Samorin, 29 aprile 2018 – Ammettiamolo: oggi alla fine della prima manche della Coppa delle Nazioni dello Csio di Samorin – prima tappa 2018 di Prima Divisione d’Europa – con l’Italia al secondo posto abbiamo pensato che tutto stesse ricominciando sulla falsariga del 2017, e che i deludenti risultati del Gran Premio di venerdì fossero un po’ così, interlocutori diciamo. Poi alla fine della seconda manche i pensieri – ammettiamo anche questo – sono stati un po’ diversi… Sì, perché l’idea che la vittoria fosse possibile, o che fosse possibile un terzo o secondo posto, era sicuramente condivisa tra tutti i tifosi azzurri, e probabilmente anche tra gli stessi cavalieri della nostra squadra: quindi vederci superare da Irlanda, Belgio e Brasile, oltre che dalla Svizzera vincitrice, un po’ di amaro in bocca ce l’ha fatto venire. Umano e normale, certo. Però a mente fredda un’analisi distaccata ed equilibrata deve farci vedere le cose meno grigie di come potrebbero apparire al termine di questa prima Coppa di Prima Divisione.
La nota positiva, molto positiva, è la conferma del rendimento di due cavalli che devono essere considerati quest’anno fondamentali per la squadra: Tower Mouche di Bruno Chimirri e Tokyo du Soleil di Luca Marziani. In una stagione di Coppa delle Nazioni e di Campionato del Mondo che noi affrontiamo senza Ares (venduto da Emilio Bicocchi), senza Cornetto K (venduto da Athina Onassis), con un punto di domanda su Armitages Boy (Lorenzo de Luca) e forse anche su Casallo Z (Piergiorgio Bucci) nel senso che non li abbiamo ancora visti in piena funzione nel 2018, ricevere conferme di tale natura è fondamentale. I due cavalli hanno fatto prima di tutto un ottimo Gran Premio venerdì: Tower Mouche chiudendo con un errore in prima manche, Tokyo du Soleil con… un’eliminazione molto ‘strana’ per due scarti sul penultimo ostacolo dopo aver saltato tutto il percorso in modo eccellente (due scarti certamente legati alla particolare natura di quell’ostacolo, saltato poi senza problemi il giorno dopo, sabato, in un percorso quasi di esercizio). Importantissima la loro conferma in Coppa: 4/0 Tokyo, 0/4 Tower. Significa – appunto – che i due cavalli hanno prodotto un rendimento regolare e di alta qualità nelle due gare principali del concorso. Due cavalli che presentano alcuni aspetti comuni: entrambi di 11 anni, entrambi attesi alla loro stagione probabilmente più importante dopo gli ultimi due anni di ‘assestamento’ nello sport di massimo livello internazionale, montati da cavalieri che hanno motivazioni fortissime. Tutto fa pensare, insomma, che il 2018 possa essere davvero il loro anno: che loro due possano diventare davvero i due cavalli fondamentali per le sorti della squadra azzurra. Con un’unica controindicazione: ciascuno dei due è l’unico cavallo numero uno del rispettivo cavaliere… Sarà quindi d’obbligo una gestione molto avveduta e ben calibrata: cosa non facile.
Le note meno positive della Coppa delle Nazioni di Samorin provengono fortunatamente da due cavalli che al momento non possono certo essere considerati come fondamentali o insostituibili. Driandria di Piergiorgio Bucci è una bravissima cavalla, tra l’altro più adatta di certo a gare di precisione come una Coppa delle Nazioni che non di velocità come richiesto dai barrage dei Gran Premi: Bucci è stato bravissimo a sfornare con lei moltissimi percorsi netti proprio come nella prima manche di oggi, ma la cosa non sempre gli può riuscire proprio perché Driandria è una cavalla fisicamente molto impegnativa, macchinosa, senza quella spiccata brillantezza che talvolta risulta indispensabile per il buon esito di una gara. Due percorsi difficili e stancanti come quelli di una Coppa possono forse essere stati troppo per lei al momento attuale, calcolando poi che quella di Samorin è stata la prima Coppa delle Nazioni in assoluto della sua vita: potrebbe spiegarsi così lo 0/12 odierno. Ma per Piergiorgio Bucci ci sono altre prospettive, naturalmente: che si chiamano Casallo Z e… Catwalk! Sì, proprio Catwalk, cavallo la cui carriera sportiva pareva terminata e che invece fortunatamente sembra possa riprendere: dovesse ritornare ai suoi livelli, Catwalk sarebbe un formidabile cavallo da squadra, molto più di quel meraviglioso e inimitabile artistoide di Casallo Z. Se Piergiorgio Bucci nel 2018 potesse contare su entrambi al meglio, beh… sarebbe equipaggiato come pochi altri cavalieri davvero, calcolando inoltre Driandria, Diesel GP, Heartbreaker…
Vannan con Alberto Zorzi ha fatto due errori in Gran Premio venerdì, poi oggi due errori nella prima manche e 20 penalità nella seconda… Ma Vannan non aveva mai fatto un concorso così impegnativo nella sua vita, e nemmeno mai una Coppa delle Nazioni: Zorzi oggi l’ha sentito stanchissimo già in campo prova prima di affrontare il secondo giro… Vannan in un certo senso è stato un ripiego forzato: il cavallo di Zorzi che il ct azzurro Duccio Bartalucci pensava di impegnare a Samorin era in realtà Ego van Orti, il quale però si è fermato per un lieve problema di salute (tale da costringere Zorzi a rinunciare anche alla finale della Coppa del Mondo di Parigi). Insomma, in questo momento non è certo Vannan il cavallo con il quale ci immaginiamo un cavaliere del calibro di Alberto Zorzi nella squadra azzurra…
Ecco perché in realtà è così importante che Tower Mouche e Tokyo du Soleil si siano confermati: loro sono due cavalli dai quali nel 2018 non potremo prescindere. Affiancati dai due campioni di Lorenzo de Luca (Ensor de Litrange e Armitages Boy), da Fair Light van het Heike (Alberto Zorzi), da una Ottava Meraviglia che speriamo si confermi ai livelli del 2017, da almeno uno dei due numeri uno di Piergiorgio Bucci, dal possibile rientro di Antonio (Gianni Govoni), dalla riconferma di Fine Edition (Giulia Martinengo Marquet), dai due cavalli di Emanuele Gaudiano (Chalou e Caspar), senza contare la sempre possibile valorizzazione di qualche altro soggetto, beh… non è detto che la stagione 2018 debba per forza essere meno soddisfacente di quella 2017… E intanto a Samorin, pur ottenendo un risultato diverso da quello che ci si augurava, qualche punto lo abbiamo comunque guadagnato: il bicchiere va sempre visto mezzo pieno.