Bologna, giovedì 14 dicembre 2023 – La forza del proprietario è ovviamente quella economica. Ma per avere successo non bastano i soldi, no: ci vuole molto d’altro. Passione, prima di tutto. Sensibilità, poi. Capacità di mettersi in relazione con il proprio cavaliere (o cavalieri). Progettualità. Fiducia. Lungimiranza. Coerenza.
Gianluca Agustoni, svizzero, ex cavaliere di alto livello, 52 anni, è un esempio eloquente e virtuoso di tutto ciò. E per l’appunto il successo è sotto gli occhi di tutti: nel 2023 due vittorie prestigiose e favolose, quella nel Campionato d’Europa in estate a Milano e quella nella finale mondiale della Top 10 Rolex/Ijrc venerdì scorso (8 dicembre) a Ginevra con una squadra formidabile formata da un fuoriclasse straordinario come Steve Guerdat e da due cavalli di proprietà dello stesso Gianluca Agustoni insieme alla sua compagna Sabina Cartossi, vale a dire Dynamix de Belheme (Milano) e Venard de Cerisy (Ginevra).
Come è nato il rapporto tra voi e Steve Guerdat?
«La famiglia Guerdat l’ho conosciuta fin dai tempi in cui io facevo i concorsi da juniores e poi da young rider: Philippe, il papà di Steve, era il nostro tecnico. Diciamo quindi che la conoscenza è di lunga data. Ma con Steve il rapporto è nato una decina d’anni fa, nel 2012. Il primo cavallo importante con il quale abbiamo iniziato è stato Corbinian (con Steve Guerdat vincitore della finale della Coppa del Mondo nel 2016, n.d.r.). Poi abbiamo acquistato altri cavalli insieme: alcuni sono stati venduti, altri li abbiamo tenuti per Steve per fare lo sport».
Lei e Sabina Cartossi avete una vostra scuderia?
«Sì, in Ticino, una ventina di box: abbiamo alcuni cavalli giovani e un gruppo di amici che sono nostri clienti».
Lei ha avuto una buona carriera agonistica a livello internazionale: adesso non monta più?
«Sì, monto ancora ma non più ad alto livello. Per fare un certo tipo di sport bisogna avere determinate capacità, oggi più che mai… Quindi no. Abbiamo individuato in Steve la persona con la quale condividere determinati principi sportivi».
Quindi con lui c’è un forte rapporto umano prima ancora che professionale?
«Certamente. Il nostro è un rapporto molto profondo in continua evoluzione, sia sotto il profilo personale sia sportivo. Io sposo al cento per cento i principi su cui Steve basa la sua vita di persona e di atleta: per questo la nostra unione è molto salda».
Siete quindi particolarmente attenti alla realtà dei cavalli giovani?
«Abbiamo sempre cercato cavalli giovani sui quali investire, non abbiamo le possibilità economiche che ci permettano di acquistare cavalli maturi e già pronti, preparati per il grande sport, quindi dobbiamo per forza di cose puntare alla base… E del resto questo è anche il convincimento di Steve: lui come noi crede che per formare un binomio veramente speciale ci voglia tantissimo tempo. I fili d’erba non crescono più velocemente tirandoli verso l’alto: hanno comunque bisogno del loro tempo… ».
Come siete arrivati a Dynamix?
«La cavalla è stata acquistata nel 2018 in Francia da Juan Ramos e da Kevin Melliger (figlio dell’indimenticabile campione elvetico Willi Melliger prematuramente scomparso proprio nel 2018, n.d.r.). Un giorno di dicembre di quell’anno Melliger l’ha portata da Steve, convinto che si trattasse in effetti di una cavalla di qualità superiore. Steve l’ha provata, come spesso gli capita con gente che sostiene di avere il fenomeno di turno e che nella maggior parte dei casi sono solo illusioni. Subito dopo mi ha chiamato: forse c’è qualcosa di speciale, mi ha detto… ».
Dynamix era alla fine dei suoi 5 anni, dunque…
«Sì. Ne abbiamo parlato e all’inizio del 2019 l’abbiamo acquistata. È cominciato tutto così».
Come è stato il suo percorso di crescita? Semplice?
«Non semplicissimo, a dire il vero. C’è stato un momento, diciamo quando Dynamix ha cominciato a saltare nelle categorie da 1.30 e poi 1.40, in cui le cose hanno richiesto un po’ di tempo e di pazienza. Che Dynamix fosse effettivamente speciale era abbastanza evidente, però durante quel periodo sia noi sia Steve non eravamo sicurissimi di quello che sarebbe in realtà accaduto. Io poi diffido sempre di chi parlando di cavalli dice “questo farà”. Se il tal cavallo farà la tal cosa lo si vedrà nel momento in cui la fa, non prima. Ormai sono vecchio del mestiere… e questa è una cosa che tengo tantissimo a dire e chiarire. Per esempio, Venard de Cerisy, che abbiamo acquistato sette anni fa: la maggior parte della gente lo vede come un soggetto diciamo… non particolare, ma quanti cavalli al mondo hanno vinto quello che ha vinto lui? Non fatto: vinto. È diverso. Dynamix è speciale senza alcun dubbio, ma non ha ancora il curriculum del suo compagno di scuderia, giusto per precisare… Ci arriverà di sicuro, anche perché hanno una certa differenza di età, Dynamix è ben più giovane: ma lo vedremo solo a cose fatte. E poi l’obiettivo per lei adesso sono le Olimpiadi di Parigi 2024».
I cavalli giovani comunque comportano sempre una dose di rischio…
«Sì, certo. Però è una via obbligata per noi, la nostra idea rimane sempre quella di acquistare cavalli giovani. Anche di recente abbiamo affidato a Steve un cavallo di 6 anni che io ho comperato molto giovane, poi l’ho montato fino all’inizio appunto dei suoi 6 anni: Steve mi ha detto di mandarglielo, che potrebbe essere interessante… ma è chiaro che non tutti i cavalli arrivano là dove noi ci auguriamo che possano arrivare, quindi con quelli che non ce la fanno si decide un altro tipo di percorso, si fanno delle scelte… non possiamo tenerli tutti, e proprio la cessione di qualche cavallo ci permette di andare avanti».
Anche per Dynamix avrete di sicuro avuto delle offerte… Ecco: come si fa a dire di no di fronte a cifre di una notevole entità?
«Io parto dal presupposto che quello che mi lega a Steve è prima di tutto amicizia. Io so esattamente cosa fa lui con tutti i cavalli, so esattamente cosa lui spera di poter fare con ciascun cavallo. Come ho già detto, i tempi soprattutto con i cavalli giovani sono lunghi quindi ci vogliono pazienza, costanza e fiducia. Con Dynamix è stato così. Decidere di vendere Dynamix sarebbe un tradimento nei confronti di Steve e del nostro rapporto: è una cosa che non potrei fare, una cosa che non posso fare. Sarebbe un tradimento».
Ma in tutto questo… non le viene voglia di tornare in gara come cavaliere?
«No, no… io ho 52 anni, è un’altra cosa, il fisico cambia, le aspettative cambiano, no… Io sono contento di quello che ho fatto e sono ancora più contento, direi proprio felice, di poter aiutare nelle mie possibilità uno sportivo come Steve e un amico come lui. Ecco: questa è la cosa che ci fa andare avanti».