Arezzo, 25 aprile 2017 – Ieri hanno vinto il Gran Premio Young Rider all‘Arezzo Equestrian Centre: sono Festo Van Paemel e Camilla Franci, amazzone (quasi!) 21enne nata a Pietrasanta, al suo ultimo anno da Young Rider e al primo della facoltà di medicina che frequenta a Tirana.
Camilla è una bellissima ragazza con il sorriso sempre pronto e non le servirebbe molto per attirare l’attenzione su di sé, se volesse.
Ma lei anche dopo il primo giro del GP di ieri pensava solo all’altra sua metà, il suo Festo: “Hai visto come si è tolto da quel verticale? è stato bravissimo, mi ha proprio salvata!” ti dice con gli occhi che brillano di orgoglio e 4.000 watt di smile ad alta tensione.
E a sapere la storia che c’è dietro il giro vincente di ieri si capiscono tutta la gioia, tutto l’orgoglio e tutto l’entusiasmo di questa ragazza che sembra letteralmente innamorata del suo cavallo: ve la facciamo raccontare da lei, buona lettura.
“Finiti gli anni dei pony stavo cercando un cavallino per continuare a fare le gare, senza troppi obiettivi ma con tanti sogni.
I cavalli non sono mai stati un lavoro per me ma sempre e soltanto una grande passione. Un giorno un commerciante dal Belgio manda al mio istruttore, Pippo Zorzi un cavallo, Festo, che in caso non mi fosse piaciuto avrei montato per poterlo vendere in seguito ad altri.
Il primo giorno tutta contenta lo monto, lavoro un pochino in piano e provo a fare due salti ma niente, non riuscivo neanche a indirizzarlo verso il salto. Ma i giorni passavano e piano piano riuscivo a fare sempre qualcosa di più, fino a che siamo arrivati alle prime gare.
Ma nonostante tutto io, dal secondo o terzo giorno che sono montata su quel cavallo ne ero già innamorata.
E finalmente un bel giorno la mamma mi regalò Festo. Non c’è stato un motivo preciso, è successo e basta.
Allora lui aveva 7 anni. Andando avanti Iniziai dalle 30 e poi feci qualche test event junior, ma senza grandi risultati.
Mi resi subito conto dei grandi mezzi e della forza che aveva; il suo grande problema è sempre stato il davanti, forse dovuto anche al fatto che alzava troppo i posteriori. Non facevo mai zero, non riuscivo insieme al mio istruttore a trovare un lavoro adatto al cavallo, le imboccature che un giorno pensavamo fossero quelle perfette per lui il giorno dopo non lo erano più.
Facevo veramente fatica a gestirlo, a cercare di capirlo e mi impegnavo tantissimo perché ci credevo: non c’è mai stato un attimo in cui ho smesso di credere che sarebbe diventato un super cavallo.
Uscivo dalle gare con un sacco di barriere e tutti mi dicevano che non era il cavallo per me, che era complicato, un cavallo con una bocca forte, da uomo e che non era rispettoso davanti, per niente.
Io ero consapevole non fosse un cavallo rispettoso però era un cavallo non rispettoso con un pregio fondamentale: un cuore grande, sarebbe morto piuttosto che non portarti di là dal salto.
Un giorno, mi ricordo ancora, uscii da un gran premio a Manerbio con 4 o forse 5 errori e mia mamma mi disse: basta adesso lo vendiamo, troviamo un cavallino piccolino, veloce con cui puoi fare zero e tirare le gare.
In quel momento mi è crollato tutto addosso, il tempo passava e io non ero ancora riuscita a dimostrare quanto valesse quel cavallo, e sarebbe stato terribile non riuscire a farlo. Così mi imposi e convinsi mia mamma a non darlo via.
Le persone che mi dicevano di venderlo erano il 99%, tutti mi dicevano che era un “maiale” perché davanti le spaccava le barriere e i loro commenti o le loro opinioni dopo un po’ diventavano pesanti.
Però fortunatamente io sono una persona a cui il parere degli altri poco importa.
Piano piano le barriere che cadevano erano sempre meno, l’imboccatura per lui il mio istruttore l’aveva trovata, a casa era diventato gestibile e avevamo capito di che tipo di esercizio avesse bisogno così sia io che il mio istruttore ci impegnammo per farlo migliorare.
Fino al giorno in cui abbiamo trovato l’equilibrio: i posteriori si erano abbassati e gli anteriori si alzavano di più, e questo l’ha imparato lui da solo a casa facendo esercizi di stretching, io alleggerisco la mano e lui si appoggia o fa errore davanti e la volta dopo capisce e si usa di più.
Ad oggi Festo è sempre lo stesso ma ha imparato a usare tutte le sue capacità .
È il cavallo della mia vita ed è una soddisfazione immensa riuscire a fare quello che ho fatto io l’anno scorso o ieri. Mi ha fatto vivere dei sogni e gliene sarò sempre riconoscente.
Oggi posso dire di avere davvero un super cavallo: ma questo io già lo sapevo 5 anni fa.
Grazie Festo”.
Ah, la benedetta testardaggine di certe ragazze…