Ginevra, lunedì 16 dicembre 2024 – Una tale quantità di secondi posti nelle massime gare internazionali in sella a Monaco che lo stesso Harrie Smolders ieri sera in conferenza stampa a Ginevra dopo la sua magnifica vittoria nel Gran Premio Rolex ci ha scherzato su: «Vincere gare come questa è veramente difficile… e ve lo posso dire per esperienza diretta!», ha ‘auto ironizzato’ il cavaliere olandese suscitando l’ilarità generale.
Ieri è stato in effetti molto difficile, considerando anche il fatto che Smolders e Monaco sono stati i primi a partire in barrage: dunque senza alcun riferimento circa le prestazioni degli avversari… Ma il campione olandese e il suo cavallo hanno fatto una prestazione tale da volgere a loro vantaggio la situazione, rovesciando il carico della pressione su tutti gli altri concorrenti alcuni dei quali nel tentativo di superarli hanno commesso errori fatali (e purtroppo tra questi anche il nostro formidabile Lorenzo de Luca su Denver de Talma, che fino al momento dell’incidente che ne ha determinato l’eliminazione erano in vantaggio… ).
Harrie Smolders e Monaco, al di là del vincere o non vincere, hanno un curriculum insieme da lustrarsi gli occhi (il 2° posto nella finale della Coppa del Mondo nel 2022 e nel 2023, la medaglia d’argento a squadre nel Campionato del Mondo 2022, oltre a una vasta serie di risultati in Gran Premi e Coppe delle Nazioni… ): di certo la vittoria di ieri apre scenari… invitanti poiché questo primo posto rende Smolders il ‘live contender’ nel Rolex Grand Slam of Show Jumping. Per proseguire nell’impresa di conquistare il Grand Slam (riuscita nella storia fino a oggi a un solo cavaliere, Scott Brash, tra il 2014 e il 2015) il campione olandese dovrà continuare ovviamente a vincere – prossima tappa il GP Rolex di ‘S-Hertogenbosch, in Olanda… ! – il che non è per nulla facile, ma in ogni caso questo di Ginevra è un primo fondamentale passo.
Quello che sarà lo vedremo, per adesso però rimaniamo a quello che è… E cioè una storia meravigliosa: quella di questo cavallo portentoso – nato nel 2009 da Cassini II x Contender) – che dal punto di vista sportivo e agonistico comincia proprio in Italia, grazie all’uomo che insieme a sua moglie Lisa costituisce una sorta di ponte diretto tra lo studbook tedesco dell’Holstein e il nostro Paese: Alessandro Mingoli.
«Monaco non era negli occhi di tutti, nonostante fosse nella scuderia di Roland Metzler, che è uno dei più famosi e bravi preparatori di stalloni, un uomo di cavalli eccezionale oltre che cavaliere di dressage», racconta Mingoli. «Un giorno sono andato da lui e mi ha fatto vedere questo puledro di tre anni chiedendomi cosa ne pensassi. Questo cavallo si muoveva con un’energia pazzesca, saltava molto bene… eppure era lì, in vendita, ma non lo aveva comperato nessuno. Io sono rimasto subito molto colpito dallo sguardo di questo cavallo. Mi guardava quasi con un’espressione di sfida, come a dire tutto qui? Alziamo pure!».
«Dopo essere tornato in Italia ne ho parlato con Maurizio Cinti Piredda», continua Mingoli, «con il quale adesso siamo amici ma allora era semplicemente un mio cliente. Maurizio però in quel momento non sembrava molto interessato, tuttavia dopo qualche mese, verso gennaio dell’anno seguente, quando Monaco stava entrando nei suoi quattro anni, mi disse di fargli fare una visita per poi decidere il da farsi… Insomma, alla fine lui ha comperato Monaco senza mai averlo mai visto, solo un breve video che gli avevo fatto io».
Monaco inizia così la sua vita di cavallo sportivo, ma non pare un tipetto semplice, anzi, l’esatto contrario anche solo dal punto di vista caratteriale: trascorre qualche periodo nella scuderia di Antonio Alfonso al tempo in cui il cavaliere romano non si era ancora trasferito in Belgio, per essere poi restituito al mittente dopo qualche infelice esperienza (per Antonio Alfonso) con lui.
A quel punto Maurizio Cinti Piredda lo propone al cavaliere romano Bryan Mascenti, con il quale ne divide la proprietà, nella prospettiva di venderlo: Monaco sembra infatti un cavallo refrattario a qualunque forma di collaborazione, pauroso, con comportamenti esagerati e perfino pericolosi: «Quando ho cominciato a montarlo sembrava un cavallo da circo», racconta Bryan Mascenti, «si alzava in piedi e se ne stava così per minuti interi… sollevato sulle gambe posteriori, dritto in piedi per minuti e minuti, rampando, una cosa da non credere».
Bryan Mascenti capisce che ovviamente la chiave di tutto è fare in modo che Monaco si tranquillizzi e si rassereni, lui del resto è cavaliere di grande e lunga esperienza con i cavalli giovani: «Per più di una settimana gli ho lasciato fare tutto quello che voleva, senza minimamente contrastarlo o anche solo indirizzarlo in qualche modo. Così lui da solo a un certo momento ha cambiato idea e ha cominciato a collaborare: perché una cosa che poi ho subito capito di Monaco è che era un cavallo intelligentissimo. Complicato, ma molto intelligente».
