Bologna, mercoledì 11 settembre 2019 – Operazione Barcellona partita. Il che vuol dire operazione Olimpiadi: la finale del circuito mondiale di Coppa delle Nazioni in Catalogna dal 3 al 6 ottobre prossimo sarà infatti la nostra ultimissima opportunità per qualificarci per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020, dopo aver fallito gli appuntamenti del Campionato del Mondo di Tryon 2018 e del Campionato d’Europa di Rotterdam 2019. A Barcellona la squadra migliore in classifica finale tra quelle ovviamente non ancora qualificate staccherà il tanto ambito biglietto per il Giappone. Una sola squadra. Un solo posto a disposizione. Il selezionatore federale Duccio Bartalucci ha ufficializzato la formazione azzurra che andrà all’assalto del risultato: Emilio Bicocchi su Evita SG Z, Lorenzo de Luca su Dinky Toy van de Kranenburg, Massimo Grossato su Lazzaro delle Schiave, Luca Marziani su Tokyo du Soleil, Paolo Paini su Ottava Meraviglia di Ca’ San Giorgio. Due le riserve: Giulia Martinengo Marquet su Elzas e Riccardo Pisani su Chaclot. A margine di tutto questo due considerazioni fondamentali. La prima: dal 1996 a oggi siamo stati capaci di qualificarci per le Olimpiadi una sola volta, Atene 2004, tutte le altre le abbiamo mancate. La seconda: nel 2018 siamo stati a un passo dalla vittoria della finale di Barcellona (che però allora non valeva per alcun altro obiettivo se non il prestigio del successo finale). Aggiungiamocene una terza: tutto il mondo del salto ostacoli azzurro brucia dalla voglia di conquistarla, questa qualifica benedetta o maledetta che dir si voglia… Ma per conquistarla dovremo fare meglio di un avversario davvero temibile che come noi è alla caccia del pass per Tokyo: l’Irlanda. La battaglia sarà tremenda: noi siamo certamente in grado di combatterla al meglio, anche perché i nostri cavalieri arriveranno a Barcellona carichi come non mai, ma altrettanto certamente non esiste un diritto divino o superiore che stabilisce che si debba essere per forza di cose noi a dover fare le valigie per Tokyo… Ovvio. Se i più bravi saremo noi allora le Olimpiadi le avremo meritate: se sarà più brava l’Irlanda le avranno meritate i cavalieri dell’Isola dello Smeraldo. Lo sport è questo.
Sì, lo sport è questo. Cioè: dovrebbe essere questo… Perché in realtà sulla finale di Barcellona pesa a nostro vedere come un macigno un caso molto spinoso per non dire scandaloso. Quello della Spagna. La Spagna non ha alcun diritto sportivo di partecipare alla finale di Barcellona se non quello – stabilito peraltro dal regolamento – derivante dall’esserne il Paese organizzatore. E come conseguenza di ciò può ambire alla qualifica olimpica a sua volta: ed è questo il fatto scandaloso. Ci sono molte discussioni sul tema in corso in questi giorni tra la Fei, le federazioni nazionali, la Federazione Europea, il Club Internazionale dei Cavalieri di Salto Ostacoli: vedremo come se ne uscirà, ma di certo che la Spagna abbia questa opportunità senza alcun titolo conquistato sul campo per averla è del tutto antisportivo. Soprattutto in considerazione di un fatto: la finale del circuito di Coppa delle Nazioni è sempre stata organizzata a Barcellona… Sempre. Nonostante il regolamento dica che la finale deve essere organizzata tra la fine di settembre e la metà di ottobre a seconda delle condizioni climatiche del Paese ospitante… In realtà la Fei come Paese ospitante ha scelto sempre e soltanto la Spagna. Quindi la Spagna ha partecipato alla finale ogni anno dal 2013 a oggi indipendentemente dai titoli conquistati sul campo (a differenza di tutte le altre partecipanti). E questo semplicemente non è giusto. Un po’ meno… ‘non giusto’ sarebbe il caso in cui la Fei ogni anno decidesse di assegnare la finale a una nazione sempre diversa (oppure alla nazione vincitrice dell’anno precedente): ma così è inaccettabile. La Spagna praticamente se ne è rimasta seduta sulla poltrona del soggiorno di casa a guardare in tv tutte le altre che si scannavano tra di loro in giro per l’Europa e poi eccola lì: a Barcellona anche lei solo per diritto gratuito. No: inaccettabile. Le regole devono valere per tutti allo stesso modo: questo è lo sport.
Detto ciò, rimane il fatto che noi in teoria non dovremmo guardare in faccia a nessuno: e puntare semplicemente a essere i migliori, senza star lì a crucciarci troppo dei diritti e dell’etica… Piazziamo una scarica di percorsi netti, vinciamo la finale così non ce n’è per nessuno… Ce la possiamo fare? Beh, l’anno scorso ce l’abbiamo fatta. Quasi, fatta. Perché quest’anno non dovremmo poter fare meglio?