Padova, 13 marzo 2018 – Cosa sarebbe successo se fosse successo? Non lo sappiamo né lo sapremo mai poiché in realtà non è successo: e quindi noi oggi possiamo pensare qualsiasi cosa dato che non essendo successo le possibilità sono infinite. Abbiamo quindi un privilegio, in un certo senso, potendocele godere nella nostra mente proprio tutte, queste possibilità: perché ciascuna delle possibili possibilità sarebbe stata non solo possibile ma anche verosimile. Anzi, molto più che possibile e molto più che verosimile. Il fatto è questo: Gianni Govoni poteva essere campione del mondo. La possibilità che lo potesse diventare è in percentuale esattamente pari a quella contraria: il destino – solo quello – ha puntato su quella contraria, e quindi gli albi d’oro dicono una cosa. Ma noi di cose ne sappiamo molte altre.
Henk e Toos Knegt sono seduti in poltrona. In televisione c’è la diretta delle Olimpiadi di Sydney. Sport equestri. Salto ostacoli. Impossibile per loro perdere questa trasmissione. Così nonostante i mille impegni adesso sono seduti in poltrona. E guardano.
A un certo punto Toos dice: «Ecco, vedi… ».
«Cosa», dice Henk.
«Questo cavaliere», dice lei.
«Sì… e quindi?», dice lui.
«Quindi… sarebbe perfetto. Guarda: è… non so, mi sembra fantastico».
«Certo, poi non è che se uno è alle Olimpiadi è un incapace, direi».
«Sì, ma sarebbe perfetto per… lo sai, no?».
«Oddio… ma non smetti un attimo di pensarci Toos!».
«Sì. Lo so. Ma non posso farne a meno… Lo sai. Io penso sempre ad Havinia… Chissà dov’è finita, la mia piccola Havinia… ».
«Smettila di pensarci. Starà benissimo dove si trova. Pensa questo. Che poi sarà la verità: fosse successo qualcosa l’avremmo saputo in qualche modo».
«Beh perché… se anche fosse successo qualcosa chi avrebbe potuto farci sapere? Se qualcuno potesse farci sapere qualcosa adesso sapremmo dov’è, direi».
«Va beh, senti, smettila di torturarti. Le cose stanno così ormai… E poi scusa ormai sono quasi due anni, possibile che non riesci a smettere di pensare a lei».
«No. Non riesco. E… vedi, adesso penso che questo sarebbe il cavaliere perfetto per lei, vedi, ogni mio pensiero va lì… Ecco, hai visto come si chiama? Hanno messo il nome prima, l’hai visto?».
«Sì, si chiama Gianni Govoni».
«Italiano?».
«Sì. Italiano. La cavalla che ha montato si chiama Las Vegas, mi pare di aver visto».
«È un fenomeno».
«Beh, sì. In effetti devo dire che hai ragione… è proprio il tipo di cavaliere che sarebbe stato adatto ad Havinia. Anche questa Las Vegas è un po’ il tipo di cavallo simile ad Havinia».
«Vedi che lo dici anche tu?».
«Senti Toos, se anche Havinia fosse ancora qui con noi scordati che un cavaliere come quello si sarebbe mai degnato di montarla».
«Perché, scusa?».
«Ma perché questo Govoni è uno che fa le cose grosse, che fa le Olimpiadi… Le Olimpiadi, capisci? Figurati se si sarebbe messo a montare Havinia… tu sei pazza amore mio».
