Bologna, sabato 16 novembre 2019 – Quarantuno casi di doping equino in due anni derivanti da contaminazione: questa l’impressionante statistica elaborata dalla Fei e resa nota dall’International Jumping Riders Club. E’ una statistica impressionante soprattutto considerando le conseguenze cui può essere esposto il cavaliere responsabile del cavallo ‘contaminato’: tutte quelle previste dal regolamento antidoping, che vanno dall’appiedamento alla squalifica alla perdita di titoli e di vittorie, con possibili nefaste conseguenze sia sulla carriera personale di un professionista sia sul cammino di una squadra nazionale e dunque di una federazione. Di conseguenza è ovvio che il problema della contaminazione sia uno tra quelli maggiormente sentiti dai cavalieri e dall’associazione che li rappresenta, l’International Jumping Riders Club, della quale sono presidente e direttore rispettivamente Kevin Staut ed Eleonora Ottaviani.
Il Club ha recentemente diffuso un comunicato nel quale propone una serie di accorgimenti utili quanto meno ad arginare sensibilmente – se non proprio a scongiurare del tutto – il problema della contaminazione, partendo da un presupposto: “Gli articoli 10.4 e 10.5.2 del regolamento antidoping equino”, si legge nella nota, “dicono quanto segue: ‘La persona responsabile e/o componente il personale di supporto deve anche stabilire quando la sostanza proibita è entrata nell’organismo del cavallo in modo da evitare le sanzioni conseguenti’. Dal momento che è molto difficile se non del tutto impossibile avere il controllo totale e assoluto su tutto quello che un cavallo ingerisce o con cui comunque entra in contatto, mentre la lista delle sostanze proibite dal regolamento antidoping è estremamente lunga, è di conseguenza necessario migliorare le garanzie che riguardano la sicurezza e i controlli nelle scuderie (ai concorsi, n.d.r.) con una supervisione esercitata sia prima sia durante l’evento per evitare la possibilità che errori, negligenza, disattenzione o azioni specifiche di terze parti possano danneggiare i cavalli”.
Il Club dunque suggerisce alcune misure che vadano a integrare il regolamento Fei circa l’organizzazione di eventi agonistici. Primo: certificazione della avvenuta disinfezione delle scuderie e dei box. Secondo: il box deve essere sigillato all’arrivo del cavallo secondo le corrette procedure ma non con strisce di plastica o nylon, bensì con una catena. Terzo: la paglia deve essere confezionata e sigillata con una certificazione allegata. Quarto: fieno o altro tipo di alimenti venduti dal comitato organizzatore devono avere un certificato di garanzia che li dichiari esenti da qualsiasi sostanza doping, con assunzione di responsabilità da parte del comitato organizzatore in caso di contaminazione. Quinto: deve essere ridotto il numero di persone accreditate all’ingresso nell’area scuderie. Sesto: vietati gli ingressi non autorizzati alle scuderie. Settimo: vietato l’ingresso ai cani alle scuderie. Settimo: controlli di sicurezza all’ingresso delle scuderie. Ottavo: un sistema di sorveglianza video deve essere obbligatorio per gli eventi di alto profilo, e altamente raccomandato per tutti gli altri eventi.
Se le misure suggerite non saranno introdotte dalla Fei, il Club ritiene che la totale responsabilità di casi di contaminazione non possa ricadere completamente sulle spalle del cavaliere, così come invece stabilito dalla normativa vigente. Aggiungendo: “Comunque il Club sostiene che debba essere sanzionato non solo il cavaliere ma anche tutti coloro i quali siano responsabili di azioni o comportamenti controversi”.