Ginevra, 9 dicembre 2016 – Questa mattina alle 10 presso una sala dell’Hotel Starling di Ginevra ha avuto luogo una riunione molto importante dell’International Jumping Riders Club (Ijrc). Particolare, oltre che molto importante, poiché vi presenziavano anche il segretario generale della Fei Sabrina Ibanez e alcuni rappresentanti della stampa internazionale. L’ordine del giorno prevedeva diversi punti, ma naturalmente quelli particolarmente ‘caldi’ sono stati le variazioni del regolamento approvate dall’assemblea generale della Fei a Tokyo lo scorso 22 novembre riguardanti le Olimpiadi e il Campionato del Mondo. All’incontro è intervenuta una quantità davvero impressionante di cavalieri e addetti ai lavori, segno che i temi della discussione erano e sono molto sentiti. Presenti perfino due stelle del dressage internazionale come Isabell Werth e Monica Teodorescu. Il dibattito si è aperto con un intervento tanto freddo e distaccato nei toni quanto duro e severo nei contenuti di Steve Guerdat, che si è detto estremamente deluso dall’assenza del presidente della Fei Ingmar De Vos da un appuntamento del genere (al quale era stato espressamente invitato, visto i temi del dibattito) e anche da un concorso del genere, visto la disputa – questa sera – di una gara come la finale mondiale della Top-10 e di un Gran Premio valido per il Rolex Grand Slam domenica.
OLIMPIADI – Guerdat ha subito messo sul piatto il tema più caldo: la riforma del regolamento delle Olimpiadi (passaggio da quattro a tre componenti ciascuna squadra, eliminazione del drop-score) per i cavalieri è inaccettabile sotto ogni punto di vista. Guerdat ha detto di ritenere altamente offensivo che il presidente della Fei abbia risposto all’Ijrc dicendo che la contro-proposta del club è giunta sui tavoli della Fei solo qualche giorno prima della votazione, dimostrando documenti alla mano che in realtà il club era da tempo al lavoro sul tema e in pieno contatto con la Fei. “Semplicemente non siamo stati presi in considerazione nella maniera più assoluta”, ha concluso Guerdat. Sabrina Ibanez – alla quale va dato atto di una grande disponibilità al confronto, intervenendo a un incontro nel quale si sarebbe ovviamente trovata in una posizione diciamo non facile – ha spiegato che il presidente della Fei in questi giorni è impegnato a Hong Kong per questioni istituzionali riguardanti la stessa federazione internazionale. Per il resto ha dichiarato quello che da tempo la Fei ha sostenuto per giustificare la riforma: il Cio vuole aumentare il numero delle nazioni rappresentate per incrementare il volume delle trasmissioni televisive nel mondo e per rispondere al criterio di universalità che l’Olimpiade contiene in sé, ma senza aumentare il livello della quota di partecipazione riservata allo sport equestre. Di conseguenza – questo il ragionamento della Fei e che le federazioni nazionali hanno votato a Tokyo – l’unico modo per far fronte a tale richiesta è quello di togliere un componente a ciascuna squadra eliminando per forza di cose il drop-score. Ha aggiunto Sabrina Ibanez: “Dobbiamo dare la possibilità a tutti di poter sognare di raggiungere le Olimpiadi, perché questo sogno alimenta la crescita e la diffusione del nostro sport nel mondo”. La replica unanime dei cavalieri è quella contenuta nella loro proposta: diminuzione del numero delle squadre e aumento del numero degli individuali. Il motivo è abbastanza ovvio e semplice: ci sono nazioni che non hanno la possibilità di schierare una squadra, ma hanno qualche individualità di eccellenza; in questo modo il numero di bandiere viene incrementato, la quota viene rispettata, le squadre rimangono a quattro. Eric Lamaze ha detto con un filo di sarcasmo: “E’ bello che tutti sognino di poter arrivare alle Olimpiadi, ma il nostro è anche uno sport pericoloso: tra il sogno e la realtà ci sono diversi gradini da salire… Farebbe bene al nostro sport vedere in gara alle Olimpiadi nazioni i cui rappresentanti non finiscono il percorso? Oppure vogliamo ridurre le Olimpiadi a una gara di facilità talmente irrisoria da poter essere accessibile davvero a tutti?”. Sabrina Ibanez tuttavia ha replicato che la proposta è stata votata dalle federazioni nazionali, e che quelle avrebbero dovuto eventualmente coordinarsi con i propri cavalieri per esprimere infine il loro voto. Ancora Lamaze è intervenuto per portare all’attenzione dell’assemblea l’esempio del Canada: “Con la nostra federazione ci siamo riuniti, ne abbiamo discusso, ci siamo lasciati definitivamente in accordo sul no. Poi invece la mia federazione ha votato sì… !”.
