Bologna, mercoledì 8 gennaio 2020 – Per la seconda volta (e per giunta consecutiva) Emanuele Gaudiano è il cavaliere azzurro capace di dare all’Italia la qualifica olimpica individuale: dopo quella ottenuta per Rio 2016, ecco quella per Tokyo 2020. Obiettivo raggiunto grazie a un travolgente finale di stagione 2019, caratterizzato da una serie di magnifici risultati conquistati in sella al sauro Chalou, cavallo che ormai si è guadagnato l’ammirazione del pubblico internazionale grazie a quel suo modo così personale – e specialissimo! – di saltare soprattutto gli ostacoli larghi, dando delle sbracciate atletiche tanto spettacolari quanto impressionanti.
«Chiaramente fa sempre piacere qualificarsi per un’Olimpiade, chiudendo al primo posto l’apposita ranking individuale. Poi è la seconda volta, quindi… ».
Conquistare la qualifica olimpica individuale era uno degli obiettivi principali che si era posto per la sua stagione agonistica?
«Ma assolutamente no, io non ci pensavo proprio… Non ci ho mai pensato fino a che me l’ha fatto notare il groom di Luciana Diniz, mentre eravamo al concorso di Waregem (cinque stelle dal 26 al 30 settembre, n.d.r.). Ne parlavamo perché loro del Portogallo ormai avevano come unica possibilità di partecipazione olimpica la qualifica individuale e così ne abbiamo chiacchierato un po’… e allora ci ho pensato anche io, ma senza particolare interesse perché ero sicuro che la nostra squadra avrebbe conquistato la qualifica il fine settimana seguente a Barcellona. Ne ero assolutamente certo».
Quindi lei non aveva mai pensato alla qualifica individuale prima di quel momento?
«Esatto. Quella è stata la prima volta in cui me ne sono reso conto. Waregem è stato l’ultimo concorso per Chalou prima che io partissi per tre settimane di gare in Marocco senza di lui che avrebbe avuto così un meritato mese di stop. Aveva saltato molto bene a Valence in Francia, e poi aveva fatto ugualmente molto bene la tappa Global a Roma. Anche a Waregem ha fatto un ottimo concorso: un po’ sfortunato con un errore al giorno, ma saltando sempre molto bene».
Cioè ha dovuto fermare Chalou proprio quando si è reso conto che potevate essere in corsa per conquistare la qualifica individuale…
«Eh sì, non era previsto che lui venisse in Marocco, non era quello il programma. Così tornato dal Marocco mi sono rimasti solo due mesi a disposizione per cercare di passare davanti a Eduardo (Alvarez Aznar, cavaliere spagnolo a sua volta in corsa individuale, n.d.r.) che in quel momento era in testa alla graduatoria del Gruppo B della Fei, il nostro gruppo».
Probabilmente anche una motivazione così forte ha contribuito nel produrre un finale di stagione superlativo…
«Chiaramente quando sei in ballo per la qualifica olimpica vai in campo per fare zero. Nel Gran Premio di Coppa del Mondo di La Coruna (Spagna, 15 dicembre, 2° posto su Chalou, n.d.r.) io sono entrato in campo con quell’obiettivo. E quello è stato il risultato decisivo, a quel punto la qualifica era quasi certa».
Però poi per Chalou c’è stato anche Mechelen con un favoloso 5° posto nel GP di Coppa del Mondo il 30 dicembre…
«Ma sì, perché quello era il programma originario e ho deciso di non modificarlo. Anche se a quel punto non ci sarebbe stato bisogno di Mechelen per la certezza di aver raggiunto l’obiettivo. Ovvio che a Mechelen il cavallo ha fatto solo due gare di esercizio e poi il Gran Premio, mentre nei concorsi precedenti io avevo fatto tutte le gare in cui c’erano punti a disposizione. Avrei anche potuto dire ok, mi sono qualificato, lo lascio a casa: ma Chalou era talmente in forma che – ci siamo detti – adesso che fa zero bisogna portarlo in gara!».
Chalou le ha dato una certa sorpresa con questa serie di favolose prestazioni nei Gran Premi di Coppa del Mondo di Lione, Verona, La Coruna e Mechelen, oppure lei ha considerato tutti questi risultati come la normale evoluzione della crescita del suo cavallo?
