Goteborg, venerdì 5 aprile 2019 – E’ andata male: dopo i due errori e il 20° posto di ieri nella prima prova della finale della Coppa del Mondo, oggi Lorenzo de Luca su Ensor de Litrange nella seconda gara mondiale si è ritirato dopo solo qualche salto. Si è ritirato dopo che una barriera è caduta: quando cioè è svanito definitivamente il sogno di una possibile rimonta in classifica, che si sarebbe potuta verificare solo nel caso di un risultato davvero eccellente. Ma perduto il sogno, perché continuare? Quindi bene ha fatto il nostro cavaliere a fermarsi, risparmiando salti inutili al suo pur sempre magnifico Ensor de Litrange. Certo non era questo l’esito che il nostro campione si sarebbe aspettato: anzi, il suo intendimento era quello di migliorare il 10° posto ottenuto nel 2017… Cosa non ha funzionato, visto che la preparazione del cavallo è andata – a detta del suo cavaliere ma anche dei risultati ottenuti sul campo – nel migliore dei modi? Beh, paradossalmente non è questo ciò che ora interessa. No.
Ora è il momento di fare una serie di ragionamenti di senso più generale e articolato per inquadrare nella giusta luce l’accaduto di Goteborg. Prima di tutto per rendersi conto di un aspetto della questione che solo apparentemente è banale e scontato: e cioè che un campionato internazionale è… difficile. Molto difficile. Ma non lo è perché gli ostacoli sono più alti, i percorsi più difficili, gli avversari più bravi. No. Lo è perché bisogna far convergere tutto e far funzionare tutto e trovarsi a poter disporre di tutte le proprie migliori risorse in un momento, in un istante, in un attimo… Senza quasi poter ragionare, pensare, ponderare. Accade tutto subito: non c’è tempo per modificare o intervenire, bisogna che tutto – tutto! – funzioni al meglio in modo quasi meccanico, istantaneo, immediato. E perché ciò accada bisogna che esista una sincronia universale dentro il mondo costituito dai due componenti il binomio, il cavallo e il cavaliere. La quantità di variabili da coordinare tutte nella medesima direzione e verso il medesimo obiettivo è enorme. E di questo ci si rende conto non quando si vince, cioè in quel magico istante in cui tutto sembra facilissimo, bensì quando si perde: e nello sport si perde molto più di quanto si vinca. E nel nostro sport più che in tutti gli altri, perché il nostro è l’unico che mette insieme due atleti… sappiamo tutti benissimo cosa voglia dire ciò. E’ quando si perde che si capisce quanto sia difficile creare quel flusso di insieme che potrebbe quasi essere paragonato allo scorrere di un torrente verso valle. Ma questa consapevolezza però è molto utile per capire quale reale valore dare alle volte in cui si è vinto! E’ vero che nello sport il passato non esiste, è vero che bisogna sempre proiettarsi nel domani, nel futuro, nel risultato che si deve ancora conquistare, è vero. Ma non è vero tuttavia che ciò significhi disconoscere il valore di ciò che si è fatto quasi come se non lo si fosse fatto… ! Anzi, è proprio la contrapposizione tra il momento vissuto in passato e quello che si vive nel presente l’operazione che dà la misura e il valore: come dire giorno e notte, caldo e freddo, uomo e donna, buio e luce… tutte ‘cose’ che acquistano il loro più grande valore in virtù della complementarietà reciproca.
Oggi Lorenzo de Luca ha… perso. E questa ‘sconfitta’ deve servire a farci capire che enorme valore abbiano avuto tutte le sue favolose vittorie. Oggi diventa ancora più grande il suo trionfo nel Gran Premio Roma nel 2018, il suo secondo posto nella computer list mondiale dei cavalieri di salto ostacoli del settembre 2017, il suo disintegrare lo Csio di Dublino 2016, il suo stesso decimo posto nella finale della World Cup 2017 (perché comunque a una finale di Coppa del Mondo ci si deve arrivare: e non è cosa semplicissima… ), il suo settimo posto nel Campionato del Mondo 2018, il suo 5° posto nella finale della Top Ten Rolex 2017, il suo 3° posto nel Global Champions Tour 2017, e ciascuna sua vittoria o piazzamento di vertice nei grandi Gran Premi internazionali. Lorenzo de Luca è nato nel 1987 ed è da soli tre anni ai vertici del salto ostacoli mondiale: solo per fare un esempio, oggi nel barrage della seconda prova della finale della Coppa del Mondo c’erano campioni che da decenni sono lì a lottare gomito a gomito, e tutti gli otto finalisti sono più vecchi di Lorenzo de Luca.
Oggi il risultato di Lorenzo de Luca a Goteborg deve servire soprattutto a questo, in questo momento (più avanti ci sarà tempo per capire meglio in senso più propriamente tecnico): renderci conto grazie alla delusione odierna del valore magnifico e incalcolabile che hanno (non hanno avuto, no: hanno!) le gioie che questo favoloso e ancora giovanissimo cavaliere ci ha fatto vivere in questi ultimi tre anni. La sofferenza di oggi sarà per Lorenzo de Luca e per tutti noi strumento perfetto per gioire ancora di più in futuro. Perché accadrà.