Bologna, martedì 16 novembre 2021 – Cortese e discreto, ma con la fermezza che gli è tipica: Steve Guerdat ieri è stato molto duro nei confronti dei rappresentanti delle federazioni nazionali in occasione del suo intervento durante i lavori dell’Assemblea Generale della Fei in corso ad Anversa (Belgio). “Mi piace pensare che io non dovrei essere qui perché sareste voi come federazioni nazionali a dover rappresentare noi cavalieri”, ha detto il fuoriclasse elvetico a lungo numero uno del mondo. Il tema della discussione è uno dei più ‘caldi’ di questi ultimi anni: il regolamento della gara di salto ostacoli a squadre e individuale alle Olimpiadi.
Come è noto, in vista dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020 (poi rinviati a questo 2021 a causa della pandemia) il regolamento è stato cambiato in varie parti, ma la modifica più consistente è quella che riguarda la composizione delle squadre che è passata a da quattro a tre binomi con la conseguente impossibilità di utilizzare il cosiddetto drop-score, cioè lo scarto del peggior punteggio tra i quattro nel calcolare il totale per ciascuna rappresentativa. Contro questa novità (relativa, peraltro: si è gareggiato a tre fino al 1968, poi dal 1972 al 2016 a quattro) si è espressa la quasi totalità dei cavalieri fin dal momento in cui è stata ufficializzata, e dunque ben prima dell’appuntamento a cinque cerchi in Giappone.
Domani l’Assemblea Generale dovrà votare circa la possibile revisione del regolamento olimpico in vista di Parigi 2024 (incluso quello relativo ai criteri di qualificazione), ma la commissione salto ostacoli della Fei ha già fatto sapere che da parte sua vi è il pieno sostegno della attuale formula, così come raccomandato dal Comitato Olimpico Internazionale. Da parte loro i cavalieri rappresentati dall’International Jumping Riders Club (e da voci autorevoli quali quelle di Ludger Beerbaum, Rodrigo Pessoa, Nick Skelton, McLain Ward, oltre che dello stesso Steve Guerdat ovviamente, solo per dirne alcuni… ) sostengono fermamente che il format a tre va contro i principi di rispetto del benessere dei cavalli.
Tutto lascia credere che l’opinione dei cavalieri non sarà tenuta in grande conto, e che dunque anche Parigi 2024 vivrà sul medesimo regolamento di Tokyo 2020. Si aprirà così una situazione di crisi probabilmente inedita, nel senso che mai prima d’ora si è verificato uno ‘scollamento’ così radicale tra l’opinione della base degli atleti e la massima istituzione di riferimento. Difficile dunque prevedere quali potrebbero essere a lungo termine le conseguenze di tale dato di fatto.