Henk Knegt inizia giovanissimo la sua carriera di uomo di cavalli in una scuderia di purosangue: li allena e li porta lui stesso in corsa, cosa che in seguito dovrà interrompere a causa di una corporatura che si fa via via sempre più massiccia. In questa scuderia conosce una ragazza, Toos, che poi diventerà sua moglie, uniti entrambi da un viscerale amore per i cavalli. Dopo qualche tempo Henk incontra Antoon Ebben, personalità molto in vista nel mondo del salto ostacoli, e lì avviene la svolta: non più purosangue da corsa bensì cavalli da sport equestri. Presto, tuttavia, Henk e Toos cominciano a pensare di avere una scuderia tutta loro per potersi dedicare all’allevamento: l’entusiasmo per quest’idea li porta ad acquistare una piccola fattoria per gettare le basi del loro progetto. Ma ci vogliono soldi, molti soldi, e allora Henk comincia l’attività di autotrasportatore: lavora senza orari, di notte e di giorno, solo per guadagnare le somme necessarie per dedicarsi ai cavalli. Henk e Toos non vogliono dipendere da altri proprietari, non vogliono che qualcuno dica loro cosa fare e come fare: vogliono essere liberi e indipendenti nelle loro scelte. E per cominciare ad allevare scelgono di orientarsi sul purosangue grigio Abgar (1958-1984, da Abernant x Roc du Diable): entrambi hanno ormai una vasta esperienza in fatto di purosangue, sanno bene che Abgar è conosciuto per il suo carattere non facile ma anche battagliero e coraggioso, i suoi figli e nipoti sono buoni saltatori ma non adatti a qualunque cavaliere. Così nel 1984 Henk e Toos Knegt acquistano la cavalla Sinia (nata nel 1976, a sua volta figlia di un purosangue, Pastrocio), incinta per l’appunto di Abgar: nel 1985 nasce la baia Davinia, uno degli ultimi prodotti di Abgar il quale muore infatti nel 1984. Quando Davinia compie il terzo anno di vita arriva il momento di scegliere per lei uno stallone: Henk e Toos si orientano sull’hannoverano Grosso Z (1983, da Goliath II Z x Furioso II), uno stallone che apprezzano molto per la sua ottima discendenza femminile oltre che per la sua forza, elemento, quest’ultimo, che ritengono si possa sposare bene con la leggerezza, l’eleganza e ‘l’elettricità’ di Davinia. Il 31 marzo 1989 alle 23.10 nasce la baia Havinia.
Fin dai primi giorni di vita Havinia mostra una caratteristica che la contraddistinguerà per sempre: un’andatura danzata al passo, un movimento elastico e spettacolare degli anteriori sostenuto da una spinta posteriore elegante e continua. Sembra una ballerina. Tanto che qualcuno suggerisce ai Knegt di destinare il futuro della loro puledra al dressage. Ma Henk e Toos preferiscono aspettare che Havinia, un po’ gracilina di costituzione, completi la sua formazione al meglio e intanto le fanno fare un puledro con lo stallone olandese Flemmingh (1987, da Lacapo x Carneval): nel 1993 nasce la baia Lovinlinia. Quindi Havinia viene inviata nella scuderia di chi l’avrebbe voluta come cavalla da dressage. Ma la cosa non fa per lei: un addestramento troppo costrittivo per la sua natura. Sempre in quella scuderia Havinia viene quindi montata da un cavaliere che comincia a farla saltare: ma non funziona neppure questo, il morale della cavalla è ormai decisamente frustrato e di ciò si rendono bene conto Henk e Toos Knegt, che quando da quel cavaliere si sentono dire che Havinia ha un brutto carattere e che non è adatta all’impiego sportivo la riportano subito a casa e decidono di farle fare nuovamente un puledro, questa volta con lo stallone olandese Emilion (1986, da Wellington x Farnese).
Nel frattempo perfino gli amici più vicini ai Knegt sostengono che Havinia non sia adatta allo sport: Henk e Toos cominciano a considerare l’idea di vendere la loro cavalla preferita solo per poter dimostrare il contrario. L’occasione si presenta nella persona di Gijs Maris, un veterinario in pensione che vuole avviare un allevamento di cavalli sportivi. Cerca una cavalla incinta, si rivolge ai Knegt perché in grande sintonia con il loro punto di vista sulle cose di cavalli. Vede Havinia e ne rimane folgorato: l’acquista immediatamente. Nel 1995 Havinia mette al mondo la baia Navinia: madre e figlia si somigliano come due gocce d’acqua. Inoltre Havinia partecipa a un concorso per fattrici olandesi e ottiene il risultato migliore tra quelli delle femmine presentate quell’anno, ricevendo il massimo punteggio per i movimenti in piano e l’attitudine al salto. Nel 1996 Havinia dà alla luce il suo terzo puledro: Oleaster, ancora una femmina e ancora baia, con lo stallone olandese Burggraaf (1983, da Landgraf I x Cor de la Bryère).
