Bologna, martedì 7 dicembre 2021 – Sono ormai trascorsi due mesi – era la metà di settembre – da quando Lorenzo de Luca ha annunciato la decisione di lasciare la Stephex Stables di Stephan Conter. Un momento importantissimo per l’esistenza del campione azzurro che nel corso della sua carriera di decisioni importanti ne ha prese molte, prima tra tutte – lui poco più che ragazzino – quella di lasciare la sua casa, la sua famiglia, la sua scuola, la sua città e la sua regione per sfidare la vita in totale autonomia. Con un coraggio e una determinazione davvero fenomenali.
La differenza però tra quella decisione (e tutte quelle che hanno fatto seguito, compresa quella di accettare la proposta di Stephan Conter sette anni or sono) e quella dello scorso settembre è che quest’ultima è stata presa dopo aver raggiunto le massime vette del salto ostacoli internazionale. E dunque dopo essere diventato… Lorenzo de Luca, il cavaliere che tutto il mondo ammira e applaude; ed esserlo diventato ovviamente grazie anche all’organizzazione di Stephex Stables e ai cavalli di Stephex Stables.
Sette anni di gioie e di enormi soddisfazioni per Lorenzo de Luca stesso e per Stephan Conter. Ma non solo per loro: anche per tutto il salto ostacoli italiano, che grazie ai formidabili binomi che il nostro campione ha costituito con Ensor de Litrange, Halifax van het Kluizebos, Nuance Bleue, Irenice Horta, Armitages Boy, Limestone Grey (per citare solo i cavalli di maggior successo) ha beneficiato di risorse agonistiche fondamentali per l’andamento sportivo della squadra azzurra dal 2015 a oggi. E adesso?
Adesso, dopo diversi giorni trascorsi da quel momento così importante, è giunta l’ora del racconto, della condivisione, della spiegazione da parte del nostro favoloso cavaliere delle ragioni e delle motivazioni che l’hanno spinto a prendere una decisione così rilevante e significativa per lui, ma anche per il salto ostacoli azzurro.
«In realtà già alla fine dello scorso anno ho sentito chiaramente il bisogno di fare il passo successivo a quello che mi aveva condotto alla Stephex Stables, dove ho trascorso sette anni magnifici. Ho cominciato ad avvertire il peso della mancanza di indipendenza: e a una certa età una persona ha bisogno di essere responsabile delle proprie decisioni».
Ne aveva quindi già parlato con Stephan Conter?
«Sì, certo. Lui non è solo un grande uomo di cavalli: è anche una persona di grandissima intelligenza, uno che ha creato dal niente un vero e proprio impero quindi da imprenditore di assoluta eccellenza capisce perfettamente questo tipo di pensieri e di sensazioni».
E con quel primo colloquio cosa avevate stabilito?
«Che ci saremmo dati un altro anno e poi allo scadere ne avremmo riparlato per vedere se nel frattempo qualcosa fosse cambiato».
Ma dopo un anno non è cambiato molto, sembra di capire…
«Sì, infatti. Stephan e io ci siamo seduti con calma, abbiamo nuovamente affrontato la questione e io gli ho detto che purtroppo o per fortuna la mia testa continuava a pensarla in quel modo. Il rapporto che io ho con Stephan è molto bello, lo è tuttora e lo sarà sempre: questa è la cosa più importante».
Un problema quindi più della persona che del cavaliere, il suo…
«Esatto, sì. Come cavaliere non posso assolutamente recriminare su nulla perché i cavalli ci sono sempre stati e da questo punto di vista la soddisfazione è stata sempre massima. Così come la gratitudine che sempre proverò per Stephan Conter e per Stephex Stables».
Comunque ci vuole anche un certo coraggio per rinunciare a una situazione professionale come quella che le avrebbe continuato a garantire Stephex Stables!
«Io vengo dal nulla e devo dire che ho avuto la grandissima fortuna di incontrare sempre le persone giuste per lo sviluppo del mio percorso. Certo, io ci ho messo del mio e diciamo che sono riuscito a creare le mie opportunità. Una delle capacità che sinceramente mi riconosco è che tutte le volte in cui ho avvertito il bisogno di cambiare mi sono sempre posto la solita fatidica domanda: se fra tre anni fossi ancora qui sarei contento?».
La risposta in questo caso è scontata…
«Sì, certo. Anche questa volta ho risposto proprio come tutte le altre volte in cui ho voluto e dovuto cambiare».
A Verona durante Fieracavalli lei in una videointervista al nostro giornale ha detto che Stephan Conter protegge molto voi cavalieri, dando la sensazione che di questa protezione adesso vuole provare a non averne più bisogno.
«È proprio questo il punto. Con Stephan l’unica cosa che devi fare è pensare a montare a cavallo: a tutto il resto… al cercare cavalli, ai rapporti con gli altri proprietari, alla gestione della scuderia… a tutto questo pensa lui. Noi cavalieri parlavamo solo con lui, una cosa relativamente facile essendo lui molto intelligente e capace di capire le cose e le situazioni».
Quindi è come se lei adesso sentisse il bisogno di affrontare direttamente in prima persona i rischi e i problemi?
