Bologna, domenica 3 ottobre 2021 – Nel valutare ciò che è accaduto ieri sera a Barcellona, e ciò che tale accaduto avrà come conseguenza, bisogna cercare di mantenere quella freddezza e quel distacco che obiettivamente a caldo non vengono propriamente naturali.
Ieri sera siamo stati vittime – tutti: indistintamente – di un disastro (sportivo, s’intende: che nella vita i veri disastri sono ben altri… ). Questo è chiaro e non strombazzarlo ai quattro venti non vuol dire disconoscerlo: semplicemente vuol dire trovare inutile rimarcare una evidenza lampante perfino ai sassi.
Perché un disastro? Per due motivi: uno, il risultato in sé stesso; due, le conseguenze. Il risultato in sé stesso brucia come sempre brucia essere ultimi in una grande competizione in cui c’è in gara la nostra squadra nazionale. A ben vedere tutto ciò non sarebbe accaduto se nella gara di qualificazione venerdì sera Chaclot non avesse deciso di non saltare il muro bianco numero sette. Le obiezioni a questa considerazione possono essere due: la prima, il rifiuto di Chaclot non avrebbe avuto conseguenza alcuna se prima di lui gli altri avessero chiuso la questione per il meglio; la seconda, con i se e con i ma non si fa lo sport. Ma le penalità degli altri azzurri prima del percorso di Chaclot hanno avuto ragioni tecniche ben precise e in un certo senso le potremmo considerare ‘giuste’, mentre quel rifiuto opposto a Riccardo Pisani dal suo cavallo è stato del tutto fuori dalla logica, causato da circostanze su cui è impossibile intervenire semplicemente perché i cavalli non sono macchine (il che è il bello del nostro sport: nel bene come nel male) bensì esseri viventi che possono anche decidere le cose di testa propria: ricordate Baloubet du Rouet alle Olimpiadi di Sydney 2000? Rodrigo Pessoa era lanciato verso una vittoria ormai quasi matematica… due rifiuti e addio… Oppure Egano alle Olimpiadi di Barcellona 1992? Jos Lansink sembrava potesse solo perdere la medaglia d’oro: ma un muro è stato invalicabile… Allora: sono due scarsoni Rodrigo Pessoa e Jos Lansink?
La verità è che quel rifiuto di Chaclot non è stato frutto di una ragione tecnica o fisica: il cavallo ha semplicemente deciso di non saltare nonostante il suo cavaliere. Spaventato da quell’ostacolo… strano? Chi lo sa: può essere. Fatto sta che Chaclot in tutto quel percorso non ha toccato una sola barriera e se non avesse avuto quella esitazione del tutto fuori da questioni di carattere tecnico e fisico avrebbe chiuso a zero e adesso noi staremmo parlando di un’Italia nella finalissima di Barcellona… Quindi ciò dimostra che lo sport è fatto anche di episodi che orientano il corso degli eventi in un senso o nell’altro, una regola che peraltro vale sempre e vale per tutti. Alla luce della situazione attuale non si può tuttavia non considerare la differenza che si sarebbe determinata senza quel rifiuto: noi saremmo rimasti con tutti i nostri problemi, ovviamente, ma le conseguenze sarebbero state diverse.
Le conseguenze, appunto: le conseguenze sono il secondo motivo che ci fa considerare disastroso l’accaduto di ieri. Con il nostro ultimo posto siamo retrocessi nella Seconda Divisione (non si chiama più così, ma il vecchio titolo rende l’idea infinitamente meglio) di Coppa delle Nazioni. Domandiamoci: al di là del fatto che tale retrocessione è perfetta per alimentare la grancassa di chi vorrebbe buttare via con l’acqua sporca anche il bambino, ebbene, tale retrocessione è davvero un male? In tutta obiettività sì, lo è. E non perché sia indecoroso che l’Italia stia lì o perché sia un fallimento rispetto agli obiettivi dichiarati: ci siamo già stati in passato, e come noi anche fior di nazioni ben più forti e potenti di noi. No: il problema vero è che senza la possibilità di gareggiare nelle Coppe delle Nazioni della Prima Divisione viene meno una fondamentale risorsa di preparazione – e di partecipazione, di stimoli, di motivazioni, di obiettivi – per una squadra come la nostra, e per cavalieri e cavalli come i nostri. Questo è il problema reale. Anche se è poi vero che per fare bene la Prima Divisione bisogna avere risorse adatte e congrue… ma questo è un argomento successivo.
