Bologna, mercoledì 20 novembre 2024 – Appuntamento imperdibile alla fine del mese. Il Centro Equestre 007 Cavalli a Roma ospiterà uno stage tenuto da Joe Fargis nei giorni 30 novembre e 1 dicembre, organizzato da Mauro Atzeri e Pietro Busbani. Il cavaliere e tecnico statunitense lavorerà su quattro gruppi di frequentatori: patenti di 2° grado, patenti di 1° grado, ambassador e brevetti. L’importanza dell’iniziativa è tale per cui lo stage è andato immediatamente esaurito: non ci sono più posti a disposizione per i protagonisti in sella, ma ovviamente è pur sempre possibile essere presenti nel ruolo di spettatori… a piedi.
La medaglia d’oro individuale in salto ostacoli alle Olimpiadi di Los Angeles 1984 conquistata da Joe Fargis in sella a Touch of Class riveste un valore epocale. Ben più di quanto accada nel caso di qualunque medaglia d’oro vinta alle Olimpiadi… Quella medaglia ha un valore epocale appunto perché segna il passaggio da un’epoca a un’altra, anche grazie al fatto – non di poco conto – che l’ultimo medagliere significativo prima di quello di Los Angeles ’84 era stato quello di Montreal 1976, visto il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca 1980 attuato da tutti i Paesi del ‘blocco’ occidentale.
Cosa accade a Los Angeles? Accade che l’equitazione di Joe Fargis e il tipo di cavallo rappresentato da Touch of Class mandino definitivamente in archivio il modello considerato vincente e quindi adottato come riferimento fino a non molto tempo prima: quello tedesco. Quello tedesco di allora, ovviamente: cavalieri che montano di forza, con azioni grossolane e impositive, seduti in sella, redini lunghe, imboccature severe… e cavalli grossi, potenti, macchinosi. Un concetto di sport ritenuto funzionale ai percorsi che si costruivano in quegli anni, diciamo quelli compresi tra la fine dei Cinquanta e la fine dei Settanta: ostacoli dal fronte larghissimo, carichi all’inverosimile di barriere e riempitivi, dimensioni estreme soprattutto nelle larghezze (i larghi arrivavano a due metri, talvolta perfino due e venti… ) senza ferri di sicurezza e su terreni che oggi non si considererebbero buoni nemmeno per parcheggiare i van…
Poi arriva questo cavaliere alto e sottile che monta una piccola cavallina purosangue: leggerezza, galoppo, azione, sull’inforcatura, in avanti, quasi zero interventi della mano… Joe Fargis non è però un marziano: è invece in quel momento la migliore espressione dell’equitazione statunitense che si è sempre basata sul modello italiano e caprilliano nella scuola e nel training dei propri cavalieri grazie al magistero di personaggi del calibro di Bertalan de Nemethy prima e di George Morris poi, responsabili dell’impostazione tecnica di tutta l’equitazione sportiva nell’America del Nord. La vittoria di Fargis e di Touch of Class alle Olimpiadi del 1984 è una specie di certificazione e al tempo stesso un’amplificazione di quei valori e di quello spirito. Uno spirito quanto mai moderno e attuale.