NAZIONI CHE VOTANO – Il tema conseguente alla riflessione di Sabrina Ibanez è stato sollevato da Eleonora Ottaviani, direttore del club, che ha presentato una documentazione molto eloquente in merito. Premettendo che il criterio di democraticità nel voto è sacrosanto, ma domandandosi: “E’ giusto che nazioni di fatto inesistenti nel panorama dello sport equestre internazionale abbiano lo stesso potere di voto di altre che rivestono ben altro ruolo?”. Come si sa, a Tokyo hanno espresso il loro parere contrario alla riforma del regolamento olimpico federazioni quali Germania, Francia, Olanda e Svizzera. I dati parlano da soli: Francia, Olanda e Germania insieme riuniscono 13.141 cavalieri che praticano agonismo di alto livello, e dispongono in sede di assemblea generale Fei di tre voti, uno a testa; mentre – scusate la prolissità dell’elenco ma serve per avere l’idea – Isole Vergini, Haiti, Trinidad e Tobago, Cuba, Antigua, Barbados, Nicaragua, Islanda, Armenia, Etiopia, Maynamar, Jamaica, Senegal, Madagascar, Brunei, Mongolia, Sri Lanka, Pakistan, Botswana, Sudan, Macedonia, Andorra, Moldavia, Malawi, Cambogia tutte insieme producono 15 cavalieri e dispongono di un totale di 21 voti. Stessa cosa se si considera il numero di cavalli registrati: Francia, Olanda e Germania ne contano 21.270 per tre voti, mentre Yemen, Cambogia, Mongolia, Maynamar, Sri Lanka, Etiopia, Kenia, Malawi, Senegal e Swaziland tutte insieme di cavalli ne presentano… uno ma hanno 10 voti. Eleonora Ottaviani ha poi suscitato l’ilarità generale quando ha raccontato di un colloquio che lei ha avuto con i rappresentanti di alcune nazioni diciamo minori per sapere le ragioni del loro favore alla riforma: “Alcuni mi hanno risposto: perché due cavalieri li ho e magari ora delle prossime Olimpiadi riesco a trovarne un terzo, ho un ragazzino che adesso ha 16 anni che sta andando piuttosto bene… !”. Dunque Eleonora Ottaviani ribadisce che è giusto il criterio di ‘una federazione uguale un voto’, ma suggerisce che venga presa in considerazione l’idea per cui una federazione possa associarsi alla Fei – e dunque entri nel possesso del diritto di voto – solo in presenza di numeri circa cavalli e cavalieri tali da poter essere effettivamente rappresentativa di una realtà sportiva consistente. Diversamente alla Fei possa (anzi: debba) affiliarsi ma senza diritto di voto.
DRESSAGE – Molto apprezzato l’intervento di Monica Teodorescu e di Isabell Werth, alle quali è stato espressamente chiesto di portare l’esperienza di una specialità che nel tempo è spesso oscillata tra la partecipazione olimpica a tre e a quattro binomi per squadra. Entrambe concordi nel sostenere che la migliore qualità sportiva si sia avuta negli anni in cui la partecipazione delle squadre è stata a quattro; l’esatto contrario quando è stata a tre. Sia Teodorescu sia Werth hanno poi sottolineato come la spettacolarità del dressage consista soprattutto nella qualità della prestazione: lasciando chiaramente intendere che reputano controproducente per l’interesse dello spettatore trovarsi a dover assistere a gare frequentate da concorrenti il cui livello tecnico faticosamente raggiunga la media.
CAMPIONATO DEL MONDO – Abbiamo espressamente domandato a Sabrina Ibanez perché nessuno nel mondo degli addetti ai lavori, dei cavalieri, dei giornalisti fosse al corrente anche solo dell’idea di modificare il regolamento del Campionato del Mondo. La risposta del segretario generale della Fei è stata molto franca e sincera: “E’ vero, da questo punto di vista la comunicazione non c’è stata. La riforma è stata inserita nel documento che sarebbe stato votato dunque le federazioni avrebbero dovuto prenderne visione, ma dal punto di vista della comunicazione nel mondo dello sport abbiamo mancato”. Seconda domanda: perché è stata voluta tale riforma e perché tale riforma non riguarda il regolamento anche dei campionati continentali che – con l’esclusione della finale a quattro – è identico? Risposta: “Abbiamo sempre maggiori difficoltà nel ricevere candidature per ospitare i World Equestrian Games soprattutto in ragione della lunghezza del programma agonistico: dunque è necessario accorciare i tempi. La riforma è stata studiata in tal senso. Non è applicata ai campionati continentali perché in quel caso il problema non si pone e il programma funziona bene così come è”. Alla nostra eccezione – condivisa all’unanimità – proponendo che la finale a quattro divenga in realtà a tre e che si elimini una delle due manches della semifinale individuale pur di preservare il format tradizionale, Sabrina Ibanez ha lasciato intendere che forse qualche margine per rivedere la questione potrebbe esserci, ma ovviamente non avrebbe potuto essere lei oggi in tale sede a confermarlo o smentirlo definitivamente.
CONCLUSIONI – Oggi si è registrata una condivisione e una partecipazione dei cavalieri internazionali ai temi dibattuti davvero impressionante. Così come è risultato quasi spettacolare il divario di vedute e opinioni tra tutti loro e la Fei, rappresentata da una Sabrina Ibanez che ha potuto solo fornire spiegazioni ma non certamente garantire risposte. L’esito finale è abbastanza chiaro: il nuovo format olimpico non sarà variato con certezza del cento per cento; quello del Campionato del Mondo… è molto difficile che possa essere modificato ritornando al vecchio standard ma non del tutto impossibile: dipenderà anche molto dal movimento di opinione che si accenderà sul tema. Significativo in tal senso anche il parere espresso dal rappresentante del Jumping Owners Club (il club internazionale dei proprietari), il quale ha dichiarato di essere totalmente contrario a entrambe le due riforme. Christina Liebherr, presidente dell’Ijrc, ha concluso l’incontro invitando tutti coloro i quali abbiano la possibilità di manifestare il proprio pensiero sul tema a farlo senz’altro, in modo da rendere evidente agli occhi della Fei l’esistenza di un movimento d’opinione autorevole e consistente che non rispecchia necessariamente le decisioni prese dalla Fei stessa.