Modena, 5 agosto 2020 – Walter Daldoss è un medico odontoiatra di Trento: conosce le regole della deontologia professionale, sono il suo pane quotidiano.
E che si tratti di medico per umani o medico veterinario, poco cambia: etica, lealtà e correttezza sono le basi morali di ogni professionista degno di questo nome.
Questo per quanto riguarda la teoria: nella pratica è un altro discorso.
Parole pesanti? Forse, ma non ce ne viene in mente nessuna di leggera guardando cosa è successo a Gaston D, un cavallo di proprietà di Walter Daldoss, morto in provincia di Modena il 20 novembre 2018.
“Era un cavallo bello, vigoroso, simpatico” ricorda il dottor Daldoss, “uno stallone dalla personalità deliziosa: ti chiamava nitrendo quando arrivavi in scuderia, era coccolone e dolcissimo di carattere. Me lo ero regalato perché pensavo che alla mia età ormai mi meritavo finalmente un buon cavallo: lo comprai da un paziente e amico che aveva appena ricevuto per lui una grossa offerta, per fortuna si sentiva di essere un po’ in debito con me e quindi io ho potuto avere Gaston D per un cifra inferiore. In quel periodo montavo senza istruttore, purtroppo, e mi sono trovato in crisi. Ho quindi chiesto a Lorenzo Bevilacqua di lavorarlo: lui monta molto bene, è una persona seria. Lo ha rimesso subito in squadro, ha cominciato a vincere nelle 130 e piazzarsi nelle 135 e nelle 140”.
Poi le chiacchiere con un altro cavaliere che mostra interesse per Gaston D, “…vedrai cosa faccio io con quel cavallo!”.
Così Walter Daldoss nel settembre 2018 trasferisce Gaston D nel centro dove monta il suddetto cavaliere.
Che con Gaston D fa tre percorsi a settembre 2018, e poi più nulla.
Fino al giorno in cui Gaston D, lo stallone delizioso e giocherellone, muore in seguito a traumi di non meglio precisata natura.
Quando gli comunicano lo stato disperato del suo cavallo, che morirà di lì a poche ore, Daldoss ha un rapporto di fiducia con il cavaliere affidatario.
Gli è stato detto che il cavallo si è procurato traumi in box a causa di una colica, una volta arrivato il suo decesso non ha motivo di chiederne l’autopsia.
Visto oltretutto che il veterinario che gliela propone è uno di quelli di cui si serve abitualmente.
E la fiducia è una delle pietre fondanti di questo tipo di rapporti, no?
Non affidi il tuo cavallo importante a persone di cui non hai una buona opinione professionale, ti fidi di un medico veterinario che conosci da anni.
Ti fidi soprattutto di un medico veterinario che conosce anche quel cavallo da anni.
Ma ogni tipo di fiducia si sgretola di fronte ad atteggiamenti omertosi e alle bugie.
A un anno e sette mesi dalla morte di Gaston D, Walter Daldoss ha ricostruito le ultime ore del suo cavallo.
O meglio, gli ultimi giorni: perché il decesso di Gaston D è “…avvenuto a seguito di caduta nel fossato conseguita a fuoriuscita dal box il cui cancello era stato lasciato aperto da soggetto rimasto ignoto” la notte tra il 17 e 18 novembre 2018.
Ma nessuno lo aveva detto al proprietario, Walter Daldoss.
Né il cavaliere affidatario, né qualcuno dei veterinari che si erano succeduti al capezzale del povero cavallo.
“Non mi hanno detto che il cavallo era fuggito, che era rimasto in un canale per ore, che non si è fatto arrivare il primo veterinario più immediatamente disponibile. Non mi hanno detto che quest’ultimo è stato stoppato al telefono per attenderne un altro di fiducia del cavaliere, arrivato alle 12,30. Non mi hanno detto che il cavallo si era fatto male. Mi hanno detto che aveva avuto una colica, e non era vero. Che si era fatto male agitandosi nel box, e non era vero. E’ stata taciuta la verità, e sono state costrette altre persone che avevano assistito alle operazioni di soccorso a cancellare dai loro telefoni cellulari tutte le fotografie che avevano scattato: il cavaliere responsabile del cavallo si è sincerato di persona che le gallery dei vari cellulari presenti venissero pulite da quelle immagini. Perché? Perché sono state convinte le persone presenti a dare una versione diversa dei veri fatti accaduti?”
Etica, lealtà, correttezza: tutte belle parole cadute in quel maledetto canale con Gaston D, e che si sono sporcate come lui del fango che c’era sul fondo, mischiato ai suoi escrementi.
Dove lui si è dibattuto per ore, dove si sono sporcate tante persone.
Gaston D, allegro e giocherellone, non deve però essere morto invano: è questo che vuole Walter Daldoss, che ha intestato un nuovo centro equestre al suo cavallo che non c’è più.
Vorrebbe che la sua storia servisse almeno a rendere il mondo dello sport equestre migliore; che le persone abbiano come lui il coraggio di dire la verità guardando in faccia gli altri, anche quando la verità é scomoda.
Che amazzoni e cavalieri abbiano il coraggio di non difendere con il silenzio e le bugie chi sbaglia, che lo faccia sotto gli occhi di tutti o negli angoli bui di qualche scuderia fuori mano.
“Il dibattimento conseguente ad una indagine accurata e profonda”, continua Daldoss “delle dinamiche di questo caso avrebbe dato la possibilità di mettere in luce la verità, e che la scelta terapeutica è stata violentata dalla volontà di coprire il tutto. La verità è limpida, diretta, facile e semplice: è la bugia, la falsità che ha bisogno di arzigogoli e lavorio incessante per essere puntellata in qualche modo. Sentiamo dire tante volte che quello dell’equitazione è uno sport formativo: ecco, facciamo in modo che lo sia davvero, che non diventi un ambiente deformante la nostra moralità, la nostra coscienza”.
E allora sì, che Gaston D non sarebbe morto invano.
Dal sito di Horse Angels le due sentenze che riguardano il cavaliere e un medico veterinario coinvolti nel caso, sanzionati rispettivamente con tre mesi dalla Fise e un ammonimento da parte dell’Ordine dei Medici Veterinari di Parma.
Lì troverete anche le foto di Gaston D ferito e riverso al suolo, se vorrete vederle: noi preferiamo farvi vedere come era bello e dolce, con quegli occhi così umani