Bologna, venerdì 7 maggio 2021 – Da ieri sappiamo quale sarà la formazione azzurra che affronterà la Coppa delle Nazioni dello Csio di Roma, mentre oggi un’altra formazione azzurra ha affrontato la Coppa delle Nazioni dello Csio di Praga. Una coincidenza di eventi che in effetti potremmo quasi considerare simbolica, in un certo senso. Simbolica e rappresentativa di ciò che sarà la stagione dell’Italia del salto ostacoli.
Fermo restando che quando si scende in campo per una competizione agonistica il risultato conta sempre – e quindi si è felici se si vince e si è tristi se si perde – è anche vero che non tutte le competizioni agonistiche hanno sempre lo stesso peso e sempre lo stesso significato. Una cosa che è bene chiarire fin da ora tra tutti noi (tifosi, appassionati e addetti ai lavori in egual misura) è che il 2021 per l’Italia sarà una stagione di transizione. Una stagione di costruzione. Durante la quale ci saranno ovviamente alcuni traguardi a cui puntare senza di certo poterci sottrarre alla responsabilità di cercare di fare del nostro meglio, ma l’obiettivo principale, quello massimo, è la costruzione di un gruppo di cavalli e di cavalieri che possano garantire all’Italia una competitività certa e solida a partire dal prossimo anno. Perché ormai sappiamo bene quanto lo sport oggi sia diventato una specie di catena composta da tanti anelli che si agganciano inscindibilmente l’uno con l’altro: non si può partire dal primo e arrivare all’ultimo pensando di non considerare quelli che in mezzo li collegano. Quindi noi l’anno prossimo avremo un Campionato del Mondo a Herning (in Danimarca) valido come prima prova di qualificazione per le Olimpiadi di Parigi 2024. Poi nel 2023 un Campionato d’Europa che sarà la seconda opportunità. Quindi i Giochi, ai quali saremo presenti solo e soltanto se sapremo fare meglio lungo il percorso di qualifica di quanto accaduto dal 2004 a oggi: quell’anno ad Atene l’Italia ha vissuto la sua ultima presenza a cinque cerchi…
Purtroppo il calendario agonistico di questo 2021 non aiuta il processo di crescita e di allenamento: dei cavalli soprattutto, ma in parte anche dei cavalieri. E questo è un aspetto che va tenuto in grande considerazione. Le opportunità per gareggiare con la squadra ad alto livello saranno poche (la Prima Divisione ha già perso due dei sette Csio previsti dal calendario del circuito… la Eef ne ha perduto uno… ) e forse strada facendo potrebbero perfino diminuire. La Coppa delle Nazioni dello Csio di Roma sarà per l’Italia la prima a cinque stelle dall’ottobre del 2019, cioè dalla finale del circuito a Barcellona: in mezzo c’è stata la pandemia e la perdita di un consistente gruppo di cavalli che oggi avrebbero rappresentato una risorsa fondamentale (basti pensare a Tokyo du Soleil, Lazzaro delle Schiave, Evita… ).
I tecnici federali Duccio Bartalucci e Marco Porro sono i pianificatori e gli organizzatori del cammino lungo il quale l’Italia dovrà ricostruirsi. Le squadre azzurre indicate per affrontare le Coppe delle Nazioni degli Csio di Gorla ieri, di Praga oggi e di Roma domani sono molto indicative della strategia che la Fise intende adottare, nell’ambito della quale gli impegni di livello minore (le gare a tre stelle) sono forse perfino più importanti in chiave di ricostruzione di quanto lo siano quelli di livello maggiore: perché rappresentano la palestra di allenamento per poi approdare in alto, se le verifiche danno esito positivo.
Oggi a Praga l’obiettivo era proprio questo, più che il risultato della gara in sé e per sé. E per quanto possa sembrare paradossale, la risposta non è stata negativa… O meglio, il risultato nudo e crudo è stato poco confortante (11° posto, fuori dalla seconda manche… ), ma le prestazioni dei nostri cavalli tutt’altro, se valutate in un’ottica di crescita di livello. Due erano i soggetti che suscitavano maggiore curiosità all’esame di questa gara e di questo campo, non a caso schierati da Marco Porro come primo e ultimo a partire del nostro quartetto: Kiwi Kick di Giulia Martinengo Marquet e Quite Balou di Francesco Turturiello. Kiwi ha fatto vedere cose eccellenti davvero: il suo percorso è terminato con 5 penalità e l’errore c’è stato forse perché Giulia Martinengo Marquet si è trovata a dover gestire una linea in modo diverso da come si sarebbe aspettata, ma la qualità, la freschezza e la reattività del cavallo oggi sono risultate lampanti. Per quello che si è potuto vedere oggi Kiwi sembra il classico cavallo che adesso avrebbe bisogno di una certa routine su impegni di questo livello per mettere definitivamente a punto gli automatismi con la sua formidabile amazzone.
