Bologna, lunedì 17 maggio 2021 – Prima ha vinto il Campionato d’Italia. Poi ha così conquistato la presenza di diritto nel gruppo dei cavalieri italiani in campo nello Csio di Roma. Quindi il c.t. della nazionale Duccio Bartalucci lo ha inserito nel quartetto che venerdì 28 maggio in Piazza di Siena affronterà la Coppa delle Nazioni, proprio quella stessa Coppa delle Nazioni vinta dall’Italia l’ultima volta nel 2018: quando lui in sella a Tokyo du Soleil con un portentoso doppio percorso netto era risultato fondamentale per il trionfo definitivo. E per finire ieri si è regalato la vittoria nel Gran Premio dello Csi a due stelle di Montefalco…
Luca Marziani ha voltato pagina. L’anno del Covid – il 2020 – è stato per lui una specie di spartiacque tra un prima e un dopo. Il podio tricolore potrebbe essere considerato quasi una rappresentazione materiale di questa svolta: medaglia d’oro nel 2019 in sella a Tokyo du Soleil, medaglia d’oro nel 2021 in sella a Lightning. In mezzo la crisi, l’angoscia, la scoperta, la… rinascita (per modo di dire, ovvio).
Nel giro di cinque giorni, tra l’1 e il 6 maggio, lei ha vissuto una raffica di emozioni: la vittoria del Campionato d’Italia prima e la convocazione nella squadra di Coppa delle Nazioni per lo Csio di Roma poi…
«Davvero. Una bomba di emozioni. Alle quali andrebbero aggiunte tutte quelle vissute prima, nel bene e nel male. La mia vita insieme a Tokyo, poi la sua vendita, quindi le paure: perché sì, puoi avere tutta la fiducia del mondo in te, ma è inevitabile porsi delle domande in quel tipo di situazione: troverò un altro cavallo che mi possa permettere di… ? Ce la farò a ritornare a fare… ? Domande stimolanti, ma anche inquietanti».
Il prossimo venerdì 28 maggio lei comporrà la squadra azzurra in Coppa delle Nazioni a Piazza di Siena per il terzo anno consecutivo.
«Io sono innamorato di Piazza di Siena, e soprattutto della Coppa delle Nazioni a Piazza di Siena. Per me la gara è quella. Che io prima o poi in Piazza di Siena sarei ritornato la consideravo come cosa molto probabile, per non dire quasi certa, ma quello che conta per me è essere in squadra, vivere la squadra, fare la squadra: quindi ok, esserci a titolo individuale è comunque bellissimo e importantissimo, che mi sarebbe capitato ancora lo immaginavo, ma per tornare in squadra in Coppa delle Nazioni so bene quello che bisogna saltare, so bene quale deve essere la situazione, so bene cosa si deve essere per essere convocati. Lo so. E so anche che valore abbia la fiducia che il selezionatore azzurro mette su di te nel momento in cui ti convoca per un evento così importante… perché la Coppa delle Nazioni di Roma per noi non è una Coppa normale, non è una Coppa come tutte le altre, questo è chiaro. Quindi so che per essere lì bisogna davvero meritarlo, ma allo stesso tempo provo una grande gratitudine per chi dimostra di avere fiducia in me».
Quindi?
«Quindi mi chiedevo: mi capiterà di nuovo? Ce la farò? Devo davvero ricominciare tutto da capo con i cavalli di cinque anni, rifare tutta la trafila… ? Lo faccio, certo, con tutta la passione e l’entusiasmo del mondo, figuriamoci… Ecco perché quello che mi è capitato nel giro di questi ultimi periodi lo considero quasi un mezzo miracolo: la vivo così, ecco».
Inutile dire che in questo momento lei non può che essere felice…
«Sto bene, sto proprio bene, sono soddisfatto di me, dei miei cavalli, delle mie scelte, sono felicissimo delle persone che mi stanno intorno, del gruppo che si è creato intorno a me. Sento davvero che oggi… non lo so… che le cose mi arriveranno, tutte, perché c’è l’energia giusta, la sento. Mi sento di stare nel posto giusto circondato dalle persone che mi consentiranno di realizzare tutto quello che mi passa per la mente. Non è delirio di onnipotenza, sia chiaro: è solo la sensazione che io avverto dentro di me. È quello che io sento. Come se la mia vita fosse nel giusto equilibrio e io in piena armonia con me stesso. Ma tutto questo da ben prima di vincere questo Campionato d’Italia… non sono i successi sportivi a determinare tutto questo, bensì l’esatto contrario: i successi sportivi di tutto questo ne sono conseguenza».
Quando parla di posto giusto intende squadra, compagni, tecnico, e anche il mondo della sua quotidianità, la Farnesina?
«Soprattutto il mio mondo quotidiano. La Farnesina, cioè la Società Ippica Romana, è il mio mondo quotidiano: sono lì ogni giorno dalla mattina alla sera, e probabilmente anche di notte continueremmo a parlare di Farnesina e di cavalli. Ma non solo: anche tutto il gruppo degli ex proprietari di Tokyo mi è molto vicino, abbiamo festeggiato anche con loro la vittoria del Campionato d’Italia. Con Marco Di Paola tra l’altro condividiamo la proprietà di Diwina, figlia di Wivina che è la cavalla con la quale ho fatto il mio primo campionato internazionale: Diwina ha sei anni, promette tantissimo, ci farà sognare… ».
