Bologna, lunedì 16 gennaio 2023 – Da oggi Duccio Bartalucci non è più un uomo Fise: in nessuno dei suoi molteplici ruoli ricoperti in quasi venticinque anni di vita federale tra salto ostacoli e discipline non olimpiche. Anche se innegabilmente l’immagine che tutto il mondo dello sport equestre italiano ha di lui non può che essere quella di cavaliere prima e di commissario tecnico della squadra nazionale di salto ostacoli poi.
Duccio Bartalucci è un ponte. E’ il collegamento tra il salto ostacoli azzurro degli anni d’oro legato alle imprese dei fratelli d’Inzeo e di Graziano Mancinelli, e quello degli anni Duemila (ormai Duemilaventi… !) caratterizzato da un agonismo che per intensità e varietà delle proposte non ha più nulla a che vedere con quello nel quale lui è nato e si è formato come cavaliere. Eppure lui, Duccio, è rimasto in costante evoluzione e allineamento con il ritmo dei tempi: anzi, spesso precorrendolo grazie a una sensibilità, a una cultura e a una lungimiranza di eccezionale uomo di sport.
Ma forse più ancora di quelle di atleta prima e di tecnico poi, sono le sue qualità di persona, di essere umano, a renderlo figura estremamente preziosa: gentiluomo nel profondo dell’animo, educato da una famiglia e da un ambiente di una volta (come si suol dire) eppure capacissimo in totale naturalezza di adattarsi con estrema disinvoltura a qualsiasi circostanza senza alcun tipo di pregiudizio o di preclusione. Forte di una qualità poi del tutto personale e di valore incalcolabile: la capacità di autocontrollo, di non perdere le staffe (visto che stiamo parlando del nostro sport… ), superiore al condizionamento dell’ira e anche del semplice innervosimento che mai hanno offuscato il suo sguardo, la sua analisi, il suo giudizio.
La sua storia di cavaliere (lui è nato a Modena, ma romano in realtà, il 4 maggio 1952) lo vede protagonista azzurro con l’esordio in Coppa delle Nazioni nel 1972, poi un Campionato del Mondo (1982 a Dublino su Grand Duc, 21° individuale e 6° a squadre) e uno d’Europa (1983 a Hickstead su Ideal de la Haye, 17° e 7°), il titolo di campione d’Italia nel 1980 su Delilah e la medaglia di bronzo nel 1972 in sella a Nubarron. Questo solo per dire degli episodi più rilevanti e significativi di una lunghissima carriera che lo ha visto alla sua ultima stagione agonistica nel 2005.
Nel ruolo di tecnico alla guida della nazionale di salto ostacoli (dal 1998 al 2006, poi dal 2018 al 2021, oltre ad aver diretto il dipartimento di salto ostacoli dal 2011 al 2015, infine direttore sportivo delle discipline non olimpiche dal 2015 al 2022) è stato protagonista con i ‘suoi’ cavalieri e cavalli di successi che emozionano ancora oggi, al ripensarli: la vittoria della finale mondiale di Coppa delle Nazioni a Donaueschingen nel 2002, la vittoria della Coppa delle Nazioni dello Csio di Dublino 1998, la vittoria della Coppa delle Nazioni di Roma nel 2018. Solo per citare tre perle indimenticabili. Anche se forse il suo capolavoro massimo date le circostanze è stato il Campionato del Mondo di Roma 1998: l’Italia infine si è classificata al 7° posto, ma non molto lontano da una medaglia di bronzo che a un certo punto della gara sembrava davvero alla nostra portata. E poi da ricordare il 4° posto della squadra azzurra nel Campionato d’Europa di San Patrignano nel 2005: in quel momento il miglior risultato mai ottenuto dall’Italia nella rassegna continentale, poi migliorato dalla medaglia d’argento ottenuta nel 2009 con il tecnico svizzero Markus Fuchs entrato in carica da solo pochi giorni.
Questo l’esordio del comunicato diramato oggi dalla Fise nell’annunciare il mancato rinnovo del contratto in scadenza lo scorso 31 dicembre: “Dopo tanti anni insieme condividendo valori, strategie ed obiettivi e dopo aver analizzato i molteplici aspetti tecnico – contrattuali di un rapporto di collaborazione lunghissimo (sotto diverse forme e diversi incarichi) giunto a scadenza il 31 dicembre scorso, Duccio Bartalucci e la Federazione Italiana Sport Equestri hanno stabilito, in piena sintonia e con reciproca soddisfazione, fosse giunto il momento di proseguire prendendo strade diverse”.
“A nome di tutti gli appassionati di questo sport”, ha dichiarato il presidente della Fise, Marco Di Paola, “desidero rivolgere il più sentito ringraziamento a Duccio Bartalucci per l’enorme lavoro svolto al fianco della Fise. Con lui, vero uomo di sport, io e tutti i tifosi azzurri abbiamo nel corso degli anni avuto modo di provare ogni genere di emozione che soltanto gli Sport Equestri sono in grado di regalare: dalla grande amarezza per una vittoria sfuggita all’ultimo in maniera incredibile (Barcellona), alla gioia incontenibile per quelle ottenute in alcuni campi tra i più prestigiosi al mondo (Piazza di Siena). A Duccio, quindi, voglio davvero augurare il meglio per la sua carriera futura nel mondo dello sport”.
“Tutte le storie, anche le più belle”, ha infine commentato Duccio Bartalucci, “hanno un inizio ed una fine. Io e la Fise abbiamo vissuto fianco a fianco per oltre mezzo secolo condividendo vittorie e sconfitte, gioie e dolori: prima come cavaliere e poi, a vario titolo, come uomo di sport. Nel corso di questi anni, in cui più e più volte ci siamo visti costretti a dover fronteggiare difficoltà e superare ostacoli apparentemente insormontabili per essere competitivi ai massimi livelli, siamo riusciti a toglierci diverse soddisfazioni grazie ad uno spirito di appartenenza e a un’identità di squadra sempre riconoscibili, in campo e fuori. Oltre alle vittorie, quindi, porto via con me anche tutte le sconfitte perché da ognuna di esse, in un modo o nell’altro, ho sempre voluto e sono sempre riuscito a trarre qualcosa di positivo per migliorare. Ringrazio il presidente Di Paola, il Segretario Generale Perillo ed il Consiglio tutto per avermi dato l’opportunità di dare un contributo importante alla causa azzurra; così come la mia gratitudine va alle dirigenze precedenti che si sono succedute dal 1998 a oggi e che hanno riposto nel sottoscritto la loro fiducia. In ultimo voglio salutare e ringraziare tutte le persone con cui ho avuto il privilegio e l’onore di confrontarmi quotidianamente negli uffici federali di Viale Tiziano, lavorando spalla a spalla e cercando di mettere sempre al servizio dello sport tutto l’entusiasmo, l’esperienza e le competenze acquisite nel corso della mia carriera”.