Bologna, mercoledì 6 maggio 2020 – Morfologia e attitudine. Sono i due criteri sui quali si è basata la selezione nel mondo dell’allevamento del cavallo sportivo. I due criteri che hanno determinato scelte e orientamento. Due criteri che rappresentano però due momenti diversi nella storia: rispettivamente il passato e il futuro. E in mezzo – tra passato e futuro – c’è lui: Galoubet A, il primo cavallo di sempre ad aver vissuto contestualmente la carriera di riproduttore e quella di atleta.
Fino alla comparsa sulla scena di Galoubet A, gli stalloni se ne stavano in scuderia per fare i riproduttori, oppure – molto raramente, quasi mai in effetti – andavano in gara ma senza fare attività riproduttiva. Anni durante i quali il criterio discriminante per la messa in razza di uno stallone o di una fattrice era la morfologia. Semplificando in modo grossolano: è bello e ben fatto e allora va in allevamento senza fare sport; è brutto e mal fatto e allora va nello sport senza fare allevamento. Poi, dopo, grazie al progresso e alle conoscenze e allo scardinamento di una certa mentalità bloccata sulla conservazione del “si è sempre fatto così” si è affermata l’attitudine quale criterio discriminante anche per l’allevamento. L’attitudine sportiva, l’attitudine al salto. E quindi gli stalloni hanno cominciato a essere sempre più presenti nei campi ostacoli di tutto il mondo proprio perché la loro prestazione sportiva sarebbe divenuta il metro di apprezzamento (‘anche’ la prestazione sportiva: ovviamente non solo quella) della loro qualità di futuri padri.
Galoubet A potrebbe essere proprio considerato come lo spartiacque tra questo prima e questo dopo. Il vertice di un picco prima del quale c’è la salita e in seguito la discesa… Potente, muscoloso e muscolare ma nevrile e insanguato, Galoubet è il prodotto di una linea paterna favolosa, quella che attraverso il padre Almé, il nonno Ibrahim e il bisnonno The Last Orange arriva al purosangue Orange Peel. Ibrahim è lo ‘snodo’ fondamentale di questa linea genealogica: un vero e proprio capostipite generatore di numerosi stalloni a loro volta padri di grandi campioni e grandi riproduttori. Proprio come Almé: il padre di una serie di stalloni da sogno utilizzati poi in vari studbook europei, non solo in Francia. E tra i figli più prestigiosi di Almé una posizione di preminenza la occupa per l’appunto Galoubet A.
Nato nel 1972, Galoubet è figlio di Viti, una fattrice coperta da Almé nei primissimi anni della sua carriera di stallone (parentesi: anche Almé andrà in gara, ma senza i successi e la continuità di molti dei suoi migliori figli perché montato da un cavaliere dilettante di non particolare rilievo). La cosa curiosa è che Viti è una trottatrice: sua madre Ida de Bourgouin proviene dalla stessa linea genealogica del grande campione Bellino II, il tre volte vincitore del Prix d’Amérique. Viti era stata acquistata da una signora – Colette Lefrant – che ne voleva fare una fattrice in allevamento, progetto presto abbandonato: ma prima di abbandonarlo vengono al mondo tre puledri, uno dei quali è per l’appunto Galoubet A. Il quale a cinque anni viene notato durante una gara riservata ai cavalli giovani da Gilles Bertran de Balanda (27 anni in quel momento) che – come in tutte le storie romantiche ed eccezionali che si rispettino! – rimane folgorato da quell’esibizione di impressionante forza muscolare in un cavallo peraltro caldo e ardente nell’atteggiamento. Molti amici cavalieri cercano di distogliere l’attenzione di Gilles da quel cavallo così particolare e apparentemente complicato, ma il giovane cavaliere francese non intende ragioni e riesce a convincere Jean-François Pellegrin ad acquistare quello stallone baio.
Inizia così una storia che ha quasi dell’incredibile… se si considera che nel 1979, dunque a soli sette anni, Galoubet con Gilles Bertran de Balanda vince il Gran Premio dello Csi di Wiesbaden, esordisce in Coppa delle Nazioni, partecipa al Campionato d’Europa di Rotterdam (20° individuale e 6° a squadre) come unico stallone in gara tra tutti i partecipanti, e a fine stagione vince il Campionato di Francia! E’ solo l’avvio di una carriera favolosa che porta la nuova stella del salto ostacoli mondiale a successi e risultati straordinari (finali di Coppa del Mondo, vittoria in Coppa delle Nazioni ad Aquisgrana, prime posizioni in GP di Coppa del Mondo e di Csi e di Csio… ) fino ad arrivare al 1982, quando a Dublino va in scena il Campionato del Mondo. Sul campo ostacoli della Royal Dublin Society si celebra la consacrazione: Francia medaglia d’oro (oltre a de Balanda/Galoubet ci sono Michel Robert con Ideal de la Haye, Patrick Caron con Eole IV e Fédéric Cottier con Flambeau C) e Gilles e Galoubet al 5° posto, esclusi dalla finale a quattro per un solo quarto di punto di penalità… !
Galoubet è uno spettacolo: non c’è ostacolo e dimensione e proposta tecnica che lo possano mettere in difficoltà. Il figlio di Almé salta e galoppa mostrando un’energia e una forza davvero straordinarie: durante i suoi percorsi esplode regolarmente una serie di sgroppate quasi violente, segno distintivo della sua presenza in campo, uno spettacolo nello spettacolo (non molto piacevole per la schiena di Gilles Bertran de Balanda… ). Dopo il trionfo di Dublino le richieste degli allevatori di tutto il mondo sono incessanti e continue, al punto tale che Jean François Pellegrin decide di ritirare il cavallo dallo sport per consacrarlo esclusivamente alla riproduzione. Galoubet diventa così un vero affare anche dal punto di vista economico: il prezzo per una sua monta è vertiginoso, ottomila franchi nel 1983… Pellegrin quindi decide di vendere una parte del suo gioiello: o meglio, di consorziarlo con un gruppo di proprietari americani… così Galoubet abbandona la Francia per varcare l’oceano e stabilirsi negli Stati Uniti d’America. La sua carriera sportiva termina a dieci anni: solo quattro stagioni in gara, ma sufficienti per dimostrare al mondo intero tutto il suo valore.
La sua carriera di padre? Beh, è ovvio che il prodigioso Baloubet du Rouet sia da considerarsi la stella: sotto la sella di Nelson Pessoa da giovane cavallo, e poi con Rodrigo Pessoa nella maturità, lo stallone sauro ha avuto una carriera sportiva formidabile (tre volte consecutive vincitore della finale della Coppa del Mondo!) per poi confermarsi anche in allevamento come un vero fuoriclasse. Ma Baloubet non è certo l’unico! Volendo citare soltanto gli stalloni, per fare grande Galoubet basterebbero i nomi di Quick Star, Ephebe Forever, Touchdown, Skippy II, Quiniou, Quatoubet du Rouet, Qredo de Paulstra… la lista è lunga. Calcolando inoltre che grazie a Touchdown e a Skippy II, Galoubet ha investito anche l’Irlanda e il Belgio della sua preziosa discendenza.
Galoubet A è morto nel 2005: ma la quantità di suoi figli stalloni e di suoi discendenti che si distinguono su tutti i campi ostacoli del mondo ce lo fa sentire ancora presente, ancora qui. Come del resto accade nel caso di tutti i grandi padri entrati nella leggenda dell’allevamento e dello sport: una galleria di cavalli indimenticabili nella quale Galoubet A occupa di certo uno dei posti più in vista.