Gijs Maris invia Havinia al cavaliere olandese Don Sas. La cavalla ha avuto due puledri di seguito, non fa un salto in lavoro da almeno due anni, eppure stabilisce subito un buon rapporto con il suo nuovo cavaliere, nonostante sia evidentemente ancora vivo il brutto ricordo di quella sua prima esperienza in una scuderia sportiva: è ancora molto timorosa, spaventata da tutto ciò che le si presenta davanti. I primi percorsi – o meglio: tentativi di percorsi… – sono un fiasco totale: Havinia non fa letteralmente un solo salto. Ma Sas crede in lei e con grande pazienza e perseveranza le consente di riacquistare fiducia e sicurezza. Non appena Havinia comprende di potersi affidare in assoluta serenità a questo nuovo compagno di lavoro lo scenario cambia completamente: e nella seconda metà del 1997 Havinia si propone come uno dei soggetti più interessanti tra quelli che partecipano al circuito di gare da 1.20. Viene notata da Emile Hendrix che la acquista insieme a Eric van der Vleuten, entrambi cavalieri della prima squadra olandese di salto ostacoli; da loro Havinia passa poi a un terzo grande nome dell’equitazione internazionale, Jan Tops, il quale la rivende in Italia all’inizio del 1998 a Maurizio Marchetti, cavaliere dilettante. Da questo momento Henk e Toos Knegt perdono le tracce di Havinia. Non ne sapranno più nulla.
L’arrivo di Havinia in Italia lo si deve al padovano Massimo Maggiore, l’istruttore di Marchetti, il quale tuttavia si rende ben presto conto che la cavalla, pur confermando le qualità che ne avevano indotto l’acquisto, non è semplicissima per il suo allievo. Poi si sa, nel mondo dei professionisti del salto ostacoli di cavalli si parla sempre: informazioni, segnalazioni, suggerimenti… È così che nel settembre del 1998 lo stesso Maggiore parla di Havinia a… chi? Gianni Govoni, ovviamente, perché le cose vanno così nelle favole vere… ! Il cavaliere azzurro la prova, ne apprezza le doti, ma la ritiene ancora troppo immatura tecnicamente; in quel momento Govoni dispone di Las Vegas come primo cavallo e quello che sta cercando è un soggetto pronto per poter fare da ‘secondo’ alla sua compagna di gare. Havinia viene così affidata a Mariano Ossa, cavaliere argentino ma residente in Italia. Ossa stabilisce un’intesa perfetta con Havinia: con lei vince il Gran Premio dello Csi a due stelle di San Patrignano nel 2000 e nel 2001 e ottiene numerosi piazzamenti in vari altri concorsi in Italia. Ed è proprio grazie ai successi di Ossa che Henk e Toos Knegt ritrovano Havinia: consultando un sito internet di risultati di concorsi internazionali… e imbattendosi in lei del tutto casualmente. A Toos non pare vero: si mette in contatto con gli amministratori di quel sito internet (italiano) e da quel momento riprende il ‘contatto’ con la sua amatissima ex puledrina.
Quello che per il momento Toos ancora non sa è che lei non è la sola a seguire con grande attenzione Havinia: lo sta facendo anche Gianni Govoni! Il quale dopo aver gareggiato alle Olimpiadi di Sydney 2000 e nel Campionato d’Europa di Arnhem 2001 con la favolosa Las Vegas adesso si dimostra molto interessato alla figlia di Grosso Z: e quando scopre che la cavalla è effettivamente in vendita non ci pensa due volte e l’acquista al volo. Pensa che adesso Havinia possa essere effettivamente una valida spalla per Las Vegas… Havinia all’inizio del 2002 arriva nelle scuderie del campione azzurro: a Toos e Henk Knegt non pare vero… facile immaginarlo. «Figurarsi cosa mi è passato per la mente», racconta Toos, «quando nel marzo del 2002 ho saputo che Gianni Govoni sarebbe stato il nuovo cavaliere di Havinia! Ecco perché io credo fermamente nel destino, questa non è altro che una conferma. Il fatto è che a un certo punto tutte le tessere del mosaico vanno a finire nel posto giusto, prima o poi è così, io ne sono convinta».
Inizia una storia meravigliosa. Havinia spalla per Las Vegas? No: Havinia diventa la stella numero uno… Gianni Govoni e Havinia ben presto compongono il binomio più forte tra quelli azzurri di massimo livello. Qualunque concorso cui prendano parte li vede tra i protagonisti. Havinia ha un modo tutto particolare e molto personale di vivere ciascun concorso: comincia non molto bene, spesso proprio male, poi il livello delle sue prestazioni cresce in modo spettacolare fino a raggiungere la vetta nelle gare principali. Govoni è un campione stupendo e in sella ad Havinia esalta come meglio non sarebbe possibile le sue qualità di fuoriclasse purissimo. Uno spettacolo.
