Bologna, martedì 24 novembre 2020 – La Fei è riunita in assemblea a Losanna – rigorosamente in teleconferenza online a distanza – per dibattere alcune decisioni da prendere, data la situazione legata alla persistente pandemia e alle restrizioni imposte dai governi delle diverse nazioni nel mondo. Decisioni per modificare regolamenti e normative al fine si supportare federazioni, organizzatori di eventi, cavalieri di tutte le discipline equestri, tecnici e addetti ai lavori. Ciò per permettere agli sport equestri di attraversare senza naufragare il mare avverso e infido della situazione contingente, che fin qui ha inflitto danni incalcolabili. Ricordiamo questi danni affinché chi legge percepisca bene la dimensione: cancellate praticamente tutte le tappe della Fei Nations Cup (circuito all’aperto a squadre nazionali), compresa la finalissima di Barcellona, cancellate tutte le tappe della Fei World Cup (circuito indoor individuale) di salto ostacoli e buona parte di quelle delle altre discipline (dressage, attacchi, volteggio, completo, reining). Cancellati Csio anche extra-circuiti Fei, come Aquisgrana, Piazza di Siena, Ginevra, s’Hertogenbosch, eccetera. E la lista sarebbe ancora lunga (per non parlare di gare nazionali, delle quali sopravvivono eventi di minore cabotaggio ) ma ci fermiamo qui. In estate ha continuato a funzionare, una settimana dopo l’altra, l’incredibile “concorsificio” di Grimaud St. Tropez che, se da un lato ha consentito alle “star” dell’equitazione di continuare a gareggiare tenendo in esercizio i cavalli, dall’altro è risultato “un club privé” come lo ha definito l’azzurra Giulia Martinengo durante il recente talk-show proprio su questo nostro web-site, perché frequentato dai “top-riders” e senza possibilità di accesso ai cavalieri e binomi “coming-up”.
Mentre arrivano notizie sempre più incoraggianti sulla imminente distribuzione in tutto il mondo di un paio di vaccini utili a sconfiggere la Sars-Covid 19, restano fortissimi i dubbi sul possibile svolgimento dei pochi grandi eventi “superstiti”, a cominciare dalla finale della Coppa del Mondo di salto ostacoli nell’aprile 2021 (che finale sarebbe senza che si siano disputate le tappe di qualifica?), per arrivare alla madre di tutto lo sport: l’Olimpiade di Tokyo 2020 poi spostata al 2021 che ora più si avvicina più manifesta tutte le difficoltà da sormontare per poterla celebrare (che Olimpiade sarebbe con tutti i partecipanti con le mascherine, senza pubblico e quindi senza incassi dei biglietti ?), col rischio di diventare un focolaio esplosivo qualora si verificassero uno o più casi di Covid 19 nonostante le precauzioni prese, con migliaia di atleti che potrebbero portare il contagio nei propri Paesi. Insomma una ‘bomba atomica’ virale che causerebbe tragedie di proporzioni bibliche.
IL MONTE FUJIYAMA
Di fronte a queste difficoltà, davanti alle quali anche il Monte Fujiyama (in giapponese il nome corretto è Fujisan) sembrerebbe un piccolo dosso, cosa ha fatto e cosa sta effettivamente facendo la Fei? E che cosa uscirà dall’Assemblea generale di Losanna, che si concluderà il 25 novembre? Di sicuro in una situazione come questa qualunque cosa si faccia si può sbagliare, della serie se accontenti qualcuno scontenti qualcun altro. Nella Fei non accade diversamente che nei governi dei vari Stati, ma quando scoppia una “guerra” servono decisioni rapide ed efficaci, persone che sappiano assumersi le responsabilità di prendere iniziative “eccezionali”, anche controcorrente e, se serve, “originali”. Invece, a detta di molti, la Fei benché si sia mossa lo ha fatto dentro i propri schemi, con poca elasticità, come una grande Ente che molto lentamente manovra una complessa burocrazia e che quando emana i provvedimenti questi rischiano di essere già superati se la situazione è di estrema gravità come la pandemia. «Noi avevamo chiesto – ci ha raccontato il presidente della Federazione italiana, Marco Di Paola – di poter svolgere all’Equieffe di Gorla Minore, Varese, i Campionati europei giovanili di salto ostacoli. In una situazione di ristrettezze, di cancellazioni di gare e via dicendo sarebbe stato uno strumento utilissimo per aiutare l’equitazione in Italia, sponsor e investimenti compresi. Invece la Fei ci ha negato l’assegnazione dell’evento perché, in base al regolamento, i giorni che intercorrevano tra la richiesta e l’assegnazione non erano sufficienti. Insomma la Fei mi pare poco elastica, lenta rispetto alla situazione, anche se mi rendo conto che il compito non sia facile. Ma tant’è!».
LA “PRUDENZA” DELLA FEI
Ebbene, a “discolpa” della Fei va detto che in questi mesi ha cambiato diverse regole, ha allargato un po’ le maglie della sua mastodontica organizzazione – vale l’esempio dei GP di 4* e 5* i cui partenti sono stati recentemente portati rispettivamente a 60 e a 55 – ma le questioni sulle quali non è intervenuta rimanendo attendista – forse un eccesso di prudenza – restano ancora molte e di massima importanza, perché generano una grande incertezza nei protagonisti dello sport, ossia cavalieri, proprietari di scuderie, sponsor, organizzatori di eventi. Citiamo quel che ha detto nel nostro talk-show un cavaliere di massimo profilo come Emilio Bicocchi: «In questo momento non so cosa fare… », riferendosi al tipo di lavoro da impostare, a quale preparazione impartire ai cavalli dal momento che nessuno ha ancora detto se ci sarà questa benedetta finale della Coppa del Mondo o no (magari trasformata in una evento Challenge) o se nel 2021 ripartirà il circuito delle Coppe delle Nazioni, e se alla fine ci sarà o no l’Olimpiade di Tokyo.
Circa quest’ultimo tema «… ce lo devono dire entro febbraio, marzo al massimo – il grido d’allarme di Rodrigo Pessoa, un fuoriclasse autorevole anche come membro attivo del Riders Club (l’associazione che riunisce i cavalieri di salto ostacoli). Pessoa ha sottolineato che alle Olimpiadi si deve andare con una preparazione adeguata, non si può improvvisare all’ultimo momento, il lavoro va cominciato per tempo. E noi aggiungiamo che sarebbe un torto far lavorare per mesi gli atleti – a due e a quattro gambe – per poi cancellare tutto, come troppo spesso sono stati costretti a fare gli organizzatori (vedi Fieracavalli di Verona, ma anche altri in Europa e nel mondo) per decisioni governative, o per mancanza di partecipazione, di sponsor e quant’altro.
Circa la “prudenza” della Fei offre un’inquadratura più chiara il segretario generale della nostra Fise, Simone Perillo: «Credo che i protocolli debbano esistere per garantire il rispetto delle regole e quelli della Fei, sperimentati e migliorati negli ultimi due decenni, sono senz’altro giusti in tempi “normali”. In tempi di gravissima emergenza credo tuttavia che la Fei non fosse pronta al un rapido cambiamento degli “schemi di gioco” e che non sia stata in grado di derogare, di aggiornare in tempi rapidissimi i suoi meccanismi decisionali, ad esempio attivando un sistema di rapida consultazione, che la tecnologia oggi consente. Secondo me non si può dire che la Fei sia rimasta inerte, diciamo che poteva fare di più».
IL RANKING DELLA FEI
Non ultima è la questione del ranking Fei dei cavalieri, classifica internazionale che, come noto, attualmente si basa su punteggi ottenuti in gare ancora del 2019 (non è solo la Fei che gestisce il ranking ma anche il Riders Club, tre membri ciascuno). Sempre secondo Pessoa, ma non solo secondo lui, il ranking così com’è non è giusto perché i “top-35” anche quest’anno hanno potuto ottenere punti (ad esempio nei diversi 4* di Grimaud), mentre i cavalieri dal 35esimo posto in giù non hanno potuto essere ammessi (sempre in base ai punteggi) a gare utili. Infatti dovendo partecipare solo a meeting 2* e 3* (il calendario decimato offriva quello) non hanno potuto guadagnare punteggi. C’è anche chi spiega che non sia proprio così: Eleonora Ottaviani, direttrice del Riders Club, ha chiarito infatti che «i “top-35” avevano già i punteggi utili. Fei e Riders Club hanno optato per “conservare” i punteggi acquisiti, o meglio l’intento è stato non mandare sprecati punteggi e qualifiche ottenuti dai vari cavalieri oltre il 35esimo posto ranking, cioè quelli che nel 2020 hanno avuto difficoltà di partecipazione». Forse all’epoca sia Fei sia Riders Club confidavano in una più rapida soluzione della Pandemia, sta di fatto che ora anche questa decisione di nobile intento pare non “tenga” più.
«Secondo me invece – è di nuovo l’opinione di Pessoa – bisognerebbe azzerare il ranking della Fei e ripartire da zero solo quando il Covid sarà estirpato, perché non ha senso ripartire nel 2021 con punteggi “vecchi”». Opinioni diverse, quella di Pessoa e quella della Ottaviani, fino ad ora sempre allineati all’interno del Riders Club e oggi divergenti. Fatto sta che anche su questo i protagonisti dell’equitazione attendono risposte diverse anche dalla Fei.
INVITATION SYSTEM
«Il criterio dell’invitation system (inviti o wild card per le gare ai cavalieri non qualificati) – va da tempo dicendo Duccio Bartalucci, selezionatore della Nazionale azzurra maggiore – viene gestito da istituzioni equestri e organizzatori di eventi dando un colpo al cerchio e uno alla botte. Alla fine non viene premiato il merito perché finisce che alle gare importanti partecipano sempre i soliti campionissimi supersponsorizzati. Il mio suggerimento è quello che un tot di inviti (wild-card) ai concorsi pluristellati venga riservato alle federazioni, le quali potrebbero così far partecipare anche quei cavalieri che non hanno lo sponsor che gli compra il tavolo a bordocampo. Insomma sarebbe un modo per favorire l’accesso non solo ai top 35, per garantire maggiore pluralità». Quando ciò riguardasse le Coppe delle Nazioni lasciare qualche wild-card alla federazione di appartenenza di ogni team sarebbe ancora più utile e “democratico”.
QUALE 2021
Ora però è chiaro che anche il 2021 non sarà rose e fiori, perché il Covid 19 non sparirà da un giorno all’altro. Sarà perciò un anno difficile anche sul piano economico: molti organizzatori che nel 2020 non hanno realizzato introiti, anzi dalle cancellazioni hanno avuto forti perdite, faranno fatica a mettere in piedi manifestazioni e gare. Gli sponsor, almeno quelli che potranno restare sulla piazza, indirizzeranno i loro investimenti sugli eventi maggiori e quindi il gap tra i grandi concorsi pluristellati e quelli minori, con pochi o niente sponsor, aumenterà ancora. La luce in fondo al tunnel si vede, soprattutto grazie ai vaccini in arrivo, ma l’uscita all’aria aperta è ancora lontana. Ecco perché adesso servono decisioni forti e incisive, ma decisioni.
Aspettiamo dunque con grandissima ansia quanto avrà stabilito la Fei nell’Assemblea online da Losanna, decisioni che apprenderemo nelle prossime ore e che potremo commentare nelle prossime interviste a dirigenti sportivi, atleti, sponsor e organizzatori di eventi, per analizzare tali decisioni e farci una idea più precisa di quanto attende gli sport equestri nell’anno che verrà.