Bologna, sabato 20 agosto 2022 – Francesca Ciriesi in sella a Cape Coral il 30 aprile 2022 vince il Campionato d’Italia a Cervia. Il 29 maggio chiude la prima manche del Gran Premio Rolex dello Csio di Roma senza errori (non accede alla seconda solo a causa del tempo). Il 24 giugno chiude la Coppa delle Nazioni dello Csio a cinque stelle di Rotterdam (Prima Divisione) con 4/4, poi due giorni dopo termina il percorso base del Gran Premio con un errore. Il 15 luglio in Coppa delle Nazioni dello Csio a cinque stelle di Falsterbo (Prima Divisione) fa 4/4, poi non prende parte al Gran Premio. Una serie di prestazioni molto positive.
Arriva il Campionato del Mondo di Herning. Per Francesca Ciriesi il primo campionato internazionale della sua vita di amazzone seniores. Mercoledì 10 agosto Francesca Ciriesi e Cape Coral affrontano la prima prova in tabella C senza alcun timore né soggezione e vanno decisamente all’attacco: il cronometro alla fine darebbe loro addirittura il 5° posto della classifica, ma un errore sul verticale dopo la riviera aggiunge quei quattro secondi che infine inseriscono il nostro binomio al 25° posto e a 2.86 di distacco dalla vetta.
L’indomani la prima manche della seconda prova: Francesca Ciriesi inizia il suo percorso, c’è un errore al numero tre, poi dopo una curva a sinistra il verticale numero sette, la distanza non è perfetta, la cavalla non parte, si infila nell’ostacolo, Francesca Ciriesi è sbalzata di sella e cade. Eliminata… Il momento è drammatico. Dramma dello sport, ovvio. Un colpo durissimo per la squadra, ma il dolore più grande gli spettatori e gli addetti ai lavori lo provano al pensiero di quello che Francesca Ciriesi deve vivere dentro sé stessa in quel momento…
«Non è stato facile per me. E facile non lo è ancora adesso… ».
Questa intervista è forse un po’ faticosa da affrontare…
«No, non è l’intervista… parlo in senso generale. È un momento complicato. Però bisogna reagire, su questo ci sono pochi dubbi».
Cominciamo dall’inizio, in senso cronologico…
«Beh, quella di Herning è stata una settimana ricca di emozioni. Nel bene e nel male».
Nella prima prova a tempo in tabella C lei e Cape Coral avete fatto una gara magnifica: un errore, certo, ma il cronometro dimostra che il suo intento era chiaramente quello di andare all’attacco.
«Sì, quella del primo giorno è stata una gara molto positiva, come nemmeno mi sarei aspettata. Nonostante fosse il mio primo campionato internazionale ho voluto partire per arrivare bene: il tempo è stato molto buono, pur con i quattro secondi in più dovuti all’errore. Ero molto contenta. Potevo fare meglio, certo, perché sempre si può migliorare… però ero davvero contenta. Molto soddisfatta. Sapendo comunque molto bene che i campionati sono una gara lunga: bisogna partire bene, ma soprattutto poi bisogna continuare bene… ».
Tra l’altro la gara in tabella C è quella che storicamente ci ha sempre penalizzato di più nei campionati internazionali.
«Vero, ma la mia cavalla è veloce, sapevo di poter fare bene quella gara. Quello che voglio dire è che Cape Coral è veloce di per sé, non c’è bisogno di fare granché per farla essere veloce».
L’errore sul verticale dopo la riviera avrebbe forse potuto evitarlo?
«Assolutamente sì, quello è un errore tutto mio. Nella velocità ho preso un rischio che avrei potuto evitare».
Ma alla vigilia come si sentiva: emozionata… tesa… preoccupata?
«Ero felice, ero entusiasta… ma tranquilla. Sapevo che stavo per affrontare la competizione più importante della mia intera vita, ma nonostante ciò ero serena e tranquilla. Poi è chiaro che l’atmosfera si sente, e molto anche… Si capisce benissimo che non si sta facendo un concorso come tutti gli altri. Si sentiva tutto».
Stesse sensazioni anche il secondo giorno, prima di quella maledetta prima manche della seconda prova?
«Ero certamente più tesa del giorno precedente, forse anche solo inconsciamente».
Quindi… cosa è accaduto su quel verticale numero sette?
«La cavalla stava andando bene. C’era stato l’errore sul numero tre, poi la linea successiva che era abbastanza complicata è venuta bene, poi quel verticale in mezzo al campo che di tecnico aveva ben poco… Lì c’è stata proprio un’incomprensione, non ci siamo capite: io ho sbagliato a organizzare la curva, siamo arrivate un po’ lontano, e… va beh, è successo quello che è successo».
Più che la distanza un po’ lunga tra il punto della battuta e l’ostacolo, è sembrato proprio che nella curva non ci sia stata la giusta… motivazione, diciamo.
«Sì, appunto. Io sono rimasta troppo passiva nella curva ed è stato questo il problema su quella distanza non ideale, non perfetta: Cape Coral è una cavalla un po’ particolare, so come va montata, e quella è stata per lei la situazione peggiore… io quindi non avrei dovuto arrivare in quel modo lì. Non c’è niente da dire: ho sbagliato».
Ha rivisto il video oppure ha preferito evitare?
«No no, l’ho rivisto eccome. Nella certezza di quanto sarebbe stato pesante e difficile superare un evento del genere, mi sono detta che almeno mi avrebbe dovuto servire come lezione: così l’ho guardato e riguardato, un sacco di volte. L’importante è che mi serva per il futuro. Mi dispiace enormemente aver danneggiato la squadra, ma visto che ormai non posso cambiare le cose almeno che rivivere quel momento mi serva per fare in modo che non succeda più».