«Beh, devo dire che già nelle tre settimane dei concorsi di Valence e Roma Global Champions Tour il cavallo è andato molto bene».
Sì, però in Gran Premio una serie di prestazioni e risultati come quelli degli ultimi mesi dell’anno non l’aveva mai avuta…
«Sì, è vero. Diciamo che ho anche cambiato imboccatura, usandone adesso una che mi permette di avere molto più sotto controllo la situazione. Prima Chalou commetteva delle imprecisioni più che altro per errori di gestione, gestione che in indoor diventava ancora più complicata».
Ecco, a proposito: quali sono le problematiche principali che lei vive con Chalou, ammesso che ve ne siano?
«Inizialmente difficoltà appunto di gestione. Per esempio quando mi trovavo una linea corta facevo molta fatica a farlo rientrare dopo il primo ostacolo. Era davvero un problema».
E il suo gesto così particolare sugli ostacoli larghi può essere in alcune situazioni una difficoltà da gestire?
«Beh, quello è il suo modo di saltare. Non mi crea alcun problema in realtà. In ogni caso finché lascia le barriere sui ferri va bene così… !».
Pensa che Chalou abbia espresso la sua potenzialità massima? Oppure pensa che possa migliorare ulteriormente?
«Chalou in effetti ha già saltato Gran Premi molto difficili dimostrando di essere pienamente all’altezza del compito. Lo stesso GP Roma a Piazza di Siena quest’anno presentava un percorso molto difficile e lui ha fatto un errore al penultimo ostacolo ma saltando con grande disinvoltura. Chalou a sette anni aveva già dimostrato di essere un grande cavallo, però c’è voluto del tempo per far funzionare tutto al meglio sotto il profilo dell’intesa reciproca».
Come le è arrivato in scuderia?
«L’ha comperato Ugo Pisani a cinque anni dalla scuderia di Paul Schockemoehle. Io ho cominciato a montarlo ai suoi sette anni, invece i sei anni e l’inizio dei sette li ha fatti con Giampiero Garofalo che al tempo era da me. A sette anni Chalou aveva già fatto qualche GP a due stelle».
E appena ha cominciato a montarlo che pensieri ha fatto su di lui?
«Mi sono reso conto che era un gran cavallo fin dal principio, infatti abbiamo sempre rifiutato le offerte che ci sono arrivate per lui fin dai suoi sei anni, non abbiamo mai pensato di venderlo».
Abbiamo cominciato parlando della qualifica olimpica, ma in tutto questo c’è un altro favoloso risultato: la conquista della partecipazione alla finale della Coppa del Mondo in aprile, la sua prima volta!
«Eh sì, esatto, infatti Chalou adesso farà i concorsi di Amsterdam dal 23 al 26 gennaio, Hong Kong dal 14 al 16 febbraio, ‘S-Hertogenbosch dal 12 al 15 marzo, poi un concorso piccolo e poi la finale… Chalou del resto è un cavallo che ha bisogno di saltare molto, altrimenti diventa troppo forte e quindi difficile da gestire».
La finale della Coppa del Mondo si può dire che sia ormai prossima, mentre invece l’obiettivo olimpico è ancora piuttosto lontano nel tempo: come pensa di gestire Chalou da qui a quel momento?
«Ovviamente io spero di mantenerlo in questo stato di forma, ma si sa, con i cavalli non si può mai dire, bisogna andare sempre molto cauti… ».
Ma ha già un piano oppure è troppo presto? Deciderà dopo la finale della Coppa del Mondo?
«In realtà abbiamo un incontro con i tecnici federali il 27 gennaio e in quell’occasione studieremo un programma per arrivare al meglio alla vigilia delle Olimpiadi. Poi se tutto andrà bene dovrei andare a Tokyo».
Intanto concentriamoci sulla finale mondiale di Las Vegas che è il primo appuntamento da affrontare: sarà una bella emozione, no?
«Vediamo… sì… ».
La vive e l’aspetta con un po’ di tensione?
«Mah… no, non direi… È un appuntamento importante, sì, certo, ma bisogna andarci con l’idea di fare una gara di routine… una gara come tutte le altre, né più né meno… ».