Bologna, mercoledì 24 marzo 2021 – Quante storie ci sono nelle storie delle donne e degli uomini dello sport equestre… Un giorno di metà 2012 il proprietario dei cavalli montati da Jana Wargers affida alla giovane amazzone tedesca un grigio di 6 anni. Di primo acchito questo cavallo impressiona per il suo forte carattere più che per le qualità atletiche: piuttosto pingue, pur senza essere grasso, e molto inesperto. Jana Wargers comincia il lavoro con lui stupendosi di come giorno dopo giorno siano evidenti i miglioramenti sotto ogni punto di vista… La progressione è tale da culminare con un risultato magnifico un anno più tardi: sesto posto nel Campionato del Mondo dei cavalli di 7 anni a Lanaken nel 2013! Il giovane grigio impressiona il mondo degli addetti ai lavori: a quel punto sarebbe stato molto difficile per Jana Wargers conservarlo sotto la sua sella…
Proprio in quei giorni Michael Cristofoletti, compagno di Jana Wargers, è ben consapevole che un suo caro amico – cavaliere di alto livello internazionale – è alla ricerca di qualche cavallo giovane di accertata qualità: quindi nasce spontanea la segnalazione di questo grigio di 7 anni. La prova si rivela molto più che soddisfacente e così l’affare si combina. Il cavallo grigio cresciuto da Jana Wargers e ‘promosso’ da Michael Cristofoletti prende dunque la strada verso la scuderia del suo nuovo cavaliere: una strada che conduce in Svizzera. Soprattutto una strada che conduce ai più grandi trionfi sportivi possibili: medaglia d’argento nel Campionato del Mondo 2018, secondo posto nella finale della Coppa del Mondo 2019, vittoria del titolo di campione d’Europa nel 2019! Certo: il cavallo grigio cresciuto da Jana Wargers è Clooney, il cavaliere ottimo amico di Michael Cristofoletti è Martin Fuchs…
Michael Cristofoletti ha compiuto 30 anni lo scorso 4 marzo. È un uomo giovane, quindi, ma nella sua vita si concentra un bagaglio di esperienza già molto invidiabile. Esperienza in parte ereditata congenitamente: dalla sua famiglia, ovvio. Il papà Angelo Cristofoletti e la mamma Lorraine Simpson (ma per tutti Lorena) sono due figure importantissime sulla scena dello sport equestre italiano: come istruttori, come tecnici, come formatori, soprattutto come persone che rappresentano il volto migliore del mondo del nostro sport. Il fratello maggiore Roberto (nato nel 1979, quindi più grande di dodici anni) è cavaliere di valore, campione d’Italia nel 2011, diciannove presenze in Coppa delle Nazioni con la squadra azzurra. Tutto questo non può che essersi trasferito ‘dentro’ Michael, il quale ha arricchito tale patrimonio con una buona dose di qualità personali: discrezione, contegno, senso della misura, equilibrio, nessuna concessione a protagonismi di alcun genere. E naturalmente bravura in sella, ovvio.
Michael Cristofoletti ha lasciato l’Italia giovanissimo per trasferirsi all’estero dodici anni or sono. Di qualche giorno fa è la notizia che sia lui sia Jana Wargers si sono spostati in Belgio per iniziare (o meglio: per ampliare e migliorare) la collaborazione con Ashford Farm, la scuderia sportiva e di commercio del cavaliere – ormai ex – irlandese Enda Carroll, 35 anni.
«Jana e io collaboravamo con Enda già da due anni, lei ha montato diversi suoi cavalli in gara. Io invece con lui ho gestito più che altro attività di carattere commerciale: il nostro rapporto è stato molto proficuo ed è andato intensificandosi sempre più con il tempo. Ci siamo sempre trovati molto bene tra di noi».
Adesso però vi siete fisicamente trasferiti ad Ashford Farm, in Belgio: avete quindi lasciato casa vostra in Germania?
«Sì, abbiamo traslocato in tutti i sensi. Stavamo non lontano da Riesenbeck, quindi molto vicino a Ludger Beerbaum. Siamo stati lì sei anni, però già dall’anno scorso avevamo cominciato a pensare di spostarci più a nord, per avvicinarci al cuore dell’Europa dello sport equestre che si trova appunto qui, tra Belgio, Olanda e Germania del nord. Ci siamo messi effettivamente alla ricerca di una soluzione, quando poi è nata questa idea di partnership con Ashford Farm insieme a Enda».
Un cambiamento importante. Anche difficile?
«Importante certo, difficile non direi. Forse un po’ più per Jana che è proprio di quella zona della Germania… Quanto a me, io ormai sono lontano dall’Italia da dodici anni… ».
Quanti cavalli ci sono ad Ashford Farm?
«In questo momento una quarantina, in parte per lo sport e in parte per il commercio».
Lei e Jana quali compiti avrete?
«Continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto, in realtà: Jana si dedicherà prevalentemente allo sport, io anche all’attività commerciale oltre che allo sport. La differenza è che stando qui l’attività commerciale sarà molto più facilitata, sarà tutto molto più veloce, perché accade tutto qui».
