Bologna, venerdì 23 luglio 2021 – Uno è stato rinviato di un anno (cosa mai accaduta nell’intera storia dello sport), l’altro sembrava addirittura essere stato cancellato: i due eventi agonistici internazionali più importanti in assoluto del biennio 2020-2021 per il panorama del salto ostacoli sono stati sconvolti dalla pandemia. Perché il mondo è stato sconvolto dalla pandemia… Ma nonostante tutto quello che è accaduto, nonostante le tragedie, i dolori, i drammi, e tutto quello che purtroppo sappiamo benissimo… nonostante tutto questo, insomma, oggi a Tokyo va in scena la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi e ieri (quasi contestualmente, cioè) la Fise ha ufficializzato la lista dei binomi azzurri proiettati sul Campionato d’Europa di Riesenbeck. Potremmo quasi utilizzare questa congiuntura come momento esemplificativo, o piuttosto come spartiacque tra un prima e un dopo per quanto concerne le sorti del salto ostacoli internazionale: anche perché siamo proprio a metà della stagione agonistica. Come non cogliere dunque l’occasione per parlarne con il selezionatore azzurro Duccio Bartalucci?
Veniamo da un periodo tremendo, però adesso possiamo volgere lo sguardo verso due campionati internazionali di livello massimo, di difficoltà estrema e di prestigio assoluto come le Olimpiadi e il Campionato d’Europa. Qual è la prima considerazione che le viene spontanea oggi, alla luce di tutto questo?
«Sarebbero molte, in realtà, ma volendo circoscrivere il pensiero alle sole vicende del nostro sport direi che prima di tutto devo ringraziare Francesco Girardi, il direttore sportivo della Fise, e Marco Porro, il selezionatore azzurro delle squadre di seconda fascia: il loro lavoro è stato fondamentale e direi che a fronte di una situazione obiettivamente difficile siamo riusciti a produrre scelte tecniche adeguate con una eccellente coesione, trasferendo così agli atleti un messaggio di unione che ha contribuito a rafforzare lo spirito di squadra».
Una squadra che nel 2021 ha avuto tra l’altro numerosi protagonisti.
«Questo infatti è uno dei dati più significativi di questa prima parte della stagione agonistica: sono stati in totale tredici i binomi che hanno vestito la giacca della nazionale. Con questi tredici binomi diversi abbiamo partecipato a quattro Coppe delle Nazioni di Csio a cinque stelle, e cioè Roma, San Gallo, La Baule e Sopot».
Con risultati che potremmo definire altalenanti…
«In tre Coppe abbiamo sofferto un risultato di classifica negativo, anche se in quelle prestazioni era lecito cogliere nei nostri binomi degli interessanti segnali di prospettiva. Poi in una, quella di La Baule, abbiamo conseguito un fantastico secondo posto, lottando fino alla fine per la vittoria. Nel valutare tutto ciò non si può non tener conto del fatto che abbiamo avviato un inevitabile progetto di rinnovamento, e che però per tale progetto il 2020 è stato un anno di fatto inutile».
In funzione di questo rinnovamento sembra essere molto importante l’attività agonistica delle squadre selezionate e guidate da Marco Porro.
«Come ho detto, Marco sta facendo un lavoro eccellente. Ha condotto una squadra di prospettiva sul secondo gradino del podio in Coppa delle Nazioni nella semifinale del circuito della Eef a Budapest, e proprio in questi giorni sta guidando a Varsavia la formazione composta da Piergiorgio Bucci, Antonio Alfonso, Giulia Martinengo Marquet, Francesca Ciriesi e Matteo Leonardi nella finale dello stesso circuito Eef: incrociamo tutti le dita e puntiamo al massimo».
Nel 2017 e 2018 abbiamo vinto due volte la Coppa delle Nazioni a Piazza di Siena e una volta il Rolex Gran Premio Roma, poi nel 2019 abbiano terminato il circuito di Coppa delle Nazioni con il massimo punteggio: quanto ci manca oggi per tornare a quel livello di competitività?
«Siamo perfettamente consapevoli di essere soltanto all’inizio di un lungo e difficile percorso di ricostruzione. Rispetto alla stagione 2019 non abbiamo potuto contare su un gruppo di cavalli che definire importanti è certamente riduttivo. Ci sono state le vendite di Tokyo du Soleil, di Lazzaro delle Schiave, di Evita; c’è stata la conclusione della carriera di un soggetto del valore di Ensor de Litrange; ci sono stati gli infortuni di Tower Mouche e di Ottava Meraviglia di Ca’ San Giorgio».
Il processo di rinnovamento è fondamentale, ma intanto ci sono due appuntamenti ormai impellenti ai quali dobbiamo far fronte al meglio. Prima di tutto le Olimpiadi.
«Andremo a Tokyo con Emanuele Gaudiano e Chalou per la prova olimpica individuale. Questo è un binomio che nella giornata giusta non teme nessuno: e lo ha dimostrato più volte in questi anni».
Poi tra la fine di agosto e l’inizio di settembre ci sarà il Campionato d’Europa a Riesenbeck: ieri la Fise ha ufficializzato i nomi selezionati per l’appuntamento continentale.
«Sì, a Riesenbeck andremo con un binomio consolidato come quello composto da Riccardo Pisani e Chaclot e con altri quattro binomi che hanno certamente un minor grado di routine su questo livello di sport ma che in questi primi mesi del 2021 hanno dimostrato di meritare tutta la nostra fiducia: e cioè Fabio Brotto con Vanità delle Roane, Luca Marziani con Lightning, Filippo Bologni con Quilazio e Antonio Garofalo con Conquestador».
Però ci sono anche altri nomi nella lista ufficializzata ieri…
«Sì, certo, sono quelli dei binomi che costituiscono una possibile alternativa qualora si rendesse necessaria una sostituzione di uno dei cinque dei quali ho detto: e sono Piergiorgio Bucci con Naiade d’Enseldam Z, Antonio Alfonso con Charmie, Emanuele Camilli con Chadellano, Giulia Martinengo Marquet con Elzas, Giampiero Garofalo con Gasphar».
Probabilmente in molti si domanderanno il motivo dell’esclusione da questo elenco di nomi importanti come quello di Lorenzo de Luca, o di Alberto Zorzi, oppure dello stesso Emanuele Gaudiano…
«È la conseguenza di una strategia concordata con ciascuno di loro. Emanuele Gaudiano con Chalou dopo le Olimpiadi sarà in campo nella tappa italiana del Global Champions Tour a Roma ed entrerà in valutazione per la composizione della squadra azzurra che affronterà la finale del circuito di Coppa delle Nazioni di Barcellona».
Lorenzo de Luca con Nuance Bleue sta vivendo un magnifico momento di forma.
«Sì, è vero. Due settimane prima dello Csio di Roma hanno avuto un contrattempo tecnico nello Csi di Grimaud che aveva determinato un cambiamento dei programmi ipotizzati da Lorenzo e da me. È stato necessario quindi procedere un po’ più lentamente, ma alla luce dei risultati più recenