Bologna, sabato 1 gennaio 2022 – L’anno nuovo si apre con una grande novità sul fronte del salto ostacoli azzurro: Marco Porro (lombardo, 58 anni il prossimo 26 aprile) è il nuovo selezionatore della squadra nazionale in sostituzione di Duccio Bartalucci, e lavorerà con il supporto di Stefano Nogara, il quale a sua volta è anche selezionatore per la squadra italiana Ambassador.
Nel corso delle ultime quattro stagioni agonistiche Duccio Bartalucci e Marco Porro hanno costituito il vertice tecnico del salto ostacoli azzurro: il primo dedicandosi alla squadra impegnata nei campionati internazionali, nella Prima Divisione di Coppa delle Nazioni e nei grandi eventi a cinque stelle, il secondo rivolto alla cosiddetta seconda fascia, cioè le Coppe delle Nazioni con un minor numero di stelle, impegnato soprattutto nel portare binomi nuovi (cavalli e cavalieri giovani o comunque emergenti) nel serbatoio della squadra azzurra. Adesso per Marco Porro la responsabilità tecnica della squadra azzurra sarà globale secondo quanto stabilito dal consiglio federale lo scorso 30 dicembre.
«Sono molto contento e orgoglioso di aver ricevuto questo incarico, ringrazio quindi il consiglio federale e il presidente della Fise per la fiducia dimostrata nei miei confronti. Ma ringrazio soprattutto Duccio Bartalucci per questi quattro anni trascorsi lavorando insieme: da lui ho avuto modo di imparare moltissimo».
Anni importanti dunque: qual è l’eredità più importante che questo periodo di tempo le lascia oggi, alla vigilia di questo suo nuovo incarico?
«Direi la necessità di impegnarsi nello studio di una corretta programmazione sull’attività di cavalli e cavalieri. Questa è una cosa che porta al dover guardare sempre un po’ più in là, sempre un po’ più avanti, in un’ottica di prospettiva, quindi necessariamente anche alla ricerca di forze nuove da proporre nell’ambito dell’attività della squadra… cavalli giovani, cavalieri giovani, binomi nuovi».
Cosa a cui lei si è dedicato completamente nel corso di questo periodo di tempo…
«Sì, io ho cominciato con Duccio Bartalucci quattro anni fa facendo il secondo senza la responsabilità di scelte tecniche. Poi a partire dall’anno seguente ho invece avuto l’incarico di selezionare i binomi per la Seconda Divisione di Coppa delle Nazioni: ho allargato molto il cerchio, ho mosso tante persone e tanti cavalli, ho fatto debuttare ventidue nomi in Coppa, abbiamo ottenuto risultati importanti vincendo diverse gare tra cui lo scorso anno la finale del circuito a Varsavia».
Come imposta il rapporto con i cavalieri, qual è il suo criterio di relazione con l’atleta?
«È un rapporto che io voglio vivere sul campo. Cerco di essere complice dei cavalieri con i quali ho a che fare, soprattutto voglio sapere tutto dei loro cavalli, dalla ferratura all’alimentazione ai ritmi di lavoro… tutto. I cavalieri sono importanti, ovvio, ma il vero atleta è il cavallo quindi il mio lavoro sarà quello di studiare insieme al cavaliere la migliore programmazione per arrivare all’appuntamento che conta con il cavallo in forma occupandomi insieme a lui di tutti gli aspetti che riguardano la gestione sia nel lavoro sia nella vita in scuderia, per poi cominciare a programmare le gare che ci consentano di arrivare pronti all’appuntamento più importante».
Quindi molta attenzione alla preparazione atletica e alla condizione dei cavalli.
«Moltissima attenzione! Io chiederò a tutti i cavalieri di prima fascia che porteranno i loro cavalli in gara nei mesi di gennaio e febbraio di impegnarli soprattutto in categorie facili che servano principalmente a raggiungere e stabilizzare una buona condizione atletica, lasciando perdere in questo periodo le prove più grosse e difficili».
Il tema cavalli in effetti è quello di maggiore attualità…
«Noi abbiamo cavalieri di straordinaria bravura: ma per quanto bravi, non saltano da soli a piedi… L’anno scorso per esempio abbiamo un po’ patito l’assenza di Lorenzo de Luca e Alberto Zorzi: loro due in sella a un buon cavallo sono una vera forza, speriamo di riaverli… Del resto il nostro è lo sport dei cavalli, sono i cavalli che ci fanno fare la differenza: lo si è visto bene al tempo in cui abbiamo potuto contare sui vari Cornetto, Ensor de Litrange, Casallo Z, Armitages Boy, Fair Light ven het Heike, Tokyo du Soleil… Quindi la nostra massima attenzione deve andare lì».
Cosa che rappresenta la parte più importante del suo compito.
«Esatto. Io non devo certo insegnare a cavalieri che hanno fatto gare più importanti e difficili di quelle che ho fatto io… No, il mio compito è quello di creare una squadra insieme al cavaliere, al suo groom, al suo veterinario, al suo maniscalco, una squadra che faccia in modo di far arrivare il tal cavallo al meglio della forma all’appuntamento che conta. Dobbiamo valorizzare al massimo i cavalli giovani ma senza spremerli e bruciarli: dobbiamo invece farli arrivare in fiducia e con una ottima preparazione atletica. Lo stesso per i cavalli più maturi ed esperti: li dobbiamo conservare al meglio e farli arrivare freschi all’appuntamento principale. Vorrei insomma fare le cose con una certa tranquillità, una gara di massimo livello ogni due o tre settimane e non più una dopo l’altra in continua successione, in modo da mantenere i cavalli freschi e in fiducia».
Il suo è quindi un rapporto dialettico abbastanza intenso con i cavalieri.
«Sì, io già da due anni organizzo durante l’inverno alcuni ritiri di due giorni al nord, centro e sud dell’Italia in modo da incontrare tutti e vedere tutti i cavalli».
Dal punto di vista della programmazione del lavoro adesso cosa succede?
«Il 10 gennaio mi troverò in Fise a Roma per discutere tutto il programma che stileremo per arrivare al Campionato del Mondo di Herning. Prima in effetti condividerò tutto questo con i cavalieri di vertice, lo sto già facendo in realtà, in modo da vedere se c’è qualcosa da modificare alla luce degli impegni personali di ciascuno di loro. Come ho detto vorrei che i primi mesi dell’anno venissero dedicati principalmente a un lavoro di condizione, per poi trovarci tutti assieme per i tour di Gorla e Arezzo in preparazione del Campionato d’Italia, una prova che rappresenterà un test molto significativo in vista dello Csio di Roma a Piazza di Siena. Il nostro primo grande appuntamento sarà comunque lo Csio di Francia a La Baule».
La collaborazione con Stefano Nogara come si svilupperà?
«Stefano mi aiuterà a visionare i cavalli e i cavalieri in concorso, farà delle presenze dove io non potrò esserci a causa di contemporaneità che ci saranno di sicuro… Insieme potremo fare dei ragionamenti su una realtà sempre più aggiornata, sempre più vera, in collaborazione con lo staff dei singoli cavalieri».
Tornando a temi più generali: come vive tutto questo… con preoccupazione, con emozione… ?
«Preoccupazione ed emozione direi proprio di no. Diciamo che sono ben consapevole di avere una missione importante da compiere, il che mi dà enormi stimoli: questo sì. Ci metterò tutto il mio impegno, ovviamente, come ho sempre fatto in tutte le mie cose: si tratta di un’occasione professionale, personale e direi anche umana magnifica. Sono tranquillo, però: e molto concentrato».
Ma pensava che nella sua vita ci sarebbe stato questo incarico prima o poi?
«Assolutamente no. Diciamo che è stato un sogno… anche perché quando ci si rende conto di essere alla fine della propria carriera di cavaliere si comincia a pensare di fare qualcosa di diverso. A me è sempre piaciuto tantissimo lavorare con i cavalli giovani, e in effetti proprio sui cavalli giovani è iniziato il mio rapporto con la Fise, ma di certo non avrei mai pensato a un futuro sviluppo del genere… No, quello che pensavo era che prima o poi sarei diventato proprietario di alcuni cavalli giovani da far montare a un cavaliere ugualmente giovane. Il mio futuro lo vedevo così, in questo modo».
Invece adesso affronterà appuntamenti come Piazza di Siena e il Campionato del Mondo da commissario tecnico della squadra nazionale…
«Una grandissima responsabilità: ma non mi preoccupa. Il 2022 ormai è il quinto anno per me, e grazie alla collaborazione con Duccio Bartalucci ho condiviso con lui molte esperienze importanti. Sono quindi molto tranquillo. Diciamo che se soprattutto all’inizio la buona sorte ci potesse dare anche una mano, beh… la cosa non mi dispiacerebbe!».