Bologna, venerdì 22 maggio 2020 – Etrea Sport Horses: un marchio che non ha bisogno di molte presentazioni, radicato come è nella vita dello sport equestre italiano… Che si parli di concorsi nazionali o internazionali, o di commercio di cavalli sportivi, Franco Etrea – 55 anni – è una di quelle figure di costante riferimento: lui e il suo magnifico centro ippico lassù nel nord Italia, a Busto Arsizio, nella verde brughiera di Varese. Questo periodo caratterizzato dalla pandemia del Covid-19 è stato difficile anche per lui…
«Sì, situazione pesante questa. Noi poi non facciamo concorsi invernali, lavoriamo solo da marzo a ottobre. Il nostro primo concorso è coinciso con il provvedimento di chiusura: dal 6 all’8 marzo. Una coincidenza proprio esatta… infatti lo abbiamo fatto a porte chiuse, ed è stato anche difficile farlo, non si sapeva niente, la gente era un po’ disorientata».
Quante manifestazioni organizzate mediamente ogni anno?
«Non so esattamente il numero preciso: comunque si tenga conto che da marzo a ottobre noi lavoriamo senza interruzione tutte le settimane, con la sola chiusura di una quindicina di giorni in agosto».
Quindi avete perso proprio tutti gli eventi con cui avreste iniziato la stagione…
«Tra l’altro ci è saltata anche l’asta dei puledri che facciamo ogni anno durante il nostro concorso internazionale a tre stelle, quindi oltre al danno economico dell’aver cancellato i vari concorsi regionali, nazionali e internazionali c’è anche quello di aver perso l’asta… Insomma, è dura, durissima».
Difficile poter resistere ancora a lungo in questa situazione.
«Io resisto. Però non è giusto resistere così, non va bene dover ricorrere ai soldi che uno ha messo da parte, non può essere così… La cosa peggiore è la situazione dei dipendenti. Non tanto quelli a chiamata durante i concorsi, ma quelli che abbiamo fissi tutto l’anno. Loro abbiamo dovuto metterli in cassa integrazione, cassa integrazione mai arrivata, abbiamo dovuto pagarla noi, ma non è che noi possiamo fare i miracoli… e aiuti zero, non sono arrivati da nessuna parte».
Qual è il suo pensiero circa la notizia secondo cui adesso ripartiranno le corse, ma ancora nulla si sa circa i concorsi ippici?
«Le corse ripartono il 25, si parla di sella quindi si parla di Mipaaf, se parte il Mipaaf dovrebbe poter partire anche la Fise sperando che chi sta al governo capisca che un cavallo da corsa è uguale a un cavallo da salto ostacoli».
Quando si ripartirà lei sarà pronto?
«Io sono prontissimo, non pronto! Io già il 24 aprile avevo mandato una lettera in prefettura in cui dicevo che aprivo agli allenamenti. E i primi di maggio sono già partito con gli allenamenti per le scuderie esterne. Praticamente viene una scuderia con sette, otto, dieci o quindici cavalli, gli do un tot di tempo per poter montare questi cavalli, poi vanno via loro e ne arrivano altri… ovviamente sanificando tutti gli ambienti e rispettando tutte le norme e le procedure di sicurezza. Quindi spero che la nostra attività si riesca ad attaccarla al carro dell’ippica, altrimenti la vedo dura».
Nell’ipotesi di una ripartenza a breve quali sono i suoi appuntamenti immediati?
«In calendario abbiamo le ultime tre settimane di giugno. Anzi, sto anche cercando di capire cosa succede con la prima di giugno, che era bloccata perché avrebbero dovuto esserci i campionati regionali che però sono stati rimandati… e allora vorrei capire se ripartiamo cosa dobbiamo fare. E poi bisogna vedere cosa succede: siamo tutti fermi e cosa facciamo, il primo fine settimana di giugno ripartiamo di colpo tutti insieme? Se in Lombardia ripartono insieme tutti i comitati organizzatori vuol dire fare un buco per tutti: è vero che la gente ha tanta voglia… ma quante persone in realtà torneranno davvero subito in concorso, dopo tutto quello che è successo?».