Gorla Minore, 21 aprile 2018 – Emanuele Fiorelli è nato il 27 dicembre 1966 a Pesaro (poi ai suoi cinque anni la famiglia si trasferisce a Milano). E sapete la cosa veramente strana e per certi versi eccezionale? Emanuele Fiorelli ha iniziato a montare a cavallo a vent’anni. O meglio, non è affatto strano o eccezionale montare a cavallo per la prima volta a vent’anni: la cosa veramente eccezionale è farlo la prima volta a vent’anni e poi partecipare a ventiquattro Coppe delle Nazioni con la giacca rossa della prima squadra italiana di salto ostacoli… ! E non… coppette, no: Roma, Aquisgrana, La Baule, Lummen, Lucerna, Rotterdam… Insomma: è molto chiaro che quando Emanuele Fiorelli si mette in testa una cosa di solito riesce a ottenerla. Ed è così che dopo una carriera agonistica internazionale compresa tra il 2000 e il 2015 Fiorelli decide di appendere gli stivali al chiodo e dedicarsi esclusivamente all’Equieffe Equestrian Centre insieme alla moglie Isabella de Stefani (a sua volta valente amazzone). A dire il vero le due cose per qualche tempo si sovrappongono: la vita dell’Equieffe comincia nel 2011, infatti, e i primi concorsi sono del 2012.
Ma cos’è l’Equieffe Equestrian Centre? È un centro ippico che a Gorla Minore nasce in realtà durante gli anni Novanta con il nome di La Pamina costruito dall’imprenditore Validio Sozzi per il figlio Valerio, cavaliere internazionale di alto livello: Pamina era una cavalla importante di Valerio (in precedenza montata dall’attuale c.t. della Germania, Otto Becker). Il centro viene appunto rilevato da Emanuele Fiorelli nel 2011, ribattezzato Equieffe Equestrian Centre, arricchito di strutture e servizi, votato all’organizzazione sistematica di concorsi ippici nazionali e internazionali (in estrema sintesi, la storia è questa). In questi giorni – dal 19 al 22 aprile – l’Equieffe Equestrian Centre ospita una manifestazione che da qualche anno mancava in Italia: lo Csio riservato ai concorrenti giovani: pony, children, juniores e young rider. È una delle già tante importanti manifestazioni agonistiche che hanno visto la luce qui, e di quelle molto ambiziose che la vedranno in futuro. Sempre per la faccenda che quando Fiorelli si mette in testa una cosa…
L’Equieffe ospita i primi concorsi nel 2012: è soddisfatto di quello che è accaduto da allora a oggi?
«Molto soddisfatto. È venuto tutto secondo le previsioni, proprio come il disegno originario che avevo in mente».
Quali sono stati i momenti più difficili, le difficoltà più grosse durante questi anni?
«Grosse difficoltà non ne abbiamo avute, a parte quelle normali e prevedibili quando si fanno lavori di grande entità come il rifacimento dei fondi dei campi di gara, o la realizzazione di nuovi campi ostacoli. Dal punto di vista operativo il problema maggiore per un comitato organizzatore è sempre quello di far quadrare i conti con iscrizioni, costi eccetera eccetera. Con i concorsi internazionali la cosa viene bene, con i nazionali invece è più complicato: in Italia abbiamo montepremi molto alti mentre il costo delle iscrizioni è rimasto fermo a quando è entrato in vigore l’euro… ».
A questo proposito tempo fa c’è stata un po’ di agitazione nel mondo degli addetti ai lavori a causa della norma che prevede la scuderizzazione obbligatoria…
«Certo, certo, la cosa ha fatto scalpore. I cavalieri però devono capire che se vogliono concorsi di un certo livello e qualità è inevitabile che ci siano delle contropartite. Faccio un esempio. Gorla è al centro di un’area in cui ci sono non so nemmeno io quante altre scuderie… un’infinità. Noi organizzavamo nazionali con 400 cavalli e 200 facevano avanti e indietro: per noi una perdita di soldi enorme… ».
La sua esperienza di cavaliere di alto livello è servita per realizzare l’Equieffe?
«Moltissimo, perché da cavaliere si conoscono perfettamente i bisogni dei cavalieri… arrivo con lo stallone e voglio il box che non mi crei difficoltà, voglio l’elettricità, non voglio box in plastica, i fondi devono essere in un determinato modo, i campi prova in un determinato modo, se piove è meglio che ci sia il coperto… insomma, tutte cose che da cavaliere si conoscono perfettamente».
La risposta da parte dell’utenza la conforta in tutto questo?
«Assolutamente sì».
Qual è l’aspetto più… positivo dell’Equieffe? La sua carta vincente.
«Secondo me, a parte le strutture e i fondi dei campi di gara, è il numero dei cavalli che noi accettiamo in concorso. Noi non superiamo mai i 550 cavalli e con una struttura del genere quel numero si fa senza problemi, con i campi che non subiscono stress esasperati, gli uomini che non impazziscono, tante cose che fanno la riuscita di una buona manifestazione. Se riempissimo l’Equieffe di 900 cavalli giusto per fare numero faremmo una schifezza, scontenteremmo tutti, i fondi dei campi soffrirebbero e pian piano tutto si logorerebbe e perderebbe valore».
Durante la pausa tra un concorso e l’altro cosa succede? Ci sono cavalli a pensione, attività varie…
«No, qui c’è solo Giuseppe D’Onofrio che è un amico: ha affittato un po’ di box e sta qui. Cavalli a pensione non ne abbiamo, ci sono solo quelli dei miei figli Leonardo e Margherita. Diciamo che finito un concorso la domenica l’Equieffe si pulisce e si mette a posto per l’inizio del concorso successivo il giovedì… ».
Lei è contento di quello che sta facendo?
«Sì, moltissimo. Pienamente contento».
Non le manca la gara, il concorso…
«No, perché continuo a vivere esattamente le stesse cose, anche se in un’altra situazione».
Sì ma l’adrenalina della gara…
«Non ne sento la mancanza, anche perché ce l’ho quando entrano in campo ostacoli i miei ragazzi… ».
Già… e forse è perfino peggio, no?
«Ah sì, certo, ci sia agita di più per i figli che non per sé stessi».
Quindi lei ha definitivamente archiviato la sua vita di cavaliere.
«Sì sì, smesso definitivamente. Credo che un uomo nell’arco della sua vita abbia delle fasi. Lo sport lo fai finché sei in un determinato modo, poi ti dedichi ad altro».
E comunque la sua carriera sportiva è stata molto soddisfacente…
«Una bella carriera, sì. Mi sono divertito».
Il nuovo gigantesco campo ostacoli dell’Equieffe si chiama Equinoxe. Perché Equinoxe du Morin è stato il cavallo della sua vita?
«Eh sì, certo, lui è stato il cavallo della mia carriera. Poi ce ne sono stati altri che hanno fatto bene, ma quello che mi ha portato in alto è stato lui. Questo campo nuovo è dedicato a lui. È giusto che sia così».
Poi ci sono grandi progetti di sviluppo ulteriore, no? Il grande campo in erba…
«Sì, Gorla continuerà a svilupparsi perché questo è quello che mi sono proposto di fare e che voglio assolutamente portare a termine. Cioè una struttura nel nord Italia e nel cuore dell’Europa per gare internazionali con fondi e strutture di primo livello e con un numero di cavalli tale da non far diventare il concorso una noia per cavalieri, giudici, pubblico e addetti ai lavori… ».
Praticamente gli obiettivi più ambiziosi possibile…
«Per me è normale, e devo dire che sta già funzionando così: la risposta ce l’ho già oggi, ce l’avevo già un anno fa, adesso con questo campo nuovo ancora di più. Devo dire che Gorla funziona».
Il campo verde: nascerà quando?
«Nascerà nel 2020. Sarà un campo destinato anche a derby tra campo in sabbia e campo in erba. Ci sarà una gara derby che verrà ripetuta regolarmente. Una specie di circuito con due o tre derby all’anno, sempre negli stessi concorsi ogni anno».
Lo Csio giovanile è stata un’iniziativa importante…
«Sì, mancava da un po’ di tempo in Italia. Ma è una manifestazione di grande significato e io credo che sia importante proporla in un luogo che sia strategico per far arrivare bene gli stranieri: metterlo a metà Italia purtroppo fa perdere molta partecipazione… Non è un concorso pieno di soldi dove vengono i professionisti, è dedicato ai giovani quindi bisogna farlo in un bel luogo comodo dove sia facile arrivare».
Soddisfatto di questa prima edizione?
«Sì, molto. Come prima battuta c’è stata una bella risposta».
Pensa di riproporlo?
«Assolutamente sì. È già stato messo in calendario, tra l’altro l’anno prossimo cade proprio nei giorni di Pasqua e quindi… Lo ripeteremo. Rimarrà un appuntamento fisso legato a Gorla».