Bologna, sabato 30 novembre 2019 – E’ un’età come un’altra, è un compleanno come un altro. Si dice sempre così, ed è vero che sia così. Ma allo stesso tempo per convenzione e abitudine e costume della nostra vita il compleanno dei 50 anni ha un valore simbolico abbastanza significativo: niente a che fare con l’essere giovani o con l’essere vecchi… è solo che si tratta di una cifra che dà il senso di una vita vissuta mentre se ne ha ancora tantissima da vivere. Il nostro sport da questo punto di vista è meraviglioso: perché si dilata dentro la vita di una persona lungo tempi di grande longevità, talvolta addirittura coincidendo con il per sempre.
Paolo Paini oggi compie 50 anni e ne parliamo qui adesso per due motivi. Il primo è per fargli gli auguri, ma paradossalmente è il meno importante… Il secondo è quello più importante: Paolo Paini e la sua vita e la sua storia potrebbero essere presi come perfetto esempio per raccontare la bellezza del nostro sport, o per meglio dire una delle tante bellezze del nostro sport. Nel 2016, quindi solo quattro anni fa, Paolo Paini ha esordito in Piazza di Siena: il suo primo Csio di Roma. A 46 anni. Da quel momento lui e la sua formidabile Ottava Meraviglia di Ca’ San Giorgio sono diventati protagonisti assoluti del salto ostacoli azzurro. Da allora a oggi sono successe tantissime cose, Paolo e Ottava sono passati attraverso successi magnifici e anche attraverso qualche delusione: questi quattro anni sono però la punta di un iceberg che sotto la linea di galleggiamento nasconde tutta una vita vissuta da Paolo Paini con i cavalli e nello sport, una vita di dedizione, di sacrificio, di lavoro, di passione…
Ecco quello che nel maggio del 2016 scrivevamo su queste stesse pagine per salutare l’esordio di Paolo Paini in Piazza di Siena: “Paolo Paini invece pur non essendo vecchio non è più giovane. Lui ha vissuto e le cose le sa. Lui certamente è passato attraverso le tristezze e le delusioni come pure attraverso l’eccitazione e l’entusiasmo. Ci sarà stato magari più di un momento in cui avrà pensato che tutto fosse ormai già detto e fatto, che non ci sarebbe stato più niente di nuovo e niente di meglio, per poi magari subito dopo trovare nuovi stimoli e nuove motivazioni ed essere gratificato semplicemente – ma pienamente – nel montare i suoi cavalli tutti i giorni, godendo di quei piccoli progressi quotidiani vissuti dentro i quattro lati del suo maneggio di casa o del campo ostacoli del concorso normale e di routine. Quando la soddisfazione migliore è quella di sentire i propri cavalli progredire con regolare costanza senza che questo implichi necessariamente un apprezzamento pubblico. Quando la sera si va a letto felici semplicemente perché il lavoro della giornata è andato bene, perché i cavalli hanno saltato bene, perché l’intesa è migliorata, perché la sensazione è che si possa fare qualcosa di più, che ci sia un margine ulteriore. Paolo Paini avrà guardato chissà quante volte Piazza di Siena in televisione o anche da spettatore sul posto, ma a bordo pista; e forse da bambino si sarà emozionato al solo pensiero di quel campo ostacoli dentro il quale succedevano cose che anche lui avrà sognato di poter fare un giorno. Poi la sua carriera di cavaliere si è sviluppata con un forte senso di applicazione e con una chiara determinazione: ma senza cavalli stratosferici, senza spese folli, senza progetti improponibili. Cavalli giovani, meglio se italiani, molto lavoro, la condivisione di tutto con Fabrizia Stefani, una compagna meravigliosa e perfettamente allineata (non sarebbe potuto essere che così, del resto) ai toni e ai modi e ai contenuti di una vita che si struttura su queste basi solide, concrete e realistiche. E il tempo passa. E i pensieri si fanno. E le cose accadono. E quindi poi succede una cosa. Succede che lentamente e progressivamente tutti gli ingredienti si amalgamano formando qualcosa di diverso dalle singole individualità di partenza: i cavalli del gruppo crescono e migliorano, la situazione della scuderia è tale per cui si può pensare di salire quel gradino di più e poi due gradini di più, la certezza di trovarsi nel posto giusto nel momento giusto, la certezza del fatto che il lavoro immesso sui cavalli si è trasformato in carburante utile a una lunga autonomia… Ed ecco quello che accade: Paolo Paini comincia a mettere in fila stagioni agonistiche senza particolari acuti ma tutte caratterizzate da quella consistenza e da quella costanza di rendimento che per qualsiasi cavaliere rappresentano la soddisfazione più grande. La conseguenza di tutto questo Paolo Paini se la godrà giovedì prossimo quando entrerà in Piazza di Siena per la prima gara del suo primo Csio di Roma. E a quel punto potrà succedere di tutto: per ipotesi i risultati sul campo potranno essere negativi (non lo si può escludere ma non è da credere), mediocri, buoni, eccellenti. Nessuna di queste eventualità però potrà condizionare nemmeno a posteriori la soddisfazione che un uomo di quarantasei anni sta assaporando oggi per la prima volta dopo almeno trent’anni di sport vissuto, più che praticato. Tutto quello che è accaduto in questi trent’anni rende possibile oggi apprezzare in modo completo e totale ciò che si è costruito e il risultato prodotto. E dunque la storia di cui si sta parlando non è solo la storia di Paolo Paini: è una storia simbolica, che rappresenta i valori migliori del nostro sport, che rappresenta tutti coloro i quali in questo credono, che rappresenta amazzoni e cavalieri che come Paolo Paini lavorano con passione e dedizione magari non ancora riconosciute e valorizzate ma che prima o poi porteranno a frutti maturi e gustosi”.
Quindi, buon compleanno a Paolo Paini. E augurandolo a lui ricordiamo a tutti noi che la passione, quella vera, quella vissuta senza condizioni e senza confini, rende le persone non solo migliori: le rende anche felici.