Ora, altra domanda: qual è stato quindi il vero problema ieri sera? L’evidenza è – come detto – lampante: i nostri cavalli sono crollati. E lo hanno fatto in un modo che non ha avuto eguali praticamente mai (per fortuna!) nel corso degli ultimi anni. E’ stato come veder franare un muro sotto i colpi della demolitrice. Ma prendere atto di ciò non vuol dire che ai nostri cavalli si dà la ‘colpa’, o che non li si ritenga all’altezza del compito. Oppure si vuol davvero pensare – come qua e là si legge nelle discussioni sui social – che i nostri cavalieri non sappiano montare a cavallo? Che siano dovute alla loro incapacità le 12 penalità di Naiade d’Elsendam Z, le 14 di Vanità delle Roane, le 17 di Conquestador e il ritiro di Chaclot? Che il disastro sia dovuto al fatto che loro non… sanno tenere il tallone basso e la suola in fuori? O che vadano in giro per i concorsi solo per ‘farsi belli’? O che pensino solo ai soldi? Via, siamo seri…
A proposito di cavalieri. C’è anche una questione di carattere ‘umano’ (diciamo) che mai come oggi, in questo momento cioè, deve essere tenuta in conto. Piergiorgio Bucci, Fabio Brotto, Antonio Garofalo, Riccardo Pisani hanno avuto sulle loro spalle l’intero destino del salto ostacoli italiano per il 2022. Fermiamoci un attimo e cerchiamo di capire cosa possa aver voluto dire una cosa del genere, come si devono sentire loro adesso, quali i loro pensieri e le loro sensazioni. E poi consideriamo tutto il resto. Pensiamo alla carriera formidabile di Piergiorgio Bucci, pensiamo al magnifico binomio che Fabio Brotto ha costituito con Vanità delle Roane nel Campionato d’Europa di Riesenbeck, pensiamo alla eccellente qualità del rendimento di Antonio Garofalo e Conquestador dalla fine del 2019 a… l’altro ieri, pensiamo alla bellezza del doppio netto di Riccardo Pisani e di Chaclot nella Coppa delle Nazioni di La Baule quest’anno… Pensiamo a tutto questo. Perché lo sport equestre non è come il calcio: togli un giocatore e ne metti un altro, oppure licenzi l’allenatore e lo sostituisci con quello che ti sembra più bravo. No. Non funziona così. C’è addirittura chi ha scritto che Duccio Bartalucci si dovrebbe dimettere… Bene: ipotizziamo che lo faccia, per assurdo. Arriva un selezionatore nuovo e cosa fa? Chi convoca per le gare di… domani? Con quali cavalli? Forse Tokyo du Soleil, Cornetto K, Casallo Z, Ensor de Litrange, o magari The Rock, Merano e Ambassador… ?
Se i nostri cavalli sono fisicamente crollati tutti nello stesso momento un motivo ci deve pur essere: è la dimostrazione del fatto – come si sostiene da tempo, ormai – che attualmente abbiamo un limite enorme nelle risorse rispetto a quello che ci richiede l’attività agonistica internazionale. Il vero e unico problema è questo: dobbiamo assolutamente creare un meccanismo virtuoso che permetta ai nostri cavalieri di avere a disposizione un numero decisamente maggiore di cavalli da impegnare nello sport di alto livello. Dobbiamo intervenire sul sistema, quindi: perché quando abbiamo potuto contare su un buon numero di soggetti di qualità superiore i risultati li abbiamo avuti, questo è un dato di fatto incontrovertibile. Anche se quegli stessi ottimi risultati non sono comunque stati sufficienti a raggiungere né medaglie internazionali né la tanto agognata qualifica per le Olimpiadi: il che è tutto dire… Ricordiamoci che questa benedetta qualifica dal 1996 a oggi noi l’abbiamo ottenuta una sola volta: Atene 2004. Una volta su sette edizioni dei Giochi e nell’arco di un periodo di ventiquattro anni…
Una considerazione finale che apparentemente non c’entra e che invece c’entra molto. Nel corso degli ultimi anni molti cavalli di alto livello hanno lasciato l’Italia perché venduti. Ebbene, in stragrande maggioranza questi soggetti o sono spariti dalle scene o sulle scene vi sono rimasti senza mai migliorare il proprio rendimento, spesso peggiorandolo… Ecco: pensiamoci.