Il crescendo è travolgente e tocca il suo culmine nei circa trenta giorni compresi tra il 24 agosto e il 21 settembre del 2002. A Donaueschingen, in Germania, il 24 agosto va in scena la finale mondiale Samsung del circuito di Coppa delle Nazioni. Una finale secca: le squadre più forti del mondo si affrontano in una gara che vale il titolo ripartendo da zero. L’Italia comincia con Bruno Chimirri su Landknecht: 4 il primo giro e 4 il secondo. Poi Jerry Smit con lo strabordante Jamiro: doppio netto! Quindi Vincenzo Chimirri su Defi Platière: super netto nel primo giro, ma un pesante fardello nel secondo… Gianni Govoni e Havinia sono il quarto binomio azzurro, il binomio decisivo: formidabile percorso netto nel primo giro, ma il secondo si annuncia come drammatico dopo il forte carico di penalità di Defi Platière… La tensione è spasmodica: ma quando le condizioni sono queste, e sotto la sella c’è un fenomeno, allora Gianni Govoni si esalta come solo i grandi campioni possono fare. Gianni Govoni e Havinia terminano con un secondo percorso netto che incorona l’Italia regina di Coppa delle Nazioni, Gianni galoppa con il pungo sollevato urlando di gioia, il commissario tecnico azzurro Duccio Bartalucci e gli altri cavalieri italiani si abbracciano come ubriachi… L’Italia è lassù: dietro ci sono Belgio, Francia, Svizzera, Stati Uniti, Svezia, Olanda e Germania…
La squadra azzurra si avvia verso il Campionato del Mondo di Jerez de la Frontera sull’onda dell’entusiasmo. Havinia si presenta nella massima competizione mondiale dopo aver fatto tre Coppe delle Nazioni e averle vinte tutte e tre: sei percorsi, cinque netti, un 4. Da anni, da decenni non si respirava un’atmosfera così inebriante… Troppo, forse: la sfortuna quindi ci colpisce impietosa… Jamiro, Defi Platière e Landknecht si fanno male: sono fuori! Jerry Smit quindi schiera Lux, eccellente cavallo senza alcun dubbio, ma un Jamiro che sta bene non ha confronti possibili. Vincenzo Chimirri monta la grigia italiana Rosa VIII. Bruno Chimirri vorrebbe spaccare le montagne dalla rabbia: ma segue la squadra e si danna l’anima per aiutare tutti, sempre, senza risparmiarsi mai; viene sostituito da Massimo Grossato ed Elkintot, binomio in grande ascesa e che nel 2001 si era confermato ai massimi livelli.
Campionato del Mondo, dunque. Al termine della prima prova – quella di velocità in tabella C – l’Italia è al 13° posto: Govoni e Havinia segnano proprio il risultato meno brillante tra quelli degli azzurri, 61° posto, anche una fermata… proprio come talvolta era già accaduto ad Havinia in diverse occasioni il primo giorno di gara… Gianni sente il fuoco bruciargli dentro… Nella finale a squadre dove si deve giocare il tutto per tutto Gianni Govoni e Havinia compiono l’impresa forse più eccitante di tutta la loro storia insieme: doppio netto, come solo altri sei concorrenti su un totale di novantasei riescono a fare. Un doppio netto che catapulta Govoni al 12° posto della classifica con una rimonta imperiosa, dunque nei primi venticinque che vanno a sfidarsi nella semifinale individuale. Quella dalla quale usciranno i magnifici quattro destinati alla finalissima con lo scambio dei cavalli.
Sabato 21 settembre 2002. Semifinale. La sensazione è quella che possano accadere grandi cose. Havinia è sempre andata migliorando nell’arco delle giornate di qualunque concorso. Viene da un doppio netto spettacolare. Inevitabilmente la memoria corre: Raimondo d’Inzeo campione del mondo nel 1956, poi ancora nel 1960… Poi Graziano Mancinelli medaglia d’argento nel 1970, oro perso per un soffio… Poi più niente di niente di niente fino a oggi, quando Gianni Govoni e Havinia si propongono come uno dei binomi più forti del pianeta. C’è emozione nell’aria, forte emozione. Ma…
Cosa sarebbe successo se fosse successo? Cosa sarebbe successo se Gianni Govoni fosse entrato nei primi quattro? Cosa sarebbe successo se il nostro formidabile campione fosse andato a sfidare tre avversari dovendo montare i cavalli di tutti e tre e dunque mettendo in mostra quella sua impareggiabile capacità di interpretare qualunque soggetto istantaneamente, retaggio degli anni giovanili trascorsi a montare i cavalli da commercio di papà Govoni che volente o nolente dovevano saltare e saltare bene per essere venduti prima possibile e meglio possibile? Cosa sarebbe successo? E poteva succedere eccome… Certo che poteva succedere.