La Società Ippica Romana di cui lei è direttore tecnico sta vivendo un momento di profonda trasformazione, quasi di rinascita. La persona che ha voluto e avviato questo percorso di rinnovamento è il presidente della Sir, Pierluca Impronta, che è anche il proprietario di Lightning. Grazie a lui quindi si potrebbe dire che la rinascita della Sir corrisponda al… ritorno di Luca Marziani!
«Esatto, è proprio così. È un parallelismo importante, di grande significato. Siamo un gruppo coeso, ci vogliamo molto bene, viaggiamo tutti nella stessa direzione. È quella situazione di equilibrio e di armonia di cui parlavo prima».
Com’è la storia di Lightning?
«Ero a cena con Giulia Martinengo Marquet e Stefano Cesaretto una sera, durante Piazza di Siena 2019. Loro sapevano che io stavo cercando un cavallo per Angelica Impronta, così me ne segnalano uno che stava in una scuderia in Belgio: si trattava appunto di Lightning. Andiamo a provarlo. Lo monto prima io: in un campo piccolo, senza speroni, lo sento un po’ pigro, un galoppo poco coordinato ma con delle doti atletiche notevoli, grandissimi mezzi, grandissima sicurezza davanti all’ostacolo. Poi lo monta Angelica: tutto ok, benissimo».
Avete deciso subito, quindi?
«Sì, ma facendo dei ragionamenti. Tornando in aereo dico a Pierluca Impronta: questo cavallo mi ha dato sensazioni molto forti, secondo me può diventare un campione ma ha solo 8 anni, ha fatto poco, la carriera giovanile l’ha svolta con un dilettante, poi l’ha montato una brava amazzone ma l’esperienza è ancora scarsa, quindi se decidiamo di intraprendere questa strada i suoi 9 anni li deve fare con me. Sia Pierluca sia Angelica si sono trovati d’accordo: lei avrebbe nel frattempo continuato la sua esperienza con Estee VB che è una cavalla meravigliosa che tutti conosciamo bene. Così comincia la storia di Lightning».
Il Covid l’avrà resa più difficile, però…
«Eh sì, naturalmente abbiamo avuto poche possibilità di portare avanti la preparazione. Però il lavoro è proseguito e man mano io ho sentito che Lightning stava cominciando a prendere consapevolezza della sua forza. Credo anche grazie al modo in cui a me piace lavorare i cavalli: mi piace renderli protagonisti di quello che si sta facendo, non voglio spersonalizzare il mio cavallo anche se questo significa renderlo un po’ più complicato, anzi, lo preferisco un po’ più complicato se ciò vuol dire valorizzarne le qualità, e in ogni caso sono io che voglio adattarmi a lui e non il contrario, non voglio usare quel tipo di imboccatura che lo metta lì come un soldatino… Mi piace l’interpretazione del cavallo, mi piace lasciarlo il più possibile nella sua natura».
E con Lightning questo sistema ha funzionato?
«Certo, molto bene. Con il passare delle settimane è cresciuto e ha preso sempre più forza. Però nello stesso tempo allontanandosi pian piano dal modello di cavallo ideale per la monta di Angelica: lei è un’amazzone di talento e di istinto ma è pur sempre una donna, mentre con Lightning quando i giri del motore si alzano inizia quasi una lotta fisica… Intendiamoci, una lotta tra virgolette, per modo di dire, comunque molto fine e di classe, ma a lui piace così, è la realtà: l’ha fatto vedere molto bene anche a Cervia durante il Campionato d’Italia, davanti a qualche linea si è messo a sbandare un po’, allora lì bisogna intervenire e dargli convinzione con anche un po’ di presenza fisica, di prestanza fisica».
Quindi poi come sono andate le cose?
«Dopo un certo periodo di lavoro ho parlato chiaramente con Pierluca Impronta e con Angelica: ho detto loro che il cavallo stava dimostrando di avere delle qualità portentose ma anche di non essere adatto a una ragazza, a una donna, e che dunque sarebbe stato forse il caso di venderlo per trovarne un altro più adatto allo scopo. A quel punto Pierluca Impronta mi ha detto Luca, tu credi in questo cavallo, credi che possa fare grandi cose? Assolutamente sì, ho risposto, senza alcun dubbio. Bene, ha detto Pierluca, allora continua a montarlo tu e vediamo di andare più in alto possibile».
Caspita, un discorso bellissimo!
«No, non solo bellissimo: è stato tutto, semplicemente tutto! Abbiamo così dato inizio a un sogno con Pierluca e Angelica, e non ci fermiamo qui, io lo sento che Lightning è un cavallo diverso dagli altri, lo sento davvero».
Tutto questo, oggi, le fa vedere il capitolo Tokyo du Soleil in modo un po’ diverso, in una diversa prospettiva?
«Tokyo non si sposterà mai dal mio cuore. Mai. Mai lo dimenticherò e soprattutto mai lo paragonerò ad altri cavalli. Lui è unico, rimarrà unico, così come unica rimarrà la mia storia con lui. Adesso però devo e voglio scrivere la storia di Lightning con Lightning. Ma anche quella di Diwina. E poi c’è anche un’altra novità… ma di questo parleremo più avanti, ci sarà tempo per farlo».
Si percepisce una sorta di contagiosità positiva…
«Abbiamo tante cose da fare: la carriera sportiva di Angelica, quella di tutti i miei allievi, i nostri cavalli, il futuro della Farnesina… Tutti noi e tutti insieme stiamo vivendo un momento pieno di energia positiva. Tutto è al posto giusto. E la cosa magnifica è che tra qualche giorno comincia Piazza di Siena!».