Bologna, lunedì 13 luglio 2020 – Pensate: esordire nel ruolo di commissario tecnico della nazionale italiana a solo qualche mese dall’inizio di un Campionato del Mondo che si disputa a Roma, e dunque in Italia… Ci sarebbe di che far tremare le ginocchia a chiunque! Sì, a chiunque: non a Duccio Bartalucci, però. Il quale nell’aprile del 1998 ha preso in mano per la prima volta le… chiavi della squadra azzurra per poi condurla a un bellissimo mondiale dentro quel calderone di sport meraviglioso che sono stati i World Equestrian Games organizzati nella nostra capitale dal Gruppo Monrif insieme alla Fise. Non hanno tremato affatto, le ginocchia di Duccio Bartalucci: e nemmeno il resto del suo corpo in effetti, soprattutto cuore e cervello, nonostante le emozioni viaggiassero a mille… Così come è accaduto tutte le volte in cui lui si è trovato alla guida delle varie formazioni azzurre nel corso degli anni: l’ultimo periodo alla testa della nazionale maggiore – quello attualmente in corso – è cominciato nel 2018.
Duccio Bartalucci sarà protagonista questa sera alle ore 21 insieme a Lalla Novo e a Giulia Martinengo Marquet nel webinar organizzato da Cavallo Magazine e presentato da Kep Italia. Tema: il salto ostacoli oggi e – soprattutto – domani… Non avrebbe potuto mancare un personaggio come lui nell’occasione di un dibattito simile: dal momento in cui ha affrontato la prima gara in sella, Duccio Bartalucci è infatti diventato ‘parte’ del salto ostacoli… Nato nel 1952, prima Coppa delle Nazioni nel 1972 e poi trentaquattro presenze fino al 1997 (ultimo gettone a Gijon in sella a Too Hot To Handle), il suo curriculum lo vede presente in un Campionato del Mondo (Dublino 1982 con Grand Duc: 21° individuale, 6° a squadre) e in un Campionato d’Europa (Hickstead 1983 con Ideal de la Haye: 17° individuale, 7° a squadre). Nel 1979 è stato 5° individuale e 2° a squadre ai Giochi del Mediterraneo di Spalato con Delilah, cavalla con la quale nel 1980 ha vinto il titolo di campione d’Italia. E poi c’è un successo che ha un significato particolare, nella sua carriera: la vittoria della Coppa delle Nazioni dello Csio di Gran Bretagna a Hickstead nel 1994 in sella a Golda e insieme a Roberto Arioldi su Double Take, Arnaldo Bologni su Mayday e Valerio Sozzi su Pamina. Un significato assoluto: perché in quegli anni non era così frequente purtroppo che l’Italia vincesse gare di tale livello, quindi quell’affermazione ha avuto davvero un sapore di eccezionale rarità. E anche un significato relativo, relativo a quest’oggi: perché il capo équipe di quella squadra vittoriosa altri non era che Lalla Novo… la stessa Lalla Novo che questa sera sarà ugualmente protagonista del nostro dibattito.
Ma l’importanza del personaggio e dell’uomo Duccio Bartalucci non è data tanto dalla sua pur eccellente carriera sportiva e dai magnifici risultati ottenuti e dalla quantità di cavalli montati e di concorsi affrontati, no. Quella è solo una parte, dell’importanza globale. La porzione più consistente del pregio di Duccio Bartalucci sta nel suo carattere. Nel suo modo di essere, e di fare, e di pensare. Duccio Bartalucci possiede qualità fondamentali per il ruolo che svolge: sa ascoltare, e ascolta tutti; non perde mai la calma, nemmeno nelle situazioni di maggior tensione e concitazione; ha una visione panoramica delle cose dello sport; sa farsi capire dal proprio interlocutore, anche quando si tratta di un cavaliere furioso per non essere stato convocato per il tal concorso; sa esporre e proporre le proprie ragioni in modo convincente; è lungimirante: pensa e vede le cose per l’oggi e per il domani, non solo per l’adesso. In tutto questo stanno il valore e l’importanza di Duccio Bartalucci: un uomo che non può mancare se si parla di salto ostacoli. E infatti questa sera non mancherà… Appuntamento alle 21!