Semifinale individuale. Gianni Govoni e Havinia terminano il primo – enorme – dei due percorsi da par loro: a zero penalità… Come loro su venticinque concorrenti il solo Eric Navet su Dollar du Murier! Nessuno ha saputo emulare questi due fuoriclasse magnifici: Gianni Govoni ed Eric Navet. In questo momento Gianni Govoni è al quarto posto della classifica: al quarto… ! Secondo giro. Si parte in ordine inverso alla classifica generale provvisoria. Gianni Govoni è sospeso tra inferno e paradiso… Dovesse chiudere ancora a zero sarebbe fatta. Arriva la doppia gabbia. Gianni aggredisce l’ingresso: Havinia però tocca la barriera del secondo elemento. Quella maledetta barriera cade… Adesso dipende tutto dal risultato dell’amazzone svedese Helena Lundback con Mynta: se chiude a zero (dopo 8 penalità nel primo giro) in finale ci va lei, se chiude con un errore ci va Gianni Govoni. È qui che il destino decide che mai tutti noi avremmo saputo quello che sarebbe potuto accadere se fosse accaduto: perché non accadrà… Mynta colpisce una barriera con forza: quella barriera viene scossa con violenza, salta sui ferri, vibra… ma non cade. Non cade. Come invece era caduta quella colpita da Havinia. Due barriere: una cade, l’altra non cade. Gianni Govoni è escluso dalla finale individuale: è quinto in classifica. Eric Navet 6.29, Peter Wylde 9.55, Helena Lundback 11.62, Dermot Lennon 13.16, Gianni Govoni 13.77. Gianni Govoni quinto nella classifica finale del Campionato del Mondo. E pensare che sarebbe potuto accadere di tutto…
Il 2002 sta per finire. Natale è ormai prossimo. Toos Knegt scrive una lettera a Gianni Govoni, a nome anche di suo marito Henk: «Caro Gianni, vogliamo ringraziarti per i fantastici momenti che tu e Havinia ci avete fatto vivere durante questo 2002. Io credo fermamente nel destino, ed era per l’appunto destino che tu e Havinia vi incontraste: ho avvertito questa specialissima sensazione già due anni fa quando a Sydney per la prima volta ti ho visto montare, e poi ancora ad Arnhem durante il Campionato d’Europa. Tu e Havinia siete compagni nello spirito. Vogliamo ringraziarti per il rispetto, l’amore e l’attenzione che le dedichi. Si vede che lei è una ragazza felice. La vostra fantastica stagione agonistica ci ha recentemente regalato un’altra gioia: gli allevatori olandesi hanno indicato Havinia come cavallo dell’anno! Penso tu possa immaginare quanto orgogliosi ci sentiamo in questo momento. È stato molto bello incontrarvi a Maastricht la settimana scorsa: grazie per averlo reso possibile. Vedere Havinia tornare in Olanda e gareggiare insieme ai più famosi cavalli del mondo è stata un’esperienza speciale. Perché vedi, devi tener presente che quando lei è nata noi eravamo là ad assisterla, l’abbiamo vista crescere giorno per giorno, poi l’abbiamo vista diventare mamma, e adesso la vediamo saltare nelle massime gare internazionali. È davvero un sogno che diventa realtà. Speriamo che il 2003 ti possa dare la stessa gioia che a noi ha dato il 2002. Noi per questo stiamo ancora vivendo su una nuvola e niente di ciò che potrà accadere in futuro sarà in grado di cancellare i nostri meravigliosi ricordi. Noi abbiamo la massima fiducia in te e in Havinia, e se – come fermamente credo – il destino ha una sua logica tu un giorno salirai sul podio più alto: e stai pur certo che quel giorno noi saremo lì al tuo fianco, a fare il tifo per te e a sostenerti in ogni modo possibile. Alla fine di questo indimenticabile anno il nostro pensiero è per te, per la tua famiglia e naturalmente per Havinia: dalle da parte nostra un grosso bacio e una razione extra di zucchero. Ci rivedremo presto. Tutti i migliori auguri da parte dei tuoi amici olandesi Toos e Henk Knegt».
Ecco la favola vera di Toos e Henk Knegt e di Havinia. E naturalmente del nostro incomparabile Gianni Govoni: un cavaliere meraviglioso.