Dodici anni lontano dall’Italia: come è nata la sua decisione di trasferirsi all’estero?
«Mio padre mi ha dato una forte spinta in questo senso. Mi ha detto ok, se vuoi fare questo lavoro devi imparare a farlo bene e a un certo livello… Così grazie ai contatti che i miei hanno all’estero ho iniziato questa avventura da Paul Schockemoehle: doveva essere un’esperienza di un anno, in realtà è stata di quattro».
Però sarà stata fondamentale!
«Oh sì, certo. Ho imparato tantissimo: dalla formazione del cavallo giovane, all’allenamento del cavallo sportivo, alla gestione di una scuderia e dell’attività commerciale».
Nessuna difficoltà iniziale?
«No, è stato semplice direi. Io sono di madrelingua inglese, a scuola ho studiato tedesco abbastanza intensamente… Poi comunque avevo una gran voglia di fare, una grande determinazione, una grande motivazione, come in tutte le cose che faccio quando mi interessano davvero».
In effetti dodici anni non sono pochi…
«Sì, anche se a me sembra che sia accaduto tutto ieri… Che il tempo sia passato me ne accorgo soprattutto dal fatto che il mio italiano sta perdendo colpi… ».
Più che altro si sente un accento simile a quello dei tedeschi quando parlano italiano…
«Ecco, ancora peggio. Come quando mi dicono che nel mio inglese si sente l’accento tedesco… Vorrei parlare le tre lingue ciascuna con il suo giusto accento».
Comunque tutta la sua famiglia è stata sempre molto aperta verso l’estero…
«Certo, sì, assolutamente, tutti loro da questo punto di vista sono stati per me importantissimi. Con mio fratello Roberto ho un rapporto molto intenso: ci sentiamo quasi tutti i giorni per scambiarci idee e considerazioni, ma anche solo per sostenerci a vicenda. Abbiamo un bellissimo rapporto. E poi i miei genitori: grazie alla loro esperienza sanno darmi sempre i consigli più giusti».
Chi dei due ha avuto più peso nella sua decisione di lasciare l’Italia?
«Direi mio padre, anche se mia mamma essendo anglosassone non è di certo quella che vuole tenersi il bambino a casa».
Sua madre dà in effetti l’idea di essere una donna molto forte.
«Mia mamma è una macchina, è quasi incredibile… A volte le devo ricordare che non ha più vent’anni perché non si ferma mai, mai, mai… è di una forza impressionante».
Nella sua formazione tecnica chi è stata la persona più importante dopo i suoi genitori?
«Come primo in assoluto Thomas Fuchs: dimenticavo di dire che prima di andare in Germania da Paul Schockemoehle sono stato qualche mese appunto in scuderia da Fuchs. Poi in Germania direi Norbert Nuxoll, una persona che gestisce tutti i cavalieri che sono lì da Schoeckemoehle: sta abbastanza dietro le quinte, lo si conosce forse poco, ma è di importanza fondamentale. E infine direi l’irlandese Cameron Hanley: mi ha dato un bello spunto nello sport di alto livello nei quattro anni in cui ho collaborato con lui».
Ecco, lo sport: è sempre quello il suo obiettivo, oppure… ?
«Sì sì, assolutamente, il commercio è importante ma la passione per lo sport c’è e ci sarà per sempre. L’obiettivo è quello. È una priorità. E sono sicuro che adesso con l’organizzazione di Ashford Farm sarà più semplice perché avrò una qualità di cavalli decisamente migliore. E mi ci potrò dedicare con maggiore concentrazione: prima, infatti, dovevamo fare tutto da soli, dovevamo gestire tutto da soli, sostenere le spese da soli… insomma, bisognava pensare a tantissime cose contemporaneamente».
A oggi qual è la sua soddisfazione sportiva più grande?
«Sicuramente il secondo posto nel Campionato d’Italia del 2018. E poi sempre quell’anno il quinto posto nel Gran Premio di Coppa del Mondo di Oslo, il mio primo di Coppa del Mondo».
Si sente spesso con i tecnici italiani?
«Sì, spessissimo, ci teniamo sempre in contatto, ci aggiorniamo su tutto. E poi io sono nel gruppo delle Fiamme Oro, quindi il contatto con l’Italia c’è sempre. E a proposito di Italia, voglio proprio rivolgere un ringraziamento di cuore a tutti i miei proprietari italiani che mi hanno sempre sostenuto nonostante io fossi all’estero. Per me è stato importantissimo».
Un altro aspetto importante della sua vita sia di cavaliere sia di persona è il rapporto con la sua compagna Jana Wargers: è bello vivere una condivisione così ampia, totale, no?
«Ah sì, certo, bellissimo, lavorare insieme tutti i giorni, scambiarsi continuamente idee e pensieri… Per chi non è del mondo dei cavalli è molto difficile capire la nostra vita e quello che facciamo, invece Jana e io siamo perfettamente allineati tra noi… Perché diciamo la verità: noi del mondo dei cavalli un pochino matti lo siamo… ».