Nato il 30 novembre 1969, esordio in Coppa delle Nazioni nel 2016, diciassette presenze nella squadra nazionale azzurra, Paolo Paini è il nuovo campione d’Italia: la prima medaglia della sua vita nella rassegna tricolore è proprio quella d’oro! Insomma: un uomo che quando fa le cose… le fa per bene.
Come ha dormito la notte seguente la sua vittoria di Cervia?
«Benissimo, e mi sono risvegliato in modo normale: forse non ho ancora metabolizzato a fondo la cosa… !».
Avrà tempo per riuscirci: lei sarà campione d’Italia per almeno altri dodici mesi!
«Sì, infatti un mio amico cavaliere mi ha detto: vincere una Coppa delle Nazioni anche importante è bellissimo, ma di Coppe delle Nazioni ce n’è ogni settimana mentre di Campionato d’Italia ce n’è uno all’anno… ».
Esatto: il suo nome adesso è nell’albo d’oro.
«Ecco, è questo che fa un certo effetto… ».
Ma arrivando a Cervia lei che sensazioni aveva, che gara pensava di poter fare?
«Una buona gara. Sapevo di poter fare una buona gara perché Casal Dorato è un cavallo formidabile, cosa di cui sono stato consapevole fin dal primo momento che l’ho montato. Se fa un errore è di sicuro per colpa mia».
Come nel caso della prima prova a Cervia?
«Esattamente. Un errore stupido da parte mia. Venerdì ho fatto la ricognizione del percorso un po’ in fretta, senza l’attenzione che si deve avere in circostanze del genere… ma avevo anche una mia allieva da seguire e così ho cercato di essere rapido. E poi non avevo visto nessun percorso prima di entrare in campo. Mi sono detto: in quella linea ci sono sei falcate cortissime, io non ci sto dentro, il mio cavallo ha una falcata enorme… Così mi sono ricevuto accorciando, Casal Dorato molto disciplinatamente è rientrato ma a quel punto i sei non c’erano più, i sette non c’erano più, non c’era più niente… ! E così ci siamo fermati e ho fatto una volta».
E cosa ha pensato… ?
«Mi sono dato del cretino (l’aggettivo usato è un altro… n.d.r.), mi sono detto ecco come si fa a buttare via un campionato… e la notte non ho dormito dalla rabbia contro me stesso».
Però poi…
«Però poi la mattina di sabato mi sono alzato e mi sono detto va beh, dai, pazienza, ormai è fatta, vediamo di darci da fare adesso… ».
Si è dato da fare proprio bene: due percorsi netti favolosi!
«Il mio cavallo è fenomenale, ha tutto: mezzi, sangue, classe, rispetto, cavalcabilità… non gli manca assolutamente niente».
Come è avvenuto il suo incontro con Casal Dorato?
«Fabrizia e io abbiamo un amico, Marco Niccolai, che ci segnala ogni tanto qualche cavallo nella sua attività di scouting. Cioè, li segnala a Fabrizia (Fabrizia Stefani, compagna di Paolo Paini e proprietaria di Casal Dorato, n.d.r.), è lei che fa tutto, riceve le segnalazioni, valuta, e tutto… Un giorno Fabrizia mi dice andiamo a provare un cavallo che sembra molto interessante. Io di questo cavallo non avevo visto nemmeno un video… Dopo due secondi che ero in sella ho detto: domattina il nostro veterinario è qui per la visita! È stato proprio un colpo di fulmine».
Nello specifico cosa l’ha colpita… il salto, le andature, la forza, il rapporto con il cavaliere… ?
«Sì, un po’ tutto questo, ma il fatto è un altro. Io tanti anni fa ho montato un cavallo di proprietà di Rocco Bormioli che si chiamava Conte Danilo della Quercia, un cavallo favoloso con il quale ho fatto i primi Gran Premi, figlio di Silvano. Ecco, appena mi sono seduto in sella a Casal Dorato mi è sembrato di essere su Conte Danilo. Uguale. Mi sono detto: ma io questo cavallo l’ho già montato!».
C’è infatti molto Silvano nella linea materna di Casal Dorato.
«Sì, doppiamente: perché la mamma di Casal Dorato è Elsa di Villa Emilia, i cui genitori sono entrambi figli di Silvano. Il padre di Casal Dorato è invece lo stallone holsteiner Casalito, figlio di Casall e di una figlia di Landgraf I. Casalito è padre anche di Coolio, uno dei cavalli importanti di Marcus Ehning».
Che tipo di cavallo è Casal Dorato?
«Quando è entrato nella nostra scuderia in gennaio del 2023 all’inizio dei suoi 8 anni non aveva molta esperienza. L’aveva montato William Furlini con il quale ha fatto pochi concorsi: tra i suoi 4 e 7 anni Casal Dorato ha visto Pontedera, Cervia e Arezzo, e nient’altro direi. Il tutto per un cavallo di natura molto attento e dal carattere particolare. Io l’ho fatto girare molto proprio per fargli acquisire esperienza, ma ho avuto anche qualche difficoltà… ».
Di che tipo?
«Beh, come ho detto lui è molto attento, sempre, a tutto. Le sue orecchie sono sempre puntate in avanti. Se c’è anche solo un filo di vento e qualcosa perfino di minima dimensione si muove lui è capace di fare dei dietrofront fulminei… sei in percorso, c’è vento, lui fa uno scarto davanti a un ostacolo non per problemi con quello stesso ostacolo ma solo perché magari lì nei pressi c’è qualcosa che si muove con l’aria e lui lo vede… Ed è talmente forte, potente e agile nello stesso tempo che ti porta via in un centesimo di secondo, sei completamente disarmato».
E ancora oggi è così?
«No, è migliorato molto. A un certo punto mi sono stufato di questa cosa e allora mi è venuta un’idea: ho tagliato delle strisce di plastica lunghe circa un metro usando il materiale delle confezioni di truciolo, le ho appese sopra la sua mangiatoia e poi ho messo un ventilatore che le facesse muovere… ».
Oddio: e ha funzionato… ?
«Certo! Per un po’ lui è rimasto in un angolo del box, ma poi pian piano la fame e il cibo hanno fatto effetto… ! E lì c’è stata la svolta: non so se sia dipeso solo da quell’espediente o invece si sia trattato di una coincidenza anche di altri fattori, però da quel momento in poi le cose sono cambiate».
Che tipo di lavoro fa a casa Casal Dorato?
«Sta tanto fuori tra paddock, passeggiate… Io lo monto tutti i giorni almeno un’ora e mezza. Deve stare fuori il più possibile perché, oltre a essere cosa che lo fa star bene, lo abitua a prendere confidenza con tutto quello che altrimenti potrebbe spaventarlo».
Ma salta tanto, salta poco… ?
«Pochissimo, potrebbe anche non saltare mai. Prima di andare a Cervia ho fatto solo un percorsino di un metro e trenta. Saltare è l’ultima cosa di cui ha bisogno».
Chissà quante proposte di acquisto riceverete adesso…
«Non adesso: è da almeno un anno che lo chiedono, con proposte veramente molto difficili da rifiutare. Ma Fabrizia ha una passione e un amore per lo sport e per i suoi cavalli che non lo cederà mai: Casal Dorato è come un componente della famiglia, una parte di noi».
Quindi un’altra grande storia come quella che lei ha già vissuto con Ottava Meraviglia di Ca’ San Giorgio: due cavalli nati e allevati in Italia!
«In scuderia abbiamo una trentina di cavalli e sono quasi tutti italiani. Del resto l’allevamento italiano a confronto con le altre realtà europee è in difetto solo nei numeri: ma la qualità è altissima».
Non solo italiani, ma anche giovani: è la politica della vostra ‘casa’ ormai da tempo, no?
«Certo. Inevitabile, del resto. Oggi è impensabile acquistare cavalli già pronti, le cifre sono esorbitanti: e se anche potessimo, noi non lo faremmo mai. L’unica strada da percorrere per noi è quella dei cavalli giovani, soggetti che con un po’ di fantasia si possano pensare di buon futuro: e provarci… Lavoriamo sui cavalli giovani: e se vengono… vengono. Altrimenti si continua a lavorare!».