Milano, 20 giugno 2021 – Il bello di una sfida è che tira fuori il meglio di chi la accetta.
E Luca Frassi è uno di quelli che non si tira indietro, quando il ballo si fa duro: come quando gli hanno affidato la realizzazione del campo in erba del Milano San Siro Jumping Cup, al centro di uno degli ippodromi storici italiani.
Dopo la presa visione fatta da uno dei più importanti chef de piste internazionali, Uliano Vezzani, voluto da Snaitech in qualità di massimo esperto e che sta presidiando l’evoluzione dei lavori con il suo contributo diretto, è stato il turno di Frassi e del suo team di professionisti.
“E’ successo a febbraio. Da quel momento non abbiamo fatto altro che pensare a realizzare il miglior campo in erba possibile per i cavalli che qui saranno protagonisti”, attacca Frassi, nato 44 anni fa a Lodi e laureato in ingegneria.
Da dove si comincia a lavorare per portare una superficie erbosa a diventare il palcoscenico di un evento di salto ostacoli a questo livello?
“Siamo partiti subito con con la riqualificazione e rigenerazione del manto erboso con l’attuazione di interventi mirati sia per quanto riguarda il sottofondo che la parte top-soil finale, quella dove appoggiano i piedi i cavalli per intenderci. Pensando che il campo in erba di San Siro ha più di 100 anni, è stato impiantato ormai un secolo fa”.
Cosa ha pensato quando ha visto per la prima volta il prato di San Siro?
“Qui salteranno i migliori cavalli del panorama internazionale: dobbiamo fare in modo che non abbiano problemi”.
Il benessere dei cavalli prima di tutto, quindi.
“E’ ovvio: sono loro gli attori principali della disciplina. Poi, in seconda battuta, viene la parte estetica, perché qui adesso tutto diventerà più bello. Non è semplice fare in modo che tutto vada per il meglio: in pochi mesi bisogna far diventare una superficie preesistente quella ideale per un concorso di salto ostacoli a tre stelle, che tra l’altro ospiterà 3 gare valide per il ranking internazionale e la selezione per i campionati europei. Qua siamo al top del livello mondiale e per intervento e per qualità di materiali immessi nel fondo stesso. Il campo in erba è stato prima di tutto bucato e rigenerato con una macchina Verti Drain, poi con una nuova tecnica abbiamo riempito la bucatura con delle micro-iniezioni di palline di caucciù e cocco avvolte in film biodegradabile”.
“E’ tecnologia nuova, applicata qui per la prima volta: garantisce una superficie uguale dappertutto sia in planarità che in penetrazione. Tra l’altro questa è una tecnologia studiata e brevettata da me proprio per questa occasione. La situazione era complicata, l’interno di San Siro è protetto dalle Belle Arti, non si può spostare un filo d’erba: quindi abbiamo dovuto inventare qualcosa di completamente nuovo”.
Come ha risposto il fondo di San Siro alle vostre cure?
“In maniera perfetta. Oltretutto il Milano San Siro Jumping Cup ha una commissione interna, diretta dalla dottoressa Sara Riffeser e un collegio giudicante con a capo Paolo Rossato e Fabrizio Sonzogni, direttori di campo sotto la supervisione di Uliano Vezzani, e ci sarà l’intervento di una commissione esterna per visionare il terreno prima che venga dato l’ok definitivo per altri eventuali concorsi di alto e altissimo livello. Ma io sono sicuro del mio lavoro, e le difficoltà mi spronano a fare sempre meglio. Con Uliano abbiamo lavorato insieme a diverse edizioni di Global, fatto consulenze internazionali importanti. Qui sappiamo di non poter sbagliare, non abbiamo margine: ma il comitato organizzatore si aspetta il meglio, e io sono qui per darlo”.
E il campo prova?
“Lì oltre alla perfetta messa in piano della superficie sono state messe griglie di consolidamento in speciale materiale plastico. Nella disciplina del salto ostacoli il cavallo esercita delle pressioni sul terreno pari a 5 volte il suo peso dopo il salto, tutto sul primo piede che mette a terra ricevendosi. Per prevenire lesioni il terreno deve assorbire gli urti, e queste griglie forate sono in grado di assorbire il 50% degli sforzi. Quindi su questo terreno metà dello shock va nelle griglie e non negli arti del cavallo. Sono cose difficili da realizzare, ma poi quando ci si lavora su è il cavallo che parla e se sta bene lo fa capire chiaramente”.