Quite Balou… beh, per lui questa era la prima Coppa delle Nazioni della vita (così come per Kiwi, del resto), e dunque la prima per Francesco Turturiello con lui. Un errore: come non considerarlo un esito positivo? Anche perché il cavallo sta confermando un rendimento sempre più convincente nelle gare importanti dei concorsi cui ha partecipato: e il suo cavaliere ne è giustamente fiero.
Su Conquestador invece nessuna curiosità: semplicemente perché del binomio che lui compone con Antonio Garofalo si sa già molto! I tecnici azzurri lo hanno impegnato con assiduità (Garofalo e il suo cavallo erano in squadra anche nella Coppa di Gorla chiusa con 0/8, poi alla fine del 2020 sono stati schierati nelle Coppe a tre stelle di Vilamoura con 0/8 e di Vejer de la Frontera con 8, alla fine del 2019 nella Coppa a cinque stelle – vinta dall’Italia – a Gijon con 1/8), segno del fatto che vi ripongono grande fiducia e interesse, certi che quelle 8 penalità della seconda manche potranno presto tramutarsi nello zero che frutterebbe il doppio netto per il bravo cavaliere azzurro. Oggi un errore anche per loro: sulla prima barriera del largo di uscita della doppia gabbia, ma con l’eccezione di ciò un percorso portato a termine con grande e convincente disinvoltura.
Marco Viviani con Igor de Muze non avrebbe dovuto partecipare alla gara: è stato inserito in squadra a causa del forfait di Nico Lupino (Fabalia: ecco un altro soggetto che sarebbe stato molto interessante vedere all’opera oggi… ). Igor è montato da Viviani fin dal tempo delle gare per i cavalli giovani – adesso ha 13 anni essendo nato nel 2008 – e nel 2018 ha affrontato due Coppe delle Nazioni, a Linz e Lisbona, rispettivamente con 9/9 e 6 penalità. Oggi due errori più un fuori tempo, ma su di lui e sulle sue qualità – vista anche l’età – non c’è più molto da scoprire.
Naturalmente non sono solo questi i binomi da considerare in prospettiva: Marco Porro ne farà ‘girare’ il più possibile da qui alla fine dell’anno, così da poter dare a tutti per quanto sarà possibile preziose opportunità di crescita e affermazione.
Adesso però l’attenzione si sposta su Piazza di Siena, dove scenderanno in campo agli ordini di Duccio Bartalucci quelli che attualmente possiamo considerare i nostri numeri uno. Luca Marziani che dopo aver chiuso una fenomenale storia di vita e di sport sulla sella di Tokyo du Soleil è avviato ad aprirne un’altra altrettanto entusiasmante con il ‘nuovo’ Lightning. Giulia Martinengo Marquet che pare aver ritrovato il magnifico Elzas dell’inizio del 2019, quando non c’è stata gara che abbia potuto mettere in difficoltà il baio figlio di Diamant de Semilly. Riccardo Pisani con un cavallo formidabile che sembra perfino migliorato: Chaclot adesso riesce a essere veloce quel tanto in più da permettere al suo eccellente cavaliere di non uscire dal tempo massimo, garantendo ovviamente quella spettacolare sontuosità tecnica che farebbe venire voglia di vederlo saltare in continuazione, senza sosta! E infine il fuoriclasse Lorenzo de Luca, che in Nuance Bleue Z sembra aver costruito una campionessa destinata a dare grandi soddisfazioni.
Viviamo l’attesa di Piazza di Siena con voglia, passione ed emozione: ma voglia passione ed emozione non devono farci dimenticare tutto quello fin qui detto. Il 2021 non è un anno normale, soprattutto non sarà un anno facile: alle spalle abbiamo un 2020 sul quale è del tutto superfluo ogni commento, come se non bastasse ciò abbiamo anche perduto soggetti importanti, l’allenamento e il ritmo gara soprattutto dei cavalli da destinare alle Coppe delle Nazioni (e non dimentichiamo che c’è anche un Campionato d’Europa da affrontare quest’anno!) non sono stati e non potranno essere quelli ottimali. Questi sono dati di fatto oggettivi, non opinioni. Quindi anche noi addetti ai lavori e tifosi e semplici appassionati in tutto ciò dobbiamo fare la nostra parte, come se fossimo un binomio aggiunto a quelli della squadra: sostenere i nostri cavalieri e i nostri cavalli, considerare tutto quello che va considerato ma tenendo sempre a mente i presupposti che condizioneranno inevitabilmente la nostra stagione. Viviamo il presente, è ovvio: ma dobbiamo farlo guardando al futuro prossimo.