La collaborazione procede quindi molto bene nella stagione dei 6 anni, dunque nel 2015: «Alla fine di quell’anno sentivo talmente tanta potenza in Monaco che a dicembre gli ho fatto fare un Gran Premio, ad Atina, proprio per capire il grado del suo coraggio e della sua forza», racconta Mascenti. «Tutti mi dicevano ma sei matto, un cavallo di 6 anni che salta una gara da 1.45… e io rispondevo ma guardate che questo non è un cavallo normale… ! Volevo metterlo un po’ sotto pressione solo per vedere quale sarebbe stata la sua risposta… Beh: ha fatto 0/4, un fenomeno».
Monaco dimostra tutte le sue qualità con Bryan Mascenti: «Non solo intelligente, ma anche instancabile… e con un galoppo magnifico. Certo, molto particolare: un cavallo che si avvicina a un ostacolo da 1.50 e gira la testa per guardare dall’altra parte dove vede qualcosa… non è proprio comune. Lui guardava sempre un po’… la gente, le cose… saltando vicino alle tribune del pubblico non era mai molto tranquillo… Però nello stesso tempo sull’ostacolo ha un coraggio enorme, nonostante le sue paure: riesce a tirarsi fuori da qualunque situazione. Insomma: è un genio, c’è poco da fare».
Anche se non suscita subito un grande effetto nel mondo degli addetti ai lavori: «Monaco ha un’altra particolarità: sugli ostacoli non troppo alti non dà molto la schiena, quindi a quel tempo non trasmetteva l’idea di tutta la sua reale potenza a chi lo stava guardando. Forse per questo non ha catturato l’attenzione generale. Credo, almeno».
Però quando Monaco sta per terminare la stagione dei suoi 7 anni – quindi il 2016 – arriva una telefonata: perché qualcuno il cavallo lo doveva pur aver notato, oltre al fatto che Bryan Mascenti aveva comunque sparso la voce circa la disponibilità di questo soggetto piuttosto interessante… «In quel momento Harrie Smolders collaborava con Axel Verlooy (belga, ex cavaliere internazionale, ora commerciante di alto livello oltre che padre di Jos Verlooy, componente la prima squadra belga di salto ostacoli, n.d.r.) e io credo che avessero adocchiato Monaco magari per un cavaliere giovane… non lo so, non ne sono sicuro insomma, fatto sta che Harrie Smolders è venuto a provarlo».
Una prova che ha colpito molto Bryan Mascenti: «Beh, una cosa così non l’ho mai vista in tutta la mia vita… Allora, Harrie Smolders era a Roma per il concorso internazionale del Global Champions Tour. Mi ha chiesto di vedere Monaco in un campo ostacoli che per il cavallo fosse completamente sconosciuto, in cui non fosse mai entrato prima in vita sua. Siccome l’allevamento di Maurizio Cinti confina con il centro ippico Asper Team, dove stanno il presidente della Fise Marco Di Paola e in quel momento anche Luca Marziani, abbiamo chiesto il permesso di poter utilizzare il loro campo ostacoli. Harrie Smolders mi ha chiesto di poter fare la prova alle 7.30 di venerdì mattina. Sono arrivato con il van e l’ho trovato in macchina davanti al campo ostacoli che mi stava aspettando: come se volesse essere sicuro che il cavallo effettivamente stava arrivando lì in van da fuori… ! Era già lì… e chissà da quanto, visto che stava riposando… Abbiamo preparato un percorso di circa otto ostacoli, niente di impegnativo, tutto su 1.30: io mi aspettavo che Monaco lo montasse lui, invece lui mi ha detto no, montalo tu, sei tu il suo cavaliere, voglio vederlo con te. Allora l’ho montato, ho lavorato un po’, poi ho fatto il percorso due volte. Poi l’ha montato lui, ha rifatto gli otto salti, poi ha fatto quattro ostacoli alzando a 1.50, su uno ha fatto errore, è ritornato, poi si è fermato e mi ha detto: ok, il cavallo mi interessa. Detto ciò, Smolders è tornato a Roma, ha fatto la giornata di concorso, poi l’indomani ha vinto il Gran Premio del Global… ! Insomma, io non ho mai visto un professionista fare una cosa del genere: a parte fare tutto questo durante un concorso… e che concorso… e vincere il Gran Premio… ma poi io ho visto fior di cavalieri che per fare la prova di un cavallo hanno fatto cento salti, avanti e indietro, e alza, e doppie gabbie, e oxer sempre più larghi… delle cose massacranti. Lui invece ha capito tutto subito… ha sentito quello che si sente stando lì sopra, sulla sella di Monaco, da cavaliere favoloso qual è. Ha capito subito».
Inizia così una storia meravigliosa: quella di Monaco con Harrier Smolders. Un po’ di gare facili all’inizio per consolidare l’insieme e l’intesa, poi ecco nel 2019 i primi Gran Premi importanti con risultati altrettanto importanti. Nel 2021 l’esplosione: una raffica di piazzamenti di altissimo livello che culmina con il 2° posto nel Gran Premio Rolex a Ginevra, proprio la gara vinta ieri.
Ma cosa pensa di tutto questo oggi Bryan Mascenti? Orgoglio, rimpianto… cosa? «Io mi sento legatissimo a Monaco, e sono molto orgoglioso per tutto quello che è accaduto… Essere a Roma e vedere Harrie Smolders che smonta da cavallo per venirmi a salutare davanti a tutti… beh, insomma, fa un certo effetto… Rimpianti? Ma no, io sono un cavaliere normale e poi i cavalli che avevo quando montavo Monaco non erano certo di quel livello, non potevano fare le gare che avrebbe fatto lui: così io mi sarei trovato in concorso soltanto con un cavallo, ma io sono un professionista, vivo di questo lavoro e mi faccio tutto da solo, come avrei potuto? No: oggi sono felice nel vedere Monaco essere arrivato lassù!».