Bologna, 6 marzo 2017 – Noemi Oggioni scrive benissimo: sia da un punto di vista tecnico, sia per i contenuti che comunica. Del resto il suo è un nome molto ottocentesco e molto letterario… Beh – si dirà – cosa c’entra con i cavalli? C’entra, invece: perché nel suo caso è la dimostrazione di una sensibilità particolare, quella che di certo aiuta per montare sempre meglio. Ecco perché c’entra. Noemi è una persona che sente molto le cose: una persona che guarda dentro sé stessa con grande profondità, con la freschezza e l’entusiasmo dei suoi 22 anni però nello stesso tempo con la maturità che le donne pur giovani spesso possiedono. E proprio due donne di grandi sentimenti e di grandi passioni sono in qualche modo responsabili dell’esperienza che Noemi sta vivendo adesso, due donne per lei molto speciali. Una è Milena Ambrosetti, la mamma, ma non solo mamma: amica, compagna, sorella, complice… L’altra è Arianna de Fraia, che per Noemi è esattamente la stessa cosa di Milena senza però esserne madre in senso tecnico. Milena e Arianna – unite da un’amicizia fraterna fin da quando erano giovani amazzoni a loro volta – sono donne di cavalli, donne consapevoli del significato di emozione e desiderio e sentimento: proprio quell’emozione e quel desiderio e quel sentimento che oggi sostengono Noemi nel fare ciò che sta facendo. Ma cosa sta facendo Noemi?
«Lo scorso novembre sono stata contattata dal signor Ragheb Basha il quale mi ha proposto di avviare una collaborazione con la scuderia Abbar Equestrian a Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, circa venti chilometri di distanza da Dubai».
E come è avvenuto questo contatto?
«Diciamo che è nato grazie ad Arianna de Fraia e a mia mamma. Per una serie di circostanze anche abbastanza fortuite. Il signor Basha in quel momento era in scuderia da Franco Etrea con i suoi cavalli, dove sia Arianna sia mia mamma si trovano spesso per i concorsi lì organizzati. E quando lui ha manifestato il desiderio di avere qualcuno che svolgesse queste funzioni… beh, Arianna e poi mia mamma non si sono lasciate sfuggire l’occasione. Mi è stata proposta la cosa e io dopo due giorni… sono partita!».
Ma per svolgere quale ruolo esattamente?
«In sostanza si tratta di montare e lavorare i cavalli della scuderia per fare in modo che siano sempre pronti per gli appuntamenti agonistici importanti. Alcuni di questi escono in concorso con me. In totale io ne monto otto, tra quelli che lavoro e quelli che porto in gara».
Beh, quindi un’esperienza e un’opportunità molto importanti…
«Sì, sono felicissima. Per me è una specie di trampolino di lancio… Io sono molto ambiziosa, ma senza la fortuna e le occasioni giuste non sempre si riesce ad arrivare dove si vuole».
Da quanto tempo si trova a Sharjah?
«Dal 26 novembre. E non sono mai ritornata a casa nemmeno un solo giorno, nemmeno per Natale».
E nessuna nostalgia? Mai?
«No, anche perché in realtà sento molto di più adesso la vicinanza delle persone per me importanti. Quando si è a casa è normale che alcune cose si diano per scontate anche nel rapporto con gli altri. Invece adesso mi sento molto più coccolata da chi mi è vicino, anche se a distanza, e poi sono felice perché davvero per la prima volta sto facendo qualcosa per me stessa».
Poi il montare a cavallo riempirà molto le sue giornate, probabilmente.
«Certo. Anche perché i programmi sono molto ambiziosi e stimolanti: tra dieci giorni ci sposteremo per sei mesi in Italia, poi faremo un tour di concorsi in Europa, qualche tappa del Global Champions Tour, poi la Polonia, il Marocco… ».
Quindi la sua vita sarà dedicata all’equitazione a tempo pieno?
«Sì, certo. Io ho fatto relazioni pubbliche e comunicazione d’impresa all’università, ma solo per mia cultura personale perché ben prima di intraprendere quel cammino di studio sapevo che non sarebbe stata quella la mia strada. Io ho già fatto una scelta: la mia vita sarà con i cavalli».
Mai avuto un momento di incertezza?
«Quelli si hanno alla fine del liceo, da ragazzini, quando si devono fare delle scelte senza essere davvero sicuri. Io comunque ho seguito anche lo studio perché non è giusto chiudersi in un mondo e non guardare mai fuori: ma fare diverse esperienze e… guardare fuori poi fa essere più sicuri circa quello che si vuole veramente. Io adesso so quello che voglio».
E durante questi giorni a partire dallo scorso 26 novembre non ha mai avuto qualche tentennamento, qualche indecisione…
«Se anche i dubbi arrivano bisogna evitare di prenderli troppo in considerazione. Bisogna sforzarsi di sentirsi molto sicuri di quello che si sta facendo, in continuo contatto con quello che si sente di essere veramente. Perché non è facile vivere la realtà, qui. Si è soli con sé stessi, in una dimensione un po’ artificiale, si vive in albergo… che per i primi giorni sembra bellissimo, ma poi ci si rende conto che il tutto è anche molto spersonalizzante e se non si è veramente sicuri di sé stessi, di chi si è, di cosa si vuole e di dove si deve andare le cose possono diventare piuttosto difficili. Ma io sto bene, molto bene e comunque resisto. Ho dimostrato molte cose a me stessa. Mi sento molto più forte adesso di quando sono arrivata: e con le idee molto più chiare».
Un bel progetto, insomma.
«È facile vivere sopravvivendo: ma io non voglio sopravvivere, io voglio vivere vivendo davvero, e quello che sto facendo mi aiuta a capire sempre meglio quello che voglio diventare un giorno».