Bologna, mercoledì 17 luglio 2019 – Se guardiamo il rapporto tra Italia e Aquisgrana – intendendo ovviamente il Chio di Aquisgrana, e in particolare lo Csio – con gli occhi del presente, beh… non abbiamo grandi successi da raccontare, anche perché le nostre presenze in Coppa delle Nazioni nel corso degli ultimi dieci anni sono state piuttosto sporadiche: solo tre in tutto e senza risultati particolarmente brillanti. Ma se allarghiamo lo sguardo all’intera storia del concorso più importante del mondo allora la musica cambia completamente: l’Italia è senza dubbio una delle grandi protagoniste dell’albo d’oro dello Csio tedesco. La prima Coppa delle Nazioni è stata disputata ad Aquisgrana nel 1929: da allora l’Italia ha collezionato numerosissimi ottimi piazzamenti, ma soprattutto ben dieci vittorie. In particolare c’è un arco di tempo piuttosto consistente durante il quale siamo stati letteralmente dominatori della scena: dal 1963 al 1968 – e dunque in sei edizioni – abbiamo ottenuto quattro vittorie e due secondi posti. E delle quattro vittorie, tre sono state consecutive: 1964, 1965 e 1966… ! I protagonisti di questa serie favolosa sono alcuni dei più grandi nomi della storia salto ostacoli azzurro: Piero e Raimondo d’Inzeo, Graziano Mancinelli, Vittorio Orlandi, Lalla Novo, Giulia Serventi, Stefano Angioni, Adriano Capuzzo, Gualtiero Castellini, Giancarlo Gutierrez. La serie si è chiusa con il primo posto del 1968: l’Italia in quel momento faceva davvero paura potendo contare su tre assi di valore mondiale come i fratelli d’Inzeo e Graziano Mancinelli attorno ai quali via via costruire la squadra ritenuta al momento come la migliore, attingendo a un bacino che presentava risorse formidabili dal quale a un certo punto sarebbe emerso Vittorio Orlandi come titolare inamovibile al fianco delle tre stelle. Ma dopo il 1968 si è dovuto attendere qualche anno per poter vincere ancora, e arrivare infine a quel 1976 che ha visto quella che a tutt’oggi rimane l’ultima vittoria dell’Italia nella Coppa delle Nazioni di Aquisgrana.
Il 1976 è un anno speciale: l’anno delle Olimpiadi di Montreal. L’Italia sarebbe arrivata in Canada come detentrice a Monaco 1972 dell’oro individuale (Graziano Mancinelli su Ambassador) e del bronzo a squadre (Graziano Mancinelli/Ambassador, Piero d’Inzeo/Easter Light, Raimondo d’Inzeo/Fiorello, Vittorio Orlandi/Fulmer Feather Duster): una responsabilità notevole. Lo Csio di Aquisgrana in calendario dal 18 al 23 maggio è ovviamente una tappa estremamente significativa sulla strada che porta alle Olimpiadi: l’Italia – come del resto tutte le altre nazioni – vi organizza una specie di prova generale. Il campo dei partenti è proprio per questo molto affollato, con ben undici rappresentative ufficiali: oltre alla nostra squadra e a quella della Germania (Germania Federale, ovviamente… ) ci sono Austria, Belgio, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Polonia, Spagna, Stati Uniti e Svizzera. L’Italia agli ordini del capo équipe Fabrizio Finesi schiera tre dei suoi quattro assi – Raimondo d’Inzeo, Graziano Mancinelli e Vittorio Orlandi: assente Piero d’Inzeo – insieme a un giovane cavaliere che sta salendo prepotentemente alla ribalta e che sarà destinato a confermarsi come uno dei più bravi di sempre: Giorgio Nuti, che ad Aquisgrana aveva già esordito in Coppa delle Nazioni nel 1973 (insieme in quell’occasione a Vittorio Orlandi, Duccio Bartalucci e Fabrizio Manacorda, con Filiberto Bertero come riserva). Davanti a un pubblico meraviglioso di oltre 20 mila spettatori la squadra azzurra porta a termine una favolosa prima manche: Graziano Mancinelli su Bel Oiseau ottiene il risultato peggiore con 8 penalità, Giorgio Nuti su Spring Time chiude con uno spettacolare percorso netto, Vittorio Orlandi su Creme de la Cour termina con un errore e Raimondo d’Inzeo su Bellevue fissa il punteggio dell’Italia a 4 penalità compiendo un percorso netto fondamentale. Nella seconda manche Mancinelli ovviamente riscatta il suo opaco primo giro segnando un formidabile zero, Giorgio Nuti chiude a 4 così come Vittorio Orlandi, e Raimondo d’Inzeo può perfino permettersi di non partire: l’Italia dopo le 4 penalità di Orlandi ha vinto! Anzi, ha stravinto con 12 penalità: Francia a 23, Olanda 29, Gran Bretagna 32, Stati Uniti e Germania 36, Svizzera 44, Austria 45.50, Belgio 72, Polonia 93.25. E si badi bene, la Francia rimane alle nostre spalle con la stessa identica formazione che a Montreal vincerà la medaglia d’oro: Hubert Parot su Rivage 5.75/5.25, Marc Roguet su Belle de Mars 12/0, Michel Roche su Un Espoir 8/4, Marcel Rozier su Bayard de Maupas 0/np (proprio il Marcel Rozier – padre dei cavalieri internazionali Philippe e Thierry – che per un periodo diventerà il c.t. della squadra azzurra alla fine degli anni Ottanta). Tracollo della Germania, che pure aveva schierato – come ovvio che fosse – i suoi numeri uno: Hans Guenter Winkler, Hartwig Steenken, Sonke Sonksen e Paul Schockemoehle. Una curiosità: nelle file dell’Olanda terza classificata ci sono due cavalieri che in futuro rivestiranno un ruolo importantissimo per l’Italia come tecnici federali: Henk Nooren (su Jagermeister) e Hans Horn (su Codex). La vittoria dell’Italia è magnifica: ma ingannatrice… “Siamo andati a Montreal sicuri di essere forti”, ricorderà anni più tardi Giorgio Nuti, “e invece… ”. Già, invece: invece l’Olimpiade canadese segnerà il tramonto delle glorie olimpiche azzurre, ma – come si dice – questa è un’altra storia rispetto a quella che qui stiamo raccontando. Qui abbiamo raccontato una vittoria azzurra ad Aquisgrana memorabile: perché bellissima, e perché – purtroppo – l’ultima…