sì, ma anche maneggevole e relativamente veloce negli spostamenti, adatto a seguire i branchi di pecore e non troppo lento nei trasferimenti su distanze medio-lunghe, capace di trainare carretti e carrozze più per il trasporto di persone che di merci. Il cavallo da caccia, il famoso Hunter, è il frutto a partire dal XIX secolo dell’incrocio tra l’Irish Draught e il purosangue. A sua volta l’Hunter ‘ingentilito’ è nient’altro che il cavallo sportivo irlandese che abbiamo conosciuto e ammirato sui campi ostacoli di tutto il mondo negli anni d’oro della sua storia: una storia che ritroviamo tutta nel pedigree di Cruising.
Cruising nasce nel 1985 nell’allevamento di Mary McCann, nella contea di Kildare, l’Hartwell Stud fondato nel 1880 (una lunga e favolosa epopea, dunque): viene approvato come stallone nel 1989. Il padre di Cruising è Seacrest, grigio nato nel 1979 da Knock Boy e Sea Spray: la madre di Knock Boy è la purosangue Arctic Lass, figlia di quell’Arctic Que che ha dato i natali anche a Glendalough, campione sotto la sella di Gerry Mullins, ufficiale della Scuola Militare di Dublino; Arctic Que, inoltre, è mezzo fratello di quel Golden Beaker (entrambi purosangue figli di Arctic Storm) che ha dato i natali al grande Clover Hill. Sea Spray, madre di Seacrest e dunque nonna paterna di Cruising, è invece figlia di Tara, stallone che ha prodotto anche un’altra figlia importantissima: Ohilly Beauty, madre proprio di Clover Hill.
Ancora più sensazionale la parte materna del pedigree di Cruising. La mamma è Mullacrew, figlia del purosangue Nordlys, padre anche del grande Ambassador, il vincitore della medaglia d’oro individuale alle Olimpiadi di Monaco 1972 con il nostro formidabile Graziano Mancinelli. La mamma di Mullacrew è Big Idea, figlia del portentoso purosangue Water Serpent il quale tra i suoi tanti ottimi figli ha prodotto alcuni tra i migliori cavalli sportivi irlandesi utilizzati da cavalieri italiani quali Gowran Girl (Raimondo d’Inzeo), Kim Ando (Salvatore Danno), Rockette e Water Surfer (Graziano Mancinelli), ma soprattutto lo straordinario e maestoso grigio The Rock (Piero d’Inzeo e Graziano Mancinelli).
Come si vede, dunque, Cruising è davvero di nobilissime origini. Mary McCann, la sua allevatrice e proprietaria di sempre, lo ha cresciuto, preservato e coccolato come un vero e proprio gioiello, soprattutto come un vero e proprio figlio pur se nella prospettiva – in principio – di destinarlo alla vendita. Inizialmente affidato a Paul Darragh, Cruising all’età di sette anni passa a Trevor Coyle (cavaliere nato nel 1958) il quale racconta: «L’idea di Mary era quella di vendere il cavallo, ma vista la qualità dei suoi primi figli ha poi cambiato opinione, decidendo di utilizzarlo sia in gara sia per le monte». Ma la gestione di Cruising è abbastanza inusuale per un cavallo sportivo del suo livello: «Sì, è vero», spiega Coyle, «ma non ci sono stati mai grossi problemi: Cruising stava sempre in scuderia da Mary e io lo ricevevo solo per le gare, nel luogo del concorso. L’unica eccezione si verificava quando due concorsi ravvicinati in calendario non consentivano altra soluzione che lasciare a me il cavallo, proprio per una questione di praticità. Anche quando poi mi sono trasferito in Belgio le cose funzionavano così: Cruising arrivava in van con il figlio di Mary direttamente al concorso».
I risultati di Trevor Coyle e Cruising tra il 1994 e il 1999 sono magnifici: i due insieme diventano il punto di forza della squadra irlandese che nel 1995 vince le Coppe delle Nazioni di Aquisgrana, Dublino e Calgary; nel 1996 vincono il GP dello Csio di Modena “Pavarotti International”, nel 1998 vincono i GP di Lucerna (Csio) e Ginevra (Coppa del Mondo), nel 1999 l’exploit supremo con la vittoria del Gran Premio più importante del Mondo, quello dello Csio di Aquisgrana, dopo aver conquistato a inizio stagione il 2° posto nella finale della Coppa del Mondo a Goteborg. A tutto ciò si aggiungano tre Campionati d’Europa con il 7° posto individuale nel 1997, e un Campionato del Mondo a Roma nel 1998 con l’8° posto sia a squadre sia individuale.
Aquisgrana 1999: il trionfo in Gran Premio. Il sogno di qualunque amazzone o cavaliere. Poco più tardi nella stagione c’è il Campionato d’Europa a Hickstead: Coyle e Cruising vi arrivano con i favori del pronostico, dopo il 2° posto in finale di Coppa del Mondo e la favolosa vittoria in Germania… Ma non cominciano bene: la loro prima prova è deludente… preludio di qualcosa di sconcertante. L’indomani c’è la finale a squadre e succede per l’appunto l’imprevedibile: Mary McCann impedisce a Coyle di sellare Cruising quando è il momento di prepararsi per il campo prova, comunicandogli la sua ferma intenzione di ritirare il cavallo dal Campionato d’Europa, incurante di ciò che questa decisione avrebbe potuto significare per l’Irlanda, che lì a Hickstead si stava giocando la qualifica ai Giochi Olimpici di Sydney 2000. Mary McCann è una donna dura e decisa: non si smuove di un millimetro, Cruising viene effettivamente ritirato («è completamente fuori forma», sostiene la sua allevatrice/proprietaria) ma soprattutto Coyle non lo monterà mai più, perché al termine di quel Campionato d’Europa la signora McCann decide di affidare il suo campione a Eddie Macken, un cavaliere leggendario, un vero e proprio simbolo del salto ostacoli irlandese.
La fine del binomio Coyle-Cruising segna la fine delle glorie sportive di entrambi. Né l’uno né l’altro, infatti, torneranno mai più ai livelli raggiunti insieme. Macken è cavaliere straordinario oltre che vero e proprio mito nazionale, ma molto diverso da Coyle: lascia meno spazio all’improvvisazione del suo compagno di gara, a differenza di Coyle il quale aveva sempre montato Cruising in modo da consentirgli un certo margine di iniziativa. Cruising forse risente di questa eccessiva imposizione del suo nuovo cavaliere, forse è un po’ logorato da un eccessivo impegno come riproduttore… sia come sia il suo rapporto con Macken è semplicemente un fallimento. Mary McCann se ne rende ben conto e allora decide di cambiare ancora, individuando per Cruising un cavaliere altrettanto straordinario: John Whitaker. Sembra una scelta perfetta: e invece è ancora un disastro. Mary McCann allora si arrende all’evidenza: Cruising viene ritirato dall’agonismo nel 2000 a quindici anni per essere utilizzato da lì in poi esclusivamente in riproduzione. La sua vita è quindi proseguita serena e felice nei verdi pascoli dell’allevamento di Mary McCann, là dove era nato e sempre vissuto: altri quattordici anni, praticamente una seconda esistenza. Fino al settembre del 2014, quando un giorno Cruising non riesce più ad alzarsi… Se ne va così l’ultima gloria irlandese d’Irlanda.