Cosa manca perché tutto sia perfetto?
“Una serie di sfalci programmati, ovvero i tagli con cui da una settimana a questa parte si comincia ad abbassare lo spessore del manto erboso per arrivare ai 4,5/5 centimetri finali. Questa è l’altezza ottimale dell’erba: meno si rischia di andare troppo a ledere la cotica superficiale, di più il terreno non darebbe la giusta permissività al movimento del piede del cavallo”.
Dopo tanto lavoro, adesso guarda il manto erboso a San Siro e vede?…
“Mi immagino i migliori cavalli saltare su un percorso fantastico, e li vedo esprimersi in performance dove possono dare il meglio di se stessi. E i cavalieri che vengono da me e mi dicono che c’era davvero un bel fondo: perché a parte innovazione, lavoro, impegno la nostra filosofia aziendale prevede che per sentirsi bene non sia necessario soltanto il giusto compenso economico, ma anche qualche pacca sulle spalle. Non solo per me, ma soprattutto per quelli che lavorano e si impegnano con me. Eq-Pro conta circa 50 persone fra operatori di macchine, operatori specializzati, trasportatori e ci tengo a nominarli tutti, perché tutti sono importanti”.
Come è stato sin qui?
“Mi piace essere parte integrante di questo progetto, noi cerchiamo sempre di crescere e migliorarci. Sono stato contento di aver conosciuto gli addetti locali dell’impianto di San Siro che ci hanno dato una mano, dove lavoriamo mettiamo in campo non solo tutte le nostre energie ma anche le sinergie. Che qui sono state convogliate in un bel clima sereno, in un cantiere dove la gente sorrideva e si è lavorato senza liti, senza parolacce e senza confusione”.
Perché ha cominciato a fare questo tipo di lavoro, occuparsi delle superfici su cui lavorano i cavalli sportivi?
“Perché mi sono accorto nel corso degli anni che c’erano lacune tecnologiche, e problemi fisici ai cavalli derivati da una non corretta manutenzione dei campi gara. Oggi grazie ai corsi della federazione specifici, in collaborazione con le università incentrati sulle tecnologie agrarie tutti, da O.te.b. al direttore di campo hanno capito che insieme si raggiungono obiettivi importanti. E che erpicatura, rasatura e bagnatura corrette portano a buoni risultati anche nelle piccola realtà, e tutti possono beneficiare dei consigli dei migliori esperti del settore. E’ importante alzare il livello di qualità anche del lavoro di base: la gente ha capito che se ha un fondo in sabbia tradizionale, in erba oppure in sabbia silicea può avere performance migliori anche solo bagnando ed erpicando in modo opportuno e ragionato. Soprattutto ha capito che così i cavalli stanno meglio: e se spendi meno di veterinario, in fondo stai meglio anche tu”.
E una volta finito tutto qui a San Siro, come vi sentirete?
“Noi siamo un po’ strani: viaggiamo sempre in team, quando troviamo difficoltà pesanti dove veramente dobbiamo spremerci le meningi per risolvere un problema per trovare la soluzione studiamo, passiamo delle notti insonni. I ragazzi che lavorano con me entrano tutti in questo vortice, dove dobbiamo dare il massimo, come piloti che volano in combattimento. Non possiamo permetterci distrazioni. Poi quando tutto è finito, dopo le gare è importante poterci confrontare con i cavalieri, con i migliori in modo particolare. Avere le loro impressioni, i loro pareri e i loro consigli. Se Steve Guerdat mi dice che ok, si è trovato bene ma pensa che si può bagnare un po’ di più per me è importante, perché è il confronto che ti porta lontano. Poi quando sono partiti tutti i van con i cavalli senti quella sensazione di liberazione e pensi ‘Beh, così ci siamo arrivati’ già riparti per l’edizione successiva. Non è spiegabile, non so come esprimere quel senso di felicità e contentezza al quadrato che ti spinge sempre a migliorare, e arrivare ancora più in alto”.
Un po’ come l’erba di un prato ben curato, stiamo pensando noi: che cresce sempre più verde.