Bologna, 13 dicembre 2016 – Vincitore del Campionato d’Italia (per la terza volta e con tre cavalli diversi, tra l’altro). Vincitore di un difficile Gran Premio come quello dello Csi a tre stelle di Mannheim. Vincitore della Coppa delle Nazioni dello Csio di Dublino. Secondo classificato nei Gran Premio dello Csio a cinque stelle di Al Ain e dello Csi a due stelle di Saint Lo. Altre quattro volte nei primi dieci posti di Gran Premi internazionali (10° a Piazza di Siena). E per finire a Ginevra, nel Gran Premio del concorso indoor più importante del mondo, un percorso magnifico con un maledetto errore sul verticale di ingresso della gabbia ostacolo numero tre: ma dimostrando – o meglio: confermando – di formare con Ares un binomio di livello internazionale massimo. Insomma: per Emilio Bicocchi il 2016 è stato un anno davvero da incorniciare.
Cosa ha pensato alla fine del suo percorso a Ginevra?
«Sensazioni contrastanti. Da una parte una grande gioia perché il cavallo ha saltato veramente molto bene: non ho avuto alcuna difficoltà durante tutto il percorso, nonostante si trattasse di un impegno di tutto rilievo. Ma proprio per questo anche grande rammarico nell’aver commesso un errore per mia colpa: sono arrivato un po’ troppo vicino a quel verticale di ingresso della gabbia, l’errore è stato solo e soltanto mio, qui non c’è proprio da appellarsi a fortuna e sfortuna. Quindi un po’ di rammarico: questo sì».
Nella panoramica generale delle prestazioni di Ares come si colloca la gara di domenica scorsa?
«Diciamo che il cavallo quest’anno ha saltato sempre molto bene. L’unico periodo durante il quale c’è stato un po’ un calo di forma si è verificato dopo Dublino: a Hickstead la settimana successiva Ares ha risentito della stanchezza dovuta sia agli impegni in campo ostacoli sia ai viaggi, lì ha fatto un concorso difficile e quindi ne ha risentito anche sotto il profilo del morale, quindi poi ha fatto un paio di concorsi andando non dico male ma non certo secondo il suo abituale standard. Poi ha fatto Roma allo Stadio dei Marmi andando così così, per fortuna non abbiamo fatto Barcellona perché gli altri cavalieri erano decisamente più in forma di me, e quindi abbiamo riposato un po’. Ares ha ritrovato ben presto sia forma sia morale e Verona, Vermezzo e Ginevra sono stati concorsi molto buoni».
Ma si può dire che il Gran Premio di Ginevra sia stata la gara migliore della stagione di Ares?
«Ha saltato molto bene ma non è stata una sorpresa, analizzando tutto il suo 2016. Diciamo piuttosto che si contano più facilmente le gare andate male, tra le quali di certo la Coppa delle Nazioni a Roma».
Ecco: perché non è andata bene quella Coppa delle Nazioni?
«Secondo me perché io non ho fatto un buon campo prova per il secondo giro. E nel primo giro non ho montato bene. Quindi la somma delle due cose ha fatto sì che nel secondo percorso il cavallo fosse un po’ stressato e non più molto disponibile. Me lo ero messo contro, diciamo».
Però il 2016 è stato l’anno della definitiva conferma del valore del suo cavallo, no?
«Eh sì, direi di sì. Ares ha dieci anni, ormai, e secondo me lui è un cavallo straordinario perché ha tutto dalla sua, la forza, la qualità, i mezzi, lo stile, la velocità… Poi io penso che a partire dalla seconda metà della stagione dei nove anni un cavallo debba essere… un cavallo: tutte le attenuanti di una età giovanile, di una scarsa esperienza a quel punto non sono più valide… ».
A proposito di maturità: lei il giorno prima del Gran Premio di Ginevra ha compiuto 40 anni! Un bella coincidenza: pensa che sia significativa?
«Eh… diciamo che un po’ si invecchia! Non voglio dire che sia stato un giorno come un altro, però bisogna guardare avanti: se si guarda indietro ci si impressiona un po’… ».
Guardiamoci indietro solo fino al primo gennaio 2016, allora: lei è contento della stagione del salto ostacoli azzurro in senso generale?
«Secondo me è stata un’annata eccezionale per tutti. L’unica cosa che non è andata come si sperava sono state le Olimpiadi per Emanuele Gaudiano: lui meritava molto di più per i risultati con i quali è arrivato a Rio de Janeiro, ma questi sono gli inconvenienti che ci possono essere in una gara secca. Direi che quello è stato l’unico risultato severo per l’equitazione italiana del 2016, che per il resto è stato un anno fantastico».
Sembra che da parte dei cavalieri ci sia anche una bella condivisione di un progetto del quale sentirsi protagonisti tutti insieme…
«C’è un ottimo spirito di squadra tra i cavalieri, una buona sintonia tra tutti: e questo è un vantaggio, un fattore molto importante».
Cosa vede quindi per il 2017?
«Diciamo che il salto di qualità tra il 2015 e il 2016 è stato spettacolare: se si ripropone nella stessa misura tra il 2016 e il 2017… beh, rischiamo di essere davvero tra le migliori squadre in assoluto. Ma se anche riuscissimo a riproporre i risultati del 2016 non sarebbe per niente male… ».
Pensa che per Ares e per lei come binomio ci siano margini di miglioramento ulteriore?
«Ci devono essere assolutamente! Bisogna sempre vedere la possibilità di migliorare. Per esempio la gara di Ginevra è stata molto positiva ma non abbiamo mica vinto… C’è stato un errore e quell’errore va tolto. L’equilibrio con un cavallo è sempre un equilibrio dinamico: se ci si ferma non c’è più storia».