Ginevra, 9 dicembre 2017 – Difficile dire a caldo se è più la gioia o più la delusione. Molto difficile. Anzi, delusione è una parola grossa, troppo grossa per quello che è successo questa sera qui a Ginevra. Lorenzo de Luca è stato il primo italiano nella storia del salto ostacoli ad arrivare a disputare la finale della Top 10 Rolex Ijrc: un risultato di per sé enorme. Meraviglioso. Storico in senso letterale. Basterebbe questo, in effetti. Come poter anche solo pronunciare questa parola, delusione? Ma si sa: lo sport è fatto di situazioni che si sviluppano secondo una serie di variabili, non sempre piacevoli nel loro evolversi momento dopo momento. Quindi vediamolo, questo sviluppo momento dopo momento.
Lorenzo de Luca ha fatto una prima manche sontuosa. Imperiosa verrebbe da dire. In sella a Ensor de Litrange non solo è stato uno dei soli quattro percorsi netti della prima frazione di gara, ma è stato anche il più veloce. Un’equitazione meravigliosa che ha riassunto al meglio tutto quello che il nostro campione e il suo formidabile compagno di gara hanno prodotto nel corso di un anno che per entrambi sarà indimenticabile. Così guadagnandosi un privilegio apparentemente decisivo: quello di partire per ultimo nella seconda manche. Potendosi permettere l’ultima parola. Sapendo tutto degli avversari e non avendo dopo di sé alcun altro rivale. Il primo attacco potente arriva nella seconda manche da Eric Lamaze, il vincitore del 2016: il canadese gravato di un errore nel primo percorso spinge Fine Lady a un ritmo forsennato e chiude senza errori con quello che sarà il tempo migliore di tutta la gara, 40.27. Chi ha fatto zero nel primo giro non può stare di certo tranquillo, perché con un errore (sempre possibile) dovrebbe poi confrontarsi con questo tempo pazzesco… Prima di Lamaze, Gregory Wathelet con Eldorado aveva ugualmente chiuso a zero ma dopo due errori nel primo giro e Mikael van der Vleuten su Verdi aveva sommato un totale di 9 penalità. Poi è la volta di Steve Guerdat, che con Hannah commette due errori più uno del primo percorso. Poi Kent Farrington su Creedance: 4 più 8. E siamo così a metà della seconda manche. Il campione d’Europa Peder Fredricson su Christian K monta divinamente bene: termina a zero, ma aveva un punto di penalità sul tempo nel primo percorso, comunque va in testa alla classifica provvisoria. Inizia la serie dei quattro netti. La tensione è a mille. Comincia a prendere corpo in modo molto concreto la possibilità di vedere Lorenzo de Luca nei primi tre, se non addirittura… Ma sì, diciamolo: il pensiero è stato anche quello più grandioso possibile. Del resto le cose sembravano prendere la piega da cui poi nascono le imprese memorabili… Certo: gli avversari per Lorenzo de Luca si sarebbero chiamati Scott Brash, Harrie Smolders e Kevin Staut, roba da far tremare i polsi… Scott Brash su Ursula fa uno dei suoi tipici percorsi: è velocissimo senza sembrare di esserlo, tutto scorre come acqua in discesa, zero in 42.83. Poi Harrie Smolders su Don VHP Z: un dentro/fuori del cavallo con i posteriori dentro un largo da cui arriva l’errore avvalora la sensazione che le cose si stiano davvero mettendo nella maniera giusta. Kevin Staut però produce un capolavoro da togliere il fiato: attacca con lucido calcolo ogni centimetro di terreno su traiettorie perfette, il cavallo è messo nelle condizioni ideali su ogni salto, non deve salvare niente perché non c’è niente da salvare, solo saltare e galoppare, al resto ci pensa un pilota favoloso. Zero in 40.90.
Dunque: primo Staut a 40.90, secondo Brash a 42.83, terzo Fredricson con un punto in 49.72, quarto Lamaze con 4 in 40.27. Questa è la situazione nel momento in cui entra in campo l’ultimo concorrente, Lorenzo de Luca su Ensor de Litrange. Ci troviamo alla vigilia di qualcosa di storico? Di indimenticabile? Sta per compiersi il destino meraviglioso? L’impresa è tremenda, però: come si fa a battere il prodigio di Staut? De Luca parte. Prende il numero uno in diagonale per togliere terreno verso il numero due: segno che il nostro cavaliere intende dare battaglia. Tutto procede per il meglio: Ensor in effetti è fresco e reattivo, proprio come Lorenzo aveva detto alla vigilia. Si riceve dalla gabbia e chiude subito la girata verso sinistra per tornare indietro e andare verso il largo che sarà l’ultimo ostacolo prima della linea finale, lo prende un po’ in diagonale da sinistra verso destra perché poi verso destra c’è la girata per andare alla fine, la parabola quindi è leggermente diagonale sulla larghezza dell’ostacolo e… maledizione, in ricaduta il posteriore destro di Ensor colpisce dall’alto in basso la seconda barriera del largo che – disgraziata e maledetta – cade. Lorenzo de Luca continua nel suo ritmo e finisce dopo aver saltato gli ultimi due ostacoli della linea conclusiva: 4 penalità, ma 42.08… dunque dietro Staut, dietro Brash, dietro Fredricson e anche dietro quel diavolo di Lamaze. Quindi quinto posto in classifica.
Si può essere delusi? Sì, se si pensa che se quella maledetta barriera non fosse caduta Lorenzo de Luca sarebbe stato secondo… Ma le barriere cadono: con i se e con i ma lo sport non ha nulla a che fare. No, nessuna delusione: vogliamo scherzare? Lorenzo de Luca ha comunque fatto qualcosa di valore enorme, qualcosa che rimarrà nella storia del salto ostacoli azzurro ormai definitivamente e per sempre. La sua faccia alla fine era quella di chi non è soddisfatto per niente. Comprensibile. Ma è il momento: poi passa. E quello che rimarrà subito dopo è la consapevolezza di aver vissuto in prima persona, e di aver fatto vivere a tutto il mondo del salto ostacoli italiano, qualcosa di cui fino a prima di oggi non si conosceva né il sapore né la consistenza. E nemmeno l’esistenza. No, nessuna delusione. Solo gioia.
LA CLASSIFICA DELLA FINALE TOP 10 ROLEX IJRC