Bologna, 3 aprile 2017 – Lorenzo de Luca parla al telefono con allegria, la sua allegria. Che oggi però è più marcata che mai: per ovvie ragioni… È in aeroporto: si sta imbarcando per Città del Messico, dove ad attenderlo ci sono Armitages Boy e Halifax van het Kluizebos per la prima tappa del Global Champions Tour 2017. La vita del cavaliere professionista non concede pause: ma un momento per rimanere ancora sulla finale della Coppa del Mondo terminata così bene ieri Lorenzo de Luca lo trova con grande piacere.
Quali sono stati i suoi pensieri dopo la prima giornata?
«Eh… che ormai il campionato era andato! Io purtroppo ho fatto due errori un po’ sfortunati. A quel punto ho ragionato passo per passo e gara dopo gara, cercando di fare del mio meglio, ma senza più pensare all’insieme della competizione. Il fatto è che io so benissimo come può saltare Ensor, quali sono le sue reali capacità: avevamo fatto un programma per farlo arrivare a Omaha in super forma e così è stato. Purtroppo il primo giorno le cose non sono andate bene ma poi il cavallo ha fatto tre percorsi molto difficili in modo magistrale».
Oggi a giochi fatti e con il senno di poi è più la gioia per come sono andate le cose oppure il rimpianto per quello che sarebbe potuto essere?
«Sicuramente la gioia. Sono molto contento, il cavallo ha finito benissimo. Lo sport è così: come è stato per me è stato anche per tanti altri. I campionati internazionali del resto sono gare della massima difficoltà e massima selezione. Tra l’altro sono anche convinto che sia stato giusto non montare Limestone Grey il primo giorno, come invece avevo inizialmente previsto: la prima prova era una gara adattissima a Ensor, non c’erano molte opzioni, quindi sono contento della mia decisione. Purtroppo sono stato un po’ sfortunato su quella linea dove sono venuti i due errori, ma così è lo sport».
Nella sua magnifica seconda prova sarebbe arrivato anche il barrage, se non fosse stato per quel punto sul tempo massimo.
«Sì, certo. Non ho avuto molti punti di riferimento: ero decimo a partire e ho potuto vedere solo il percorso del primo concorrente, poi sono rimasto a lavorare e a saltare in campo prova. Mi è mancata forse la giusta valutazione del tutto. Il percorso era davvero molto impegnativo e devo riconoscere che è stato un mio errore non aver pensato al tempo, per fortuna non ci sono stati troppi netti… !».
Che poi quella sarà stata la giornata più critica, no?
«Sì certo. Doveva comunque accadere qualcosa di buono, dopo che la prima giornata era andata come è andata. Però al di là del risultato devo dire che la sensazione di come ha saltato Ensor è stata semplicemente fantastica… e per me è stato fondamentale sentirlo così, perché mi ha dato l’ennesima dimostrazione del fatto che nessun percorso per lui è difficile: in un campo così piccolo, nel quale tutto veniva in fretta un ostacolo dopo l’altro, con ostacoli grossi e tecnicamente impegnativi, lui ha dimostrato di essere sempre più facile nella gestione, di avere sempre più classe nel saltare, ed è una sensazione magnifica. Quando si finisce un percorso del genere con una sensazione come quella il risultato conta poco: la gioia è comunque fortissima».
Psicologicamente parlando la terza prova, quella di ieri, dovrebbe essere stata più facile per lei: questa per lo meno è stata l’impressione osservando dall’esterno, che ci fosse più serenità.
«Sì, è vero. Come ho detto, io ho pensato gara per gara, ho cercato di staccare la mia testa dalla classifica generale che purtroppo dopo il primo giorno è stata compromessa: al giorno d’oggi con una prima prova non positiva non è possibile risalire in classifica più di tanto. Quindi mi sono concentrato sul mio cavallo gara per gara, e certamente ieri ho montato più sereno di venerdì. Ma la cosa che ha fatto davvero la differenza per il mio stato d’animo è il modo in cui ho sentito Ensor: ieri aveva una souplesse e una forma fantastica, fantastica».
Questa finale l’ha vissuta come un qualunque altro concorso importante oppure c’è stato qualcosa di diverso?
«Beh, che ci sia qualcosa di diverso lo si capisce vedendo i più forti cavalieri del mondo, come Ludger Beerbaum o lo stesso McLain Ward che nonostante stessero affrontando la loro ennesima finale erano tesi almeno quanto me… ! Si vedono delle emozioni e degli stress che pensi di vivere tu soltanto che sei all’esordio, invece le vivono anche gli altri. Le giornate erano lunghissime perché la maggior parte di noi aveva un solo cavallo da montare, quindi c’è stato il tempo per poter stare assieme tra noi cavalieri, di chiacchierare un po’: e McLain mi ha confidato che il primo giorno era tesissimo! Ma è normale all’inizio: perché fino a che non fai il primo percorso non puoi sapere esattamente che passo prende la tua gara».
Cosa le è rimasto più impresso alla fine di queste favolose giornate?
«Uno sport fantastico. Un’organizzazione magistrale. Un direttore di campo favoloso. Cavalli e cavalieri al loro meglio. Quindi direi semplicemente tutto!».
Lei ha ricevuto grandissime attestazioni di stima da parte di tutti: un motivo di grande orgoglio no?
«Assolutamente! Sono davvero felice. È bellissimo. McLain per esempio… va beh, lui è una persona sempre molto gentile, ma ieri ha vinto la finale della Coppa del Mondo eppure ha trovato il tempo e il modo per venire a fare i complimenti a me, per dirmi che il mio cavallo ha saltato benissimo, che io ho montato benissimo… ».
Si avvicina sempre di più il suo ingresso nella top ten della computer list…
«Mah, non lo so, non credo ancora. Salire è difficilissimo, vedremo… ».
Comunque questo è un momento bellissimo, per lei: forse il più bello della sua carriera?
«Non lo so se è il più bello. Quello che so con certezza è che sono contento. Semplicemente contento… !».