Bologna, martedì 25 gennaio 2022 – Nella classifica del Gran Premio dello Csi a due stelle di Lier (Belgio) disputato domenica scorsa lei è al 20° posto. Un piazzamento di eccellenza? Beh, forse dal punto di vista del risultato non tanto… Ma quello che conta in questo caso particolare non è il risultato, bensì la prestazione. E anche la… storia.
La prestazione dice che Lucia Vizzini ha chiuso il percorso base del GP senza errori agli ostacoli e superando il tempo massimo di due secondi e 28 (il regolamento Fei è cambiato dal primo gennaio: ora abbiamo un punto di penalità ogni secondo iniziato oltre il tempo massimo): prendete un cronometro o anche solo un orologio e provate a contare due secondi e 28, giusto per avere un’idea di cosa voglia dire. Senza quel battito di ciglia per lei ci sarebbe stato il barrage.
La ‘storia’ dice molto di più: dice che questo risultato e questa prestazione Lucia Vizzini li ha ottenuti in sella a un cavallo figlio di uno stallone con il quale lei stessa ha ottenuto favolosi risultati ai massimi livelli internazionali in un passato molto recente, il 2019, facendo anche parte della squadra azzurra in Coppa delle Nazioni a Roma in Piazza di Siena. Certo: parliamo di Filou de Muze, un campione di potenza straripante, una macchina da salto impressionante, non particolarmente veloce e forse un po’ ‘ingombrante’ ma sontuoso e regale nel superare ostacoli la cui altezza e larghezza non rappresentavano mai un problema… ma purtroppo un cavallo vittima di un destino feroce che ne ha decretato la scomparsa a soli 14 anni proprio in quello stesso 2019 gettando Lucia nel dolore più profondo.
Domenica scorsa ecco Home Made PL: nato nel 2013, baio, figlio per l’appunto di Filou de Muze e di una figlia di Vigo d’Arsouilles, quest’ultimo stallone sauro in sella al quale il marito di Lucia Vizzini, il belga Philippe Le Jeune, si è laureato campione del mondo di salto ostacoli nel 2010. Insomma, come si dice: se son rose fioriranno, ma intanto le premesse per una storia importante ci sono tutte…
«Questo cavallo fa parte del progetto che è nato quando Philippe e io ci siamo conosciuti. A quel tempo lui allevava, sì, ma… diciamo non proprio sistematicamente. Sì, aveva i suoi stalloni, faceva qualche puledro, era lui che si preoccupava della raccolta del seme di Filou e di Vigo, faceva qualche embryo-transfer… Io invece avevo le mie fattrici in Germania, le tenevo lì perché c’è più spazio rispetto all’Italia, c’è più prato».
Quindi avete deciso che…
«Esatto. Abbiamo detto dai, prendiamo questi stalloni e queste fattrici e facciamo un allevamento. Che bello sarebbe tornare ad alto livello agonistico con i cavalli allevati da noi… E così abbiamo cominciato».
Home Made dunque nasce da qui?
«Sì, anche se lui ha una storia un po’ particolare. A 4, 5, 6 e anche 7 anni si fermava, faceva dei dietrofront fulminanti… e io dicevo a Philippe, ma cosa ci vuoi fare con questo cavallo, cerchiamo di venderlo perché stiamo perdendo il nostro tempo. Ma lui… no, guarda che questo è un cavallo tardivo, vedrai, abbi pazienza… e io, sì, figurati… Ci sono dei video di Home Made in cui lui finisce un salto e pur di non passare subito dopo in mezzo a due ostacoli fa un dietrofront istantaneo mettendo regolarmente a terra il suo cavaliere, qualcuno dei ragazzi che lavorano per noi e che lo montavano da giovane… ».
Poi a un certo punto è successo qualcosa?
«È successo che ai suoi 7 anni ho cominciato a montarlo io e prendevamo insieme delle gran barriere… Però nello stesso tempo, anche per via della sua fisiologica maturazione, lui ha cominciato a prendere coscienza dei suoi mezzi e ad avere quindi più coraggio. L’ha montato Philippe e ha iniziato a fare dei percorsi netti… Poi però lui ha avuto molto da fare con i cavalieri marocchini in vista delle Olimpiadi (Philippe Le Jeune è il trainer della squadra del Marocco, n.d.r.) e mi ha detto dai, portalo a qualche concorso… ma io ero scettica, guarda che io questo cavallo non riesco a montarlo… ma lui insisteva, così ho cominciato con alcuni nazionali qui in Belgio e sono arrivati i primi percorsi netti… allora poi siamo passati agli internazionali a due stelle… e adesso devo dire che Home Made quasi in ogni concorso fa un percorso netto in una gara ranking».
Come domenica scorsa a Lier, in effetti.
«Sì, lì ho preso le penalità sul tempo massimo. Con lui è difficile non uscire dal tempo massimo, ha questo salto lento… un po’ come suo padre, Filou».
Cosa che per lei vorrà dire mantenere una specie di collegamento con lui, con Filou…
«Sì, lui ha dato un imprinting fortissimo ai suoi figli… Va beh, come lui non ce n’è nessuno ancora, e chissà se mai ce ne sarà qualcuno, forse no… ma il carattere è molto simile: lui si toglieva di dosso la coperta e loro anche… lui si toglieva la capezza in van e Home Made si toglie la capezza in van… lui si mangiava le fasce e Home Made si mangia le fasce… Filou era incredibile: gli mettevamo la coperta di cotone, poi sopra quella di lana, poi sopra il piumino, e lui riusciva a togliersi da solo quella di lana senza spostare le altre due… la mattina la trovavamo a terra!».
Il progetto di tornare ad alto livello con i figli dei vostri cavalli importanti sta dunque prendendo corpo…
«A me piace da morire montare i cavalli giovani, e mi piace da morire questa continuità familiare tra i nostri cavalli: dopo aver montato la madre o il padre ritrovare quelle stesse caratteristiche nei figli è una cosa molto emozionante».
Adesso qual è la situazione della vostra scuderia?
«Diciamo che oltre a Home Made io ho altri due cavalli adulti di cavalieri marocchini, due stalloni molto interessanti. Poi tutto l’allevamento: cinque cavalli di 6 anni, sei di 4».
I suoi programmi agonistici?
«Mah, con i cavalli giovani è sempre così difficile… Diciamo che io seguo la loro evoluzione. Con Home Made adesso farò ancora un concorso indoor a Lier, poi uno a Royan in Francia, poi un altro concorso in Belgio e quindi verrò in Italia ad Arezzo. E poi vedremo… me lo dirà Home Made quello che dovrà accadere».
E se qualcuno dovesse dimostrarsi interessato a lui?
«Qualcuno si è già interessato a lui! Dopo il 20° posto in Gran Premio a Lier con tre penalità sul tempo… mi hanno chiamato in tre!».
Il che per certi versi è anche una bella cosa.
«Il fatto è che oggi i cavalieri corrono forsennatamente dietro alle gare ranking e nessuno più si dedica alla produzione dei cavalli giovani. Tutti cercano i cavalli già pronti, o molto prossimi a esserlo. Per questo c’è una richiesta continua».
Sarà comunque Home Made il suo cavallo di punta?
«Penso di sì, ma credo che questa sarà una stagione di assestamento, anche se con i cavalli non si può mai dire, mai dare le cose per scontate… In teoria, però, dovrebbe essere l’anno prossimo quello in cui… divertirsi!».