Bologna, domenica 21 agosto 2022 – Prima di affrontare il Campionato del Mondo di Herning, Emanuele Camilli non aveva mai gareggiato in un campionato internazionale. Nemmeno da junior o da young rider. Quindi il suo in Danimarca è stato un debutto in assoluto. Un appuntamento al quale è giunto dopo una serie di risultati eccellenti, tra i quali in questo 2022 spicca il 5° posto nel Gran Premio Rolex dello Csio di Roma con due magnifici percorsi netti. Ma più ancora dei risultati, sono state le prestazioni offerte in sella al suo Chadellano PS a imporlo all’attenzione generale, e non solo da oggi.
Quale bilancio farebbe di questa esperienza mondiale?
«I risultati individuali, beh… Lorenzo de Luca e Antonio Garofalo hanno fatto un campionato favoloso, Lorenzo è andato vicinissimo a stare nei primi dieci, ha fatto una serie di prestazioni impeccabili».
La squadra?
«Sicuramente il risultato non è stato brillante ma i cavalli hanno saltato bene. Francesca (Ciriesi, n.d.r.) è stata veramente sfortunata: ha fatto una prima prova bellissima e poi c’è stata quella incomprensione con la sua cavalla… cose che purtroppo possono capitare nel nostro sport. Quindi direi un po’ di sfortuna, un po’ di inesperienza, tante cose messe tutte insieme».
Chadellano ha fatto una grande impressione…
«Sì, nonostante sia capitato anche a me un momento di incomprensione, diciamo… Nel percorso della prima manche della seconda prova sulla linea che portava alla doppia gabbia avevo previsto di fare sette tempi di galoppo. Ma poi ho cambiato programma, e ho sbagliato: facendo otto falcate sono arrivato troppo vicino all’ingresso e senza impulso… così è stato un po’ complicato passare quella doppia gabbia».
Ecco, quel percorso: dopo quella doppia gabbia Chadellano ha dato pur sempre l’impressione di un cavallo che può saltare qualunque cosa, però mettendola un po’ in difficoltà sotto il profilo del controllo… È stato effettivamente così, oppure è un’impressione sbagliata?
«È assolutamente così. Chadellano è un cavallo estremamente sensibile: l’atmosfera dentro quello stadio era completamente diversa da quella di un qualunque altro concorso, e lui era molto più teso del normale… Se c’è una pecca tra me e lui è proprio il controllo, e io ne ho pagato un po’ le conseguenze. Me la sono cavata lo stesso grazie al fatto che lui è un cavallo davvero senza limiti sulle dimensioni da saltare, ma il controllo è sicuramente il punto su cui c’è da migliorare. Un passo alla volta sto facendo il possibile per risolvere questo problema».
Anche perché voi sarete un binomio importantissimo in vista del Campionato d’Europa 2023…
«Mah, la strada è ancora lunga fino al Campionato d’Europa del prossimo anno. Spero ovviamente che le cose vadano per il meglio e che i miei risultati con Chadellano mi facciano tenere in considerazione per la squadra. Diciamo che sì, il mio cavallo è un soggetto importante. Speriamo che continui a esserlo, e io con lui».
Se lei dovesse descrivere Emanuele Camilli come cavaliere, cosa direbbe di lui?
«Oddio, bella domanda… Diciamo che il punto di forza è che sono abbastanza freddo, difficilmente mi emoziono. Quello in cui dovrei migliorare molto è la competitività. Il fatto è che i cavalli rappresentano il mio lavoro anche a livello commerciale, e quando si fa questo lavoro si pecca un po’ nella competizione… Lo sport e la parte commerciale non vanno bene d’accordo insieme, e credo che la difficoltà nel separare la parte sportiva da quella commerciale sia un po’ il mio punto debole come cavaliere».
E vorrebbe riuscire a risolverlo, questo problema?
«Ci sto lavorando. Sto tentando di dividere nettamente le due cose separando i gruppi di cavalli e cercando di creare un’organizzazione intorno a me che mi permetta di competere senza dover pensare troppo agli aspetti commerciali».
Come funziona quindi la sua vita professionale?
«Ho una scuderia insieme alla mia compagna Vivien con venti cavalli che possediamo al cinquanta per cento con Paul Schockemoehle, il papà di Vivien. Io compro sia nella loro azienda sia quando trovo cavalli interessanti in giro, e li acquistiamo insieme. I miei punti di riferimento fondamentali a livello commerciale sono per l’appunto Paul e poi Kent Farrington (cavaliere della prima squadra statunitense di salto ostacoli, n.d.r.) che è un po’ il mio mentore, ogni anno vado a casa sua da gennaio a marzo. Fino a qualche tempo fa non ho pensato molto allo sport perché gli impegni commerciali non me lo permettevano. E poi anche perché per fare lo sport i cavalli bisogna conservarli, mentre il commercio prevede che si debbano vendere… e la mia vita era prevalentemente improntata sulla vendita dei cavalli».
Poi invece è cambiato qualcosa?
«Diciamo che nel corso degli ultimi due anni sono riuscito a incrementare il numero complessivo dei cavalli, e quindi a tenerne alcuni esclusivamente per lo sport, naturalmente in accordo con Paul. L’idea è quella di tenerli nello sport il più possibile, almeno fin tanto che i giovani non saranno cresciuti abbastanza da garantire un ricambio costante per l’alto livello».
È un bel progetto!
«Speriamo di riuscirci. È tutto in fase ancora molto embrionale ma credo che sia una buona impostazione che mi permetterà di avere un gruppo di cavalli ad alto livello con una certa continuità. E quindi di migliorare il mio livello agonistico».
Chadellano potrebbe essere quindi in vendita… oppure far parte del gruppo dedicato allo sport?
«In teoria Chadellano è uno dei cavalli sui quali vorrei costruire la mia vita sportiva. Certo, se dovessero arrivare offerte inverosimili non potrei non prenderle in considerazione… Però lui non è un cavallo in commercio: lui è dedicato allo sport».
Ma di offerte ce ne saranno state: impossibile non notare un cavallo come lui…
«Sì, però al momento l’idea è quella di tenerlo in scuderia da noi, fino a quando qualche altro cavallo non sarà al suo livello, questa è l’idea. Spero di riuscirci».
Lo speriamo anche noi… !
«La fortuna… fortuna tra virgolette, è che Chadellano non è un cavallo adatto a chiunque quindi le sue caratteristiche lo rendono un po’ meno commerciabile rispetto ad altri cavalli, questa è la realtà dei fatti».