«Più che altro sentivo il bisogno di essere indipendente e di creare una scuderia mia, con una mia organizzazione. Essere io il padrone di me stesso. E naturalmente affrontare tutti i problemi che ne conseguono».
E dunque adesso?
«E dunque adesso mi devo mettere al lavoro!».
Ma cosa è successo concretamente una volta presa e annunciata la sua decisione?
«La mia idea era ed è tuttora quella di creare un parco cavalli giovani per poi farli crescere nello sport, grazie alla collaborazione con qualche proprietario che era già in contatto con me. Però dopo due o tre giorni dall’annuncio della mia separazione da Stephex è arrivata la proposta di Poden Farms, della famiglia Moffitt».
Ecco: il comunicato di Poden Farms con il quale si annunciava la nascita della vostra collaborazione sembrava lasciar intendere che da quel momento in poi lei si sarebbe dedicato solo all’impegno di allenatore e trainer della giovane amazzone britannica Emily Moffitt…
«Quella è una parte molto importante del nostro accordo, ma non è la sola. Anzi, grazie a Poden Farms non ci sarà una mancanza troppo a lungo della mia presenza nello sport di alto livello, cosa che invece io avevo messo in preventivo pensando di dedicarmi solo ai cavalli giovani. Poden Farms ha un gruppo di cavalli, questi cavalli sono per lo sport, grazie a questi cavalli io dunque continuerò a rimanere nel livello dei concorsi a cinque stelle, in più ho altri proprietari che continueranno a sostenermi nel portare avanti alcuni soggetti giovani».
A lei piace molto il lavoro con i cavalli giovani…
«Tantissimo. Una delle cose che più mi piace. Come è accaduto in precedenza quando montavo per Stephex con Halifax van het Kluizebos o con Malissa de Muze… prendere dei cavalli a sei anni e poi farli crescere fino ad arrivare al livello massimo. Anche perché credo che questo sia l’unico modo per poter stabilire con un cavallo l’intesa migliore».
Da un punto di vista pratico e logistico come è strutturata la sua organizzazione adesso?
«I cavalli di Poden Farms sono in Inghilterra quindi io muovo tra lì e il Belgio. I cavalli giovani di cui parlavo invece si trovano in Belgio, in una scuderia in affitto dove li monta un ragazzo sotto la mia supervisione dedicandosi alla loro crescita tecnica e agonistica fino ai 6 anni: poi passeranno sotto la mia sella. Al momento io trascorro gran parte del mio tempo in Inghilterra con Emily. In gennaio andrò in Florida per il circuito di concorsi di Wellington con Emily e un gruppo di quattordici cavalli di Poden Farms».
Ha una marea di cose cui doversi dedicare…
«Sì ma mi piace, mi piace moltissimo. Devo creare una scuderia forte dietro di me… Ho vicino delle persone che credono molto in me, per fortuna più di una. L’ideale è avere un gruppo di persone per un gruppo di cavalli da far crescere nello sport».
Dal punto di vista dei cavalli e dello sport poi c’è anche la collaborazione tecnica con la sua compagna Jessica Springsteen.
«Mi sono dedicato tanto a Jessica negli ultimi due anni, soprattutto quando lei ha avuto Don Juan van de Donkhoeve perché ho pensato da subito che fosse un cavallo fuori dal normale. L’aiuto che do a Jessica più che altro riguarda la gestione dei cavalli e il lavoro in piano, perché sul salto e in percorso lei ha un talento incredibile».
Il prossimo anno ci sarà il Campionato del Mondo, di sicuro un obiettivo sia per Jessica Springsteen sia per Emily Moffitt le quali potranno quindi beneficiare della sua bravura come trainer… ma sarà un obiettivo anche per il Lorenzo de Luca cavaliere?
«Certo, assolutamente: è una meta che con Emily ci siamo prefissati per entrambi non appena abbiamo cominciato a lavorare insieme».
Il cavallo di Poden Farms che lei ha montato nel Gran Premio di Coppa del Mondo di Verona, cioè F One Usa, è quello con il quale punta alla gara mondiale?
«Lui di sicuro, ma poi vedremo… Di certo in quanto a mezzi F One non ha limiti: il punto era il controllo, la souplesse… È un cavallo che mi piace tantissimo».
La prestazione a Verona è stata entusiasmante!
«Sì, e devo dire che per me è stato bellissimo che la Fise e il selezionatore azzurro Duccio Bartalucci mi abbiano dimostrato grande fiducia riservandomi un posto a Verona: così ci si sente sostenuti, cosa che per noi cavalieri è sempre molto importante. Con F One prima di Verona avevo fatto solo due concorsi a due stelle a Samorin, non l’avevo mai montato nemmeno a casa. Ma ho guardato tantissimi video dei suoi percorsi, l’ho studiato con grandissima attenzione. La seconda settimana a Samorin ho proprio sentito scattare quel… click particolare».
A proposito di cavalli: lei ha lasciato Stephex Stables proprio nel momento in cui stava completando il percorso di crescita e di affermazione di Nuance Bleue Vdm Z… Non le dispiace essersi separato da lei?
«Enormemente… Anche da Malissa de Muze… tantissimo. Anche perché ho una assoluta certezza: Nuance con un anno di gare e di esperienza in più sarebbe diventata una cavalla da medaglia. Di sicuro».