Bologna, 19 aprile 2017 – Stephan Conter è un uomo che sa le cose. Gestisce la scuderia di commercio probabilmente più importante d’Europa, organizza un concorso ippico internazionale di altissimo livello, commercializza veicoli per il trasporto di cavalli sportivi, dà lavoro a un gran numero di cavalieri tra i quali spiccano per bravura e successi il tedesco Daniel Deusser e il nostro favoloso Lorenzo de Luca, è padre di due amazzoni già in gara a livello internazionale. Insomma: è un addetto ai lavori che conosce nel dettaglio e nei risvolti più reconditi qualunque aspetto del salto ostacoli. Dopo lo Sport Forum che la Fei ha organizzato a Losanna gli scorsi 10 e 11 aprile ha rotto gli indugi a fronte delle numerose e controverse situazioni che in quell’occasione si sarebbero dovute discutere e affrontare: e ha scritto al presidente della Fei, Ingmar De Vos, la lettera che qui potete leggere. I temi sono quelli di maggiore attualità: Invitation System, CSI Requirements, Paycards, Rankings, Nations Cup. Praticamente l’intera costruzione del salto ostacoli internazionale agonistico. Una precisazione: quando Conter si riferisce alla votazione per la quale sono stati espressi un 80% di voti favorevoli alle proposte della Fei, si riferisce a quanto accaduto in occasione dell’assemblea generale della Fei dello scorso novembre. Lui non lo precisa dando per scontato il fatto.
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Egregio signor Presidente,
a seguito delle sue recenti decisioni e di quelle della Fei, ho voluto essere presente lo scorso 10 aprile a Losanna ai lavori del forum organizzato dalla Fei in occasione del FEI Sport Forum 2017.
In effetti, ho ritenuto importante essere presente per ascoltare e per poi fare in modo che la mia voce, la nostra voce possa essere ascoltata a proposito delle gravi preoccupazioni che tali decisioni fanno sorgere tra i cavalieri, gli organizzatori di concorsi ippici, le federazioni nazionali e più in generale l’intera comunità del salto ostacoli internazionale.
La voce è quella di uno degli attori sul campo, qualcuno che si impegna ogni giorno per far crescere lo sport equestre a vari livelli, per renderlo vitale, in costante sviluppo con una triplice ambizione, nel ruolo di imprenditore: qualità incondizionata, accessibilità, libertà di creare. Questi tre inseparabili aspetti mi sembrano il motore centrale per offrire la possibilità di garantire la libera scelta di attori, la diversificazione dell’offerta, la libera espressione imprenditoriale utile ad assicurare diversità e qualità.
Sono ormai trascorse settimane da quando ho ricevuto diversi inviti ad agire e parlare a mia volta. Prima di tutto vorrei fare qualche passo indietro per riordinare i vari punti di vista e infine analizzare la situazione attuale. Ritengo che ora sia giunto il momento di condividere con lei, signor Presidente, la mia opinione, il mio punto di vista, i miei timori e la mia prospettiva. Non sono certo il portavoce ufficiale di alcuna lobby, né di alcuna federazione o di qualsiasi altra organizzazione, ma tenendo conto della quantità quotidiana di contatti e messaggi che ricevo sento di poter dire che la mia posizione è di una qualche consistenza all’interno della comunità del salto ostacoli, della comunità dei cavalieri che fanno un tanto ammirevole quanto impegnativo lavoro con cuore e passione e ambizione, della comunità degli organizzatori di concorsi ippici che tentano di far crescere progetti mantenendo l’equilibrio tra progressione, sport, spettacolo, qualità e visibilità per il nostro sport. La comunità di cui sto parlando si sente piuttosto scioccata, preoccupata, destabilizzata e oggetto di mancanza di rispetto a causa di una serie di regole poco chiare e che vanno in varie direzioni e a velocità diverse.
La FEI, durante la sessione dedicata ai requisiti CSI/CSIO/paycards, di cui è stato moderatore John Madden, ha presentato una eccellente visione della situazione, tanto quanto un eccellente riassunto della stessa situazione. Questa sessione ha affrontato molte delle domande che tutti ci siamo posti dopo aver conosciuto le nuove regole e la loro applicazione. Ma le intenzioni di questa cosiddetta aperta e trasparente presentazione devono essere tenute a una certa distanza, specialmente considerando che il tempo a disposizione per le domande e le risposte è stato ridotto al minimo, tanto quanto il tempo a disposizione per valutare o considerare i feedback prodotti dall’assemblea. Il fatto che molte delle domande siano state di fatto diplomaticamente eluse utilizzando risposte fuori tema non ha di certo aiutato… Mi lasci far riferimento alla domanda posta dal signor Henk Nooren a John Madden che è stata lasciata in sospeso senza una risposta appropriata. Un esempio di puro silenzio politico figlio di una strategia di comunicazione vecchia di ormai diversi anni.
Comunque, pochi minuti di domande e risposte hanno portato a una conclusione unilaterale sostenitrice di un generale e superiore accordo nei confronti delle nuove regole; un accordo apparentemente ottenuto grazie alla maggioranza delle persone e delle federazioni coinvolte. Mi lasci, signor Presidente, esprimere qualche dubbio circa questa conclusione. In effetti, da una parte, le federazioni sono state richieste di assumere una posizione circa un ampio pacchetto di vari argomenti. Le nuove regole erano solo una parte di tale pacchetto, e sono state considerate solo da un punto di vista: cioè come principi generali senza porsi il problema della concreta applicazione e delle loro conseguenze negative. Si è trattato di un prendere o lasciare: le nuove regole non sono state oggetto di una votazione separata. Dall’altra parte, se una reale maggioranza c’è stata in favore delle nuove regole, con tutto il rispetto dovuto è stata oggettivamente composta da federazioni che rappresentano Paesi miglia e miglia distanti dal nostro sport attuale, e che non rappresentano o riflettono davvero la realtà del nostro sport, e che non saranno in grado di raggiungere tale livello prima di almeno dieci o vent’anni. Questi Paesi, lontano dal nostro sport, hanno comunque messo insieme l’80% dei voti utili a convalidare le decisioni che avranno un effetto minimo su loro stessi, ma che invece condizioneranno pesantemente gli altri, quelli che fanno vivere e crescere il nostro sport.
Inoltre, che piaccia o meno, è indiscutibile il fatto che la maggioranza di cavalli e di cavalieri registrati in FEI sono europei o comunque hanno un’origine europea, continente dove è presente la maggior parte dell’industria equestre. Tristemente, però, nessuna considerazione è stata data al ruolo chiave che l’Europa riveste. Era sua responsabilità, signor Presidente, assicurarsi che queste decisioni venissero discusse, dibattute, organizzate e infine prese tenendo conto di questi parametri.
Mi sento costretto a negare decisamente la conclusione secondo la quale tutti siano stati d’accordo.
Durante gli ultimi dieci anni tutti noi insieme – cavalieri, sponsor, proprietari e organizzatori – abbiamo portato il salto ostacoli a un livello inedito. Tutti hanno lavorato secondo i loro mezzi, secondo i loro obiettivi, secondo le loro modalità. In questo senso non possiamo negare che l’organizzazione del Global Champions Tour abbia giocato un importante ruolo di vero e proprio precursore. Ha spinto tutti a migliorare laddove possibile, ha stimolato altri organizzatori a raggiungere livelli e valori simili. Tutto ciò è positivo e meritorio. Assicurare durata, allargamento e crescita di ciò che si è costruito è essenziale, piuttosto che prendere iniziative senza riflettere e che possono rivelarsi solo dannose.
La realtà concreta, al di là dei discorsi dello scorso lunedì 10 aprile, dimostra che la FEI sta implementando un sistema a due velocità chiaramente squilibrato, che favorisce alcune organizzazioni a spese di altre, creando regole dedicate solo a certi eventi. Le seconde, sfavorite, sottoposte alle regole di quell’80% posseduto dalla Fei e dalle federazioni; le prime, invece, non sottoposte a quella disastrosa costrizione. Quelle regole saranno devastanti per il nostro sport nel lungo periodo, e porteranno alla lenta agonia e poi morte dei concorsi a cinque stelle. Creando conseguentemente una situazione di monopolio. Quindi, signor Presidente, una minaccia tombale per il nostro sport, al di là degli aspetti legali relativi a una situazione di monopolio.
Perché, signor Presidente, tali decisioni?
Ancora una volta, è proprio confrontandomi con tale minaccia che mi sento forzato a esprimere il mio punto di vista circa la situazione e il traguardo da raggiungere.
Già oggi, ma ancor più domani, regole e restrizioni suggerite dalla FEI implicano in numerosi casi che i cavalieri non abbiano – o l’abbiano molto raramente – la possibilità di scelta tra diverse competizioni, o non possano sostenere materialmente la partecipazione a competizioni di un certo livello. Quindi non possano accumulare i punti validi per la computer list. Questa discriminazione indotta dalla FEI deve ora essere cambiata senza restrizione per la libera economia degli organizzatori degli eventi di salto ostacoli ma, al contrario, favorendo la libera concorrenza che garantisca un’ampia possibilità di scelta incrementando l’accessibilità per i cavalieri all’alto livello agonistico così da poter competere per guadagnare i punti utili per il ranking mondiale. Questo, e lei signor Presidente dovrebbe esserne il garante, si potrà ottenere soltanto applicando al nostro sport i comuni principi di equità e di libera concorrenza.
In una parola, io voglio un sistema in cui un cavaliere, per esempio al 200° posto, abbia possibilità reali di crescere secondo il suo talento raccogliendo i punti che gli sono necessari per risalire il ranking mondiale. Nel contesto odierno, e in futuro, per questo ipotetico cavaliere non ci sono né opportunità né prospettive di crescita ed evoluzione: ma semplicemente pura e semplice esclusione dal sistema.
Per raggiungere l’obiettivo io le chiedo ufficialmente, signor Presidente, un accordo di moratoria di alcuni mesi per le nuove disposizioni, in modo da poter riflettere e proporre qualcosa di equilibrato per il 2018 correggendo la direzione e considerando veramente le diverse situazioni che esistono nel nostro settore. L’industria equestre e l’organizzazione delle competizioni non sono nelle mani di solo una persona, di solo una organizzazione o di un solo specifico gruppo. Quindi le chiedo di non fermarsi solo a una voce o solo a una persona interessata, ma al contrario di sentire e ascoltare tutte le parti (cavalieri, proprietari, sponsor, organizzatori) nella loro globalità, per analizzare le differenti opzioni presenti sul tavolo così da poter dare a tutti le stesse possibilità di accedere ai punti ranking, assicurando a ciascuno le stesse opportunità e le stesse sfide, cavalieri e organizzatori. Chiedo quindi con tutta la mia forza un reale momento di riflessione e un vero dialogo.
L’opinione pubblica del nostro sport richiede chiarimenti circa le regole che avvantaggiano alcuni più di altri. E’ davvero giunto il tempo che tutti capiscano, non per boicottare le regole ma perché tutti gli organizzatori vengano trattati con equità seguendo tutti le medesime regole. In futuro è indispensabile avere un pacchetto di regole uguali per tutti i concorsi a quattro e cinque stelle.
La federazione nazionale del Paese che organizza il concorso dovrebbe avere il diritto (non è forse normale?) di invitare dal 15 al 20% dei cavalieri registrati per quel concorso. L’equilibrio rimane alla libertà del management degli organizzatori che hanno la possibilità di invitare (o no, a seconda della strategia sviluppata per quel concorso) i 15 o 30 migliori cavalieri del mondo.
Un numero identico di punti ranking deve essere offerto in occasione di tutti i concorsi a 5 o 4 stelle e questo senza tenere conto della… cosmetica, del glamour e dei prezzi relativi a una o all’altra organizzazione. Gli organizzatori che vogliono fare competizioni più grandi, più belle, più lussuose devono avere l’opportunità di farlo e dovrebbero essere incoraggiati in tal senso. Se per questa ragione i costi dell’organizzazione aumentano, ci sarà un impatto sui relativi costi di registrazione, ma tuttavia ogni cavaliere dovrebbe avere la possibilità di decidere se prendere parte o meno a quel tal concorso.
Ma in ogni caso concorsi dello stesso livello devono offrire lo stesso numero di punti ranking i quali non devono essere collegati al montepremi che di fatto può variare da un contesto all’altro a seconda dell’attrattiva commerciale che l’organizzatore vuole offrire in relazione ai suoi mezzi e obiettivi.
E’ ovvio che i costi di organizzazioni che possono contare su strutture permanenti, quindi più economiche, non possono essere comparati con quelli di organizzazioni che creano eventi grazie a strutture temporanee di alto livello. Queste strutture di diverso tipo devono essere in grado di ospitare concorsi a cinque stelle. Ci sono abbastanza strutture permanenti in Europa: più in generale la FEI dovrebbe essere in grado di promuovere più concorsi a cinque stelle, cosicché più cavalieri possano avervi accesso.
Di conseguenza è necessario dare vita a un maggior numero di cinque stelle – tra gli altri – grazie a regole semplici e valide per tutti indistintamente, non abbassando il livello dei requisiti dello sport ma abbassando i prezzi al minimo che un cinque stelle possa sostenere. Per esempio, si può organizzare un ottimo cinque stelle con 150 mila euro di montepremi: così nascerebbero più eventi a cinque stelle. Inoltre si potrebbe offrire ai cavalieri una più ampia scelta: l’organizzazione contestuale di molti cinque o quattro stelle durante lo stesso fine settimana darebbe ai cavalieri la possibilità di trovarsi in gara in concorsi di livello analogo per concorrere alla stessa percentuale di punti ranking. Non sarebbero così soggetti a quelle condizioni che solo pochi oggigiorno possono rispettare, sia per questioni finanziarie o per mancanza di scelta, o perché non fanno parte del gruppo dei migliori trenta del mondo. In questo modo ciascun cavaliere potrebbe selezionare il concorso che più preferisce tra i cinque o i quattro stelle, così come la cifra che è disposto a spendere. Questo sistema darebbe grande accessibilità a un maggior numero di cavalieri, stabilirebbe un principio di democratizzazione senza livellare verso il basso la distribuzione dei punti ranking.
Questa è la ragione per cui io immagino, secondo il mio punto di vista, un sistema completamente rinnovato, che possa creare più eventi a cinque stelle, mantenendo la libera iniziativa così come la crescita di competizioni prestigiose di alto livello.
Come precedentemente indicato, signor Presidente, non avremo alcun successo riducendo al 20% la quota degli inviti in mano agli organizzatori e all’80% quelli in mano alla FEI e a federazioni senza esserne finanziariamente coinvolte. In questo modo molti cinque stelle spariranno, con le già menzionate conseguenze: minore scelta per i cavalieri e una situazione di monopolio.
Qualche parola sui concorsi a una, due e tre stelle.
Più ancora che negli altri casi, bisogna lasciare totale libertà di inviti agli organizzatori. C’è un’enorme quantità di concorsi di questo genere. L’offerta è davvero importante. Bisogna lasciare libertà di scelta ai partecipanti che devono poter decidere in base al loro proprio budget. Non è quindi necessario rendere più complesso il sistema di inviti e di registrazione. Dobbiamo anche tener conto del fatto che i trainer e i loro clienti vogliono partecipare insieme allo stesso concorso. Se devono essere selezionati dalla federazione potrebbero essere costretti a separarsi: in questo modo si distruggerebbe l’intera organizzazione dei trainer e dei loro cavalieri/clienti. Questo non è un sistema che possa effettivamente funzionare.
Io immagino anche una riforma totale delle Coppe delle Nazioni, l’evento storico e di maggior tradizione che richiama l’interesse dei media, degli sponsor del pubblico e dei cavalieri. Io vorrei quella gara come evento di vera gloria. Il mio suggerimento è di accorpare il montepremi della Coppa delle Nazioni e del Gran Premio per avere un’unica gara la domenica pomeriggio con due classifiche, una individuale e una a squadre. In ciascuna delle due classifiche i concorrenti dovrebbero avere la possibilità di guadagnare punti ranking. Tutti e cinque i concorrenti di ciascuna squadra parteciperebbero alla prova per la classifica individuale. Ci sarebbero due premiazioni e due possibilità di guadagnare punti. Questo sistema renderebbe le Coppe delle Nazioni molto attraenti per i migliori cavalieri del mondo e li motiverebbe ulteriormente nel portare la bandiera del proprio Paese!
Vorrei anche introdurre una categoria di concorsi a sei stelle, con un maggior numero di punti ranking per eventi di altissimo e nobilissimo livello. Penso – tra gli altri – al Gran Premio di Aquisgrana, a quello di Calgary, a quello di Ginevra, alla finale del Global Champions Tour, alla finale della Coppa del Mondo, al Campionato del Mondo e alle finali dei campionati maggiori.
Questi pochi suggerimenti non vogliono esprimere assolute certezze o verità, piuttosto proposte sulle quali lavorare durante la moratoria di urgenti e necessarie valutazioni e riflessioni.
Per concludere, nel pieno del suo potere la FEI dovrebbe porsi i seguenti obiettivi: condizioni uguali e corrette per consentire a tutti i cavalieri di prendere parte ai concorsi. Le nuove regole pensate per organizzare la partecipazione ai concorsi non raggiungono questo obiettivo. Io sono molto preoccupato per questa situazione e insisto ancora una volta sulla necessità vitale per il nostro sport: una moratoria indetta dalla FEI durante la quale ci si possa confrontare ampiamente per raggiungere un consenso percorribile, benefico e condiviso.
Stephan Conter