Roma, lunedì 29 maggio 2023 – Lo Csio di Roma appena terminato ci ha fatto vivere emozioni talmente intense che non è proprio possibile archiviarlo senza esprimere qualche considerazione finale, anche perché – come è giusto che sia – molte idee sono state espresse pubblicamente al riguardo sulle pagine sia cartacee sia elettroniche dei vari mezzi di informazione mettendo in risalto chiavi di lettura talvolta diametralmente opposte.
Parliamo della Coppa delle Nazioni. Prima che la gara fosse disputata secondo una certa parte di opinione pubblica l’Italia sarebbe stata sommersa dalle barriere e dalle penalità e avrebbe rimediato una sconfitta sonante. Così non è accaduto, anzi: la squadra azzurra ha ottenuto nei fatti un bellissimo secondo posto. Allora quella stessa parte di opinione pubblica ha motivato il nostro successo con la debolezza degli avversari: non c’erano le squadre forti, tutti i cavalieri avversari montavano il secondo o terzo cavallo. Premesso che tutte le opinioni sono legittime, e anzi è auspicabile che vengano sempre espresse (nel rispetto della correttezza del dibattito), bisogna però anche dire che la loro autorevolezza deve essere sostenuta dalla pertinenza del contenuto. In Coppa delle Nazioni a Roma quest’anno la Germania aveva una squadra che alla viglia sembrava poter fare un sol boccone degli avversari: sulla carta una formazione fortissima con Deusser/Killer Queen, Wargers/Limbridge, Thieme/Chakaria e Vogel/United Touch, in questo momento la Germania non può schierare una squadra migliore. Stessa cosa dicasi per la Francia. Stessa cosa dicasi per il Belgio, con la sola parziale eccezione dovuta al fatto che Jerome Guery deve sostituire il formidabile Quel Homme de Hus, e la cavalla di Roma – Cristel – sembra essere il candidato numero uno alla successione. Stessa cosa dicasi per la Svizzera, tenendo conto del fatto che Martin Fuchs e Steve Guerdat dispongono ciascuno di più cavalli da far ‘girare’ nelle gare di massimo livello potendosi permettere di volta in volta la scelta giudicata la migliore. Svezia e Gran Bretagna e Olanda hanno presentato formazioni miste, con binomi consolidati nelle gare più importanti e altri in rampa di lancio. Infine l’Irlanda: la vittoria dice tutto.
Altro tema dibattuto: quali sono le ragioni per cui il c.t. Marco Porro per il barrage decisivo con l’Irlanda ha scelto Francesca Ciriesi? Perché Marco Porro non motiva pubblicamente la sua scelta? Premesso che un tecnico ha il diritto/dovere di fare le scelte che ritiene migliori, il motivo per cui Marco Porro ha scelto Francesca Ciriesi sta ovviamente nella scelta stessa: perché ha ritenuto il binomio Ciriesi/Cape Coral il più adatto alla circostanza. Ecco molto lapalissianamente spiegata la scelta di Marco Porro. Del resto Crack Balou non sembrava certo essere in un momento adatto per un compito del genere, mentre i cavalli dei due fratelli Garofalo non solo non sono due velocisti, ma in più sarebbe stato azzardato ‘violentarli’ nella loro natura alla vigilia di una gara così importante per entrambi come il Rolex Gran Premio Roma. Tra l’altro sia Conquestador sia Max nella prima manche del GP hanno poi preso penalità sul tempo, a dimostrazione del fatto che i loro bravissimi cavalieri nella ricerca della massima precisione sono costretti a concedere qualcosa in termini di ritmo e andatura. Ovviamente sia l’uno sia l’altro in un barrage avrebbero dato il tutto per tutto, ma per l’appunto rischiando di mettere a repentaglio l’equilibrio naturale di cavalli più adatti alla grande prova di precisione che non a quella di velocità. Cape Coral invece è una cavalla naturalmente veloce, elettrica, ardente: che sia barrage o che sia percorso di precisione o gara a tempo o Gran Premio lei è così, Francesca Ciriesi la monta benissimo così, quello è il loro ‘modo’ e il loro spirito. Non solo: un barrage affrontato da… barrage non avrebbe tolto nulla, non avrebbe compromesso nulla in vista del loro Rolex GP Roma proprio per tali ragioni.
Altro tema: perché Emanuele Gaudiano ha montato Crack Balou e non Chalou? Anche qui la spiegazione è abbastanza logica. Gaudiano e Chalou – come poi nei fatti si è dimostrato – erano una delle nostre pedine più competitive in funzione del Rolex GP Roma. E nello stesso tempo pur essendo vero che Crack Balou ha spesso mostrato una forte discontinuità di rendimento perfino nell’ambito della stessa gara (come poi purtroppo è accaduto in Coppa… ) si tratta pur sempre di un cavallo di notevole qualità. Insomma: si è trattato di fare un bilancio… preventivo in termini di costi e benefici. Come sarebbe arrivato al GP Chalou dopo due percorsi lunghi, faticosi e difficili come quelli della Coppa delle Nazioni?
C’è anche un altro argomento di cui tener conto. Molta parte dell’opinione pubblica ha gridato allo scandalo quando noi siamo stati retrocessi in Seconda Divisione di Coppa delle Nazioni, a causa di una sfortuna incredibile patita dalla squadra allora guidata da Duccio Bartalucci nella finale del circuito di Coppa delle Nazioni di Barcellona 2021. Ebbene, nel 2022 l’Italia ha poi riconquistato la promozione in Prima Divisione: e quest’anno dobbiamo affrontare quei concorsi, e dobbiamo cercare di farlo al meglio, e dobbiamo farlo tenendo come obiettivo primario il Campionato d’Europa di Milano… Non abbiamo molte risorse a disposizione in termini di cavalli: quei pochi di cui disponiamo vanno dosati al meglio con parsimonia e avvedutezza, e questo è il compito difficilissimo e principale del c.t. Marco Porro. E Chalou è senza alcun dubbio uno di questi cavalli.
Tutto ciò detto, la Coppa delle Nazioni di Roma dice che siamo diventati fenomeni improvvisamente? No: siamo quelli che eravamo anche prima di questa Coppa delle Nazioni. Abbiamo gli stessi problemi di prima, le stesse debolezze di prima, le stesse criticità di prima. Ma Roma ha dimostrato una cosa: quando ogni cavallo di quei pochi che disponiamo è al meglio delle sue possibilità, quando ogni cavaliere monta al meglio delle sue capacità, e quando tutto questo coincide nei quattro binomi della squadra, beh… qualche chance di risultato l’abbiamo pure. Il difficile sta proprio in questo: gestire una preparazione e una stagione sui cavalli e cavalieri che abbiamo a disposizione in modo tale da portarli tutti al massimo e al meglio nel momento decisivo. Se avessimo una rosa di dieci/dodici binomi competitivi ad alto livello sarebbe tutto molto più semplice. Invece le nostre cartucce si contano sulle dita di una mano… e mezza.
Un’ultima considerazione. Roma per noi è un concorso speciale. Importantissimo. Ricordiamoci cosa abbiamo detto, cosa abbiamo scritto, cosa abbiamo letto quando l’Italia è rimasta nelle retrovie della Coppa delle Nazioni. Quando abbiamo dovuto ingoiare bocconi amari. Ricordiamoci dei trentadue anni senza vittorie tra il 1985 e il 2017. E poi ricordiamoci dei due formidabili successi del 2017 e del 2018. E ricordando tutto questo pensiamo a venerdì scorso: la realtà è che dobbiamo essere felici di questo risultato, dobbiamo essere orgogliosi dei nostri cavalli e dei nostri cavalieri e della nostra squadra. Se l’Italia in Piazza di Siena ottiene un buon risultato lo otteniamo tutti noi. Ci saranno altre sconfitte? Certamente. Soffriremo ancora? Certamente. Oggi però possiamo gioire: ed è una bella sensazione. Questo è lo sport.