Rivedendolo ha capito qualcosa più di quanto non sia accaduto lì per lì?
«La mia mancanza di precisione in quel frangente è lampante, e a quel livello di gare e di percorsi bisogna essere precisi al mille per mille. Mancanza di precisione dovuta a cosa? Tensione, emozione… chissà. Ma è successo, e questo purtroppo è ciò che più conta».
Domanda banalissima, ma inevitabile: cosa ha sentito, cosa ha provato, cosa ha pensato in quel momento?
«A caldo è difficile realizzare tutto quanto. In quel preciso istante, nell’istante della caduta intendo, mi sono chiesta se fosse successo veramente… e mi sono anche risposta che sì, era successo veramente. Poi alla fine di una caduta che sembrava anche molto brutta mi sono subito preoccupata che non fosse accaduto qualcosa di male alla mia cavalla e a me stessa: una volta realizzato che stavamo bene entrambe, beh… allora sono partiti tutti gli altri pensieri».
Forse il momento peggiore è stato il giorno dopo?
«In un certo senso sì. Subito dopo di me dovevano entrare gli altri quindi io ho cercato di non pensare troppo a quello che era successo e invece di dedicarmi a seguire i percorsi dei miei compagni. Il giorno dopo invece razionalizzi tutto: e allora arriva la delusione devastante. Un obiettivo per il quale tutti ci eravamo messi al lavoro tanto tempo prima vanificato così… Sapevo che sarebbe stato un campionato complicato e che per riuscire bene avremmo tutti dovuto dare il massimo, ma non mi sarei mai aspettata una cosa del genere».
Gli altri l’avranno coccolata un po’…
«Sono stati tutti molto carini, ho ricevuto grandissima comprensione da parte di tutti loro, cosa che mi ha rincuorato davvero tanto».
Lorenzo de Luca ha detto di essere rimasto impressionato dal livello di voi debuttanti.
«E io sono rimasta impressionata da lui! Ha fatto dei percorsi davvero pazzeschi, Lorenzo è tra i cavalieri migliori e più bravi del mondo. Nonostante il mio campionato fosse finito anzitempo, io sono rimasta lì fino alla fine per guardare e seguire tutto: Lorenzo e gli altri come lui hanno la capacità di trasformare la tensione e qualsiasi emozione in realtà positiva per tirar fuori il meglio da loro stessi in qualunque situazione di massima difficoltà e di massimo impegno. E questo è impressionante. E Lorenzo lo fa, l’ha fatto: ed è stupendo assistere a tutto questo».
Durante tutto il periodo di avvicinamento al mondiale il commissario tecnico Marco Porro ha dato l’impressione di seguire lei e la sua cavalla con un’attenzione molto particolare…
«Sì, certo. Non so se lui avesse avuto fin dall’inizio l’idea di utilizzare me e la mia cavalla a Herning, cosa di cui nemmeno io del resto avevo un’idea precisa: ho affrontato questo percorso passo dopo passo per vedere dove sarei arrivata, ma senza alcun dubbio se avessi sentito qualcosa che non andava per il verso giusto sarei stata io stessa la prima a fare un passo indietro. In ogni caso lui è stato molto bravo con me e con la mia cavalla: ha avuto una grande attenzione nei nostri confronti lungo tutto questo cammino».
C’era stata qualche discussione a suo tempo sul fatto che lui non l’avesse inserita nella squadra di Coppa delle Nazioni a Piazza di Siena: lei come l’ha vissuta?
«Molto serenamente. Io rispetto sempre le scelte: se mi si spiega il motivo le accetto e le comprendo. Marco Porro mi aveva detto che a Roma io mi sarei dovuta concentrare sul Gran Premio, perché evidentemente lui aveva altre idee sulla squadra: ed è andato tutto perfettamente, quello per me è stato un concorso molto positivo, molto giusto per la mia cavalla».
In funzione della augurabile qualificazione olimpica per Parigi 2024 diventa adesso cruciale il Campionato d’Europa di Milano 2023.
«Quello da adesso, da oggi è il nostro grande obiettivo. Per il quale bisogna cominciare subito a lavorare. Poi quando arriveremo in prossimità dell’evento si vedrà chi è in forma e chi no: ma bisogna cominciare adesso».
Per tutti gli atleti è importante avere un obiettivo grande e chiaro davanti a sé stessi…
«Sì, assolutamente. Infatti da oggi ho deciso che basta: ho passato giorni molto difficili, ma da oggi basta, fine. Adesso si riparte. Io alla sfortuna non credo: a Herning per me c’è stato un problema sul quale devo lavorare per trovare la soluzione. La mia cavalla è fantastica ma molto particolare: devo fare in modo che non succeda più quello che è successo lì, devo sistemare tutte le cose che ci sono da sistemare, delle quali ho avuto consapevolezza guardando tutto e guardando tutti. Non solo il mio incidente ma tutto quello che ho visto a Herning deve servirmi da lezione. Deve essere un punto di crescita e di ripartenza. Ho vissuto altri momenti difficili in passato, ma nessuno come questo: perché ovviamente più si va in alto e più ci si espone e più le sconfitte pesano, ma tutte le volte ho cercato di aggiustare i problemi per poi ripartire meglio. Su questo non transigo: voglio che sia così anche questa volta. Per cui dovrà essere così».