Bologna, martedì 23 agosto 2022 – Lorenzo de Luca ha partecipato nella sua carriera a tre edizioni del Campionato del Mondo: dopo quella del debutto a Caen nel 2014, le due successive – Tryon 2018 e Herning 2022 – l’hanno visto raggiungere la finale individuale ottenendo rispettivamente il 7° e il 13° posto. Si tratta di un… quasi record. Prima di lui infatti solo altri due azzurri sono riusciti nell’impresa di classificarsi nei primi quindici posti di due mondiali consecutivi: Raimondo d’Inzeo, che in ogni edizione della gara dal 1955 al 1966 ha conquistato in continua successione un argento (1955), due ori (1956 e 1960) e un bronzo (1966); e Graziano Mancinelli, 5° nel 1966 e 2° nel 1970. Risultati fenomenali che hanno solo un elemento di oggettiva differenza rispetto al Campionato del Mondo così come lo conosciamo oggi: un numero di concorrenti decisamente minore.
Cosa direbbe volendo confrontare il Campionato del Mondo di Tryon con quello da poco terminato a Herning?
«Sport favoloso in entrambe le occasioni. È bello far parte di momenti e di situazioni come queste. Noi viviamo di sport, ma solo durante eventi come un mondiale possiamo confrontarci con percorsi che altrimenti non incontriamo mai durante l’anno, dovendo in più fare uno sforzo non da poco insieme ai nostri cavalli: la warm-up, poi la prima prova, poi la prima manche della seconda prova, poi la seconda manche della seconda prova, poi la finale individuale se ci si arriva… È il massimo del massimo: il cavallo deve dare il cento per cento, il cavaliere deve essere concentrato al cento per cento, ci si può dedicare a un solo cavallo lungo l’arco dell’intera settimana… Insomma, è una situazione eccezionale sotto tutti i punti di vista».
Differenze tra l’impostazione dei percorsi?
«Mah… in entrambe le occasioni i direttori di campo sono stati bravissimi, del resto Alan Wade e Louis Konickx sono nel gruppo dei migliori in assoluto. Infatti sia a Tryon sia a Herning sul podio è andato chi lo meritava veramente. Devo ammettere che per me è stato un grande piacere e un altrettanto grande motivo di orgoglio essere arrivato in entrambe le occasioni alla finale individuale insieme ai migliori cavalieri del mondo».
Ma lei… è uno dei migliori cavalieri del mondo!
«Beh… diciamo che ci provo, ogni giorno lavoro e mi impegno per cercare di far parte di quel gruppo».
Parliamo quindi di lei a Herning. Come considera il suo risultato personale e quello della squadra? Soddisfazione e un po’ di delusione?
«A livello individuale sono molto soddisfatto. Diciamo che il primo giorno poteva andare un filino meglio la tabella C, ma il mio cavallo F One Usa non è un velocista e quello era un percorso impegnativo. Poi ha saltato bene la prima manche della seconda prova, ancora meglio la seconda manche, in finale è andato benissimo… quindi sensazioni molto positive per noi come binomio. C’è poi un elemento di soddisfazione che prescinde dal risultato in classifica: ed è che i grandi campionati internazionali permettono di approfondire al meglio la conoscenza e l’intesa con il proprio cavallo perché ci si trova ad affrontare insieme situazioni che possono esistere e presentarsi solo in quella circostanza specifica. Quindi sono momenti che servono per consolidare la forza del binomio».
Lei ha avuto bisogno di approfondire la conoscenza di F One Usa?
«F One è un cavallo che monto da meno di un anno. E con un cavallo che monto da meno di un anno ho finito bene un Campionato del Mondo: ovvio che l’ultimo giorno non essere entrato tra i dodici della seconda manche della finale individuale mi sia dispiaciuto, ma a mente fredda devo riconoscere che aver raggiunto rapidamente questo livello mi fa essere molto orgoglioso di lui e soddisfatto di noi come binomio».
A proposito della finale individuale. La sensazione è stata che il tempo massimo della prima manche fosse davvero troppo… comodo: i concorrenti che sono entrati in campo dopo di lei hanno potuto fare il loro percorso in tutta calma e senza alcuna pressione… quindi scongiurando la possibilità di commettere quell’eventuale errore che a chi stava dietro avrebbe dato la possibilità di rimontare qualche posizione… E lei è stato il primo dei non ammessi alla seconda manche…
«Sì, è vero, era troppo lungo il tempo massimo di quella importantissima prima manche: senza doversi confrontare con il rischio di prendere penalità sul tempo le carte in tavola non sono cambiate troppo. Non c’era troppa pressione, ci si poteva assicurare il percorso netto con troppa tranquillità. Sono d’accordo».
Se lei fosse entrato nei dodici con il cavallo in quella condizione avrebbe potuto guadagnare più di qualche posizione?
«Questo non lo si può sapere… Quello che è sicuro è che il mio cavallo ha fatto benissimo tre percorsi su quattro andando in costante crescendo e senza minimamente accusare la fatica, dimostrando una super forma. Io sono convinto che questo campionato ci servirà moltissimo per i concorsi che F One e io faremo in futuro insieme: dopo una serie di prestazioni del genere e dopo un campionato del genere ho nella mia testa infatti l’idea di poter vincere facilmente un cinque stelle… Poi magari non capiterà, ma ciò che importa è avere quel tipo di sensazione. Un campionato portato a termine in questo modo rafforza il binomio. Qualunque binomio».
Parlando del risultato della squadra, invece?
«Più che parlare del risultato vorrei dire che i miei tre compagni di squadra, tutti e tre debuttanti in un campionato del mondo, si sono dimostrati perfino migliori di quanto io stesso potessi immaginare… ! Antonio (Garofalo, n.d.r.) e Francesca (Ciriesi, n.d.r.) il primo giorno hanno fatto due percorsi importantissimi per la squadra. Poi il secondo giorno era un po’ più difficile e abbiamo avuto la sfortuna dell’incidente di Francesca, mentre Antonio ha fatto un buonissimo giro come anche Emanuele (Camilli, n.d.r.), al quale la doppia gabbia ha un po’ compromesso il risultato».
Probabilmente anche un fatto di esperienza…
«Abbiamo dei cavalieri che montano benissimo. Io so che emozione si prova al primo Campionato del Mondo: è forte, molto forte… I miei compagni invece hanno tenuto la pressione in maniera esemplare. L’unica cosa negativa è stata la sfortuna di Francesca: ma a Herning gli incidenti ci sono stati anche per Kevin Staut, per Jos Verlooy, per il campione d’Europa in carica Andrè Thieme. Francesca non si meritava assolutamente che al suo primo campionato succedesse una cosa del genere: però è stata molto brava, perché ha reagito benissimo».
Quindi vale anche per loro il discorso fatto a proposito dell’approfondimento del rapporto con il proprio compagno di gara grazie a eventi come questo?
«Certo, ovvio. Questo campionato sarà molto utile, farà crescere di molto coloro i quali vi sono arrivati da esordienti. I componenti la nostra squadra devono fare esperienze importanti per il futuro: e non si possono fare standosene dentro i confini nazionali, anche se si affrontano concorsi a cinque stelle».
Al di là del risultato della squadra, un dato di fatto molto evidente è stata la brillantissima condizione fisica e atletica con cui i nostri cavalli sono arrivati a Herning.
«Sì, e questo dimostra la qualità del programma di lavoro che il nostro commissario tecnico Marco Porro ha sviluppato con ciascuno di noi. Tutti i nostri cavalli sono arrivati al momento del dunque al meglio della forma».
Nel suo caso come sono stati gestiti i mesi di avvicinamento a Herning?
«Per me è stato molto positivo il fatto che Marco Porro mi abbia dato la possibilità di organizzarmi secondo il mio desiderio e la mia percezione delle cose. Marco mi ha dato fiducia al cento per cento e abbiamo fatto un programma insieme per fare in modo che il massimo della condizione del mio cavallo coincidesse con i giorni del Campionato del Mondo. In queste cose qualche volta si riesce e qualche volta no, come sappiamo bene con i cavalli… Ma è comunque una fortuna avere alla guida della nostra squadra una persona che comprende, capisce e rispetta anche le opinioni altrui come Marco Porro».
A Herning c’era in ballo anche la qualificazione alle prossime Olimpiadi che noi abbiamo mancato: ora la prossima opportunità è il Campionato d’Europa di Milano 2023. Come vede questa… faccenda?
«Che le prime cinque in classifica a Herning siano tutte squadre europee è per noi un vantaggio. Però non dobbiamo rilassarci nemmeno un secondo, perché se è vero che quelle cinque a Milano non le avremo come concorrenti in vista di Parigi 2024 è ugualmente vero che sono rimaste fuori come noi altre squadre che sono altrettanto forti di quelle cinque, come la Svizzera e il Belgio. Noi non possiamo lasciare nulla al caso, noi dobbiamo migliorarci continuamente… I cavalieri ci sono ma non abbiamo un grande parco cavalli, non in dimensione sufficiente alle rotazioni che sono indispensabili per affrontare stagioni lunghe e piene di impegni importanti».
Quindi dobbiamo concentrarci fin da ora su Milano…
«Dovremo arrivare al Campionato d’Europa con un buon programma, proprio come quello che ci ha portato a Herning, in modo da avere cavalli pronti e freschi che possano dare il meglio di loro stessi. Dobbiamo però migliorarci e arrivare a Milano forti. Alla fine ci giocheremo tutto in tre giornate. Tutto può succedere in tre giornate: a noi, ma anche agli altri… Ecco perché dovremo arrivare a Milano senza nemmeno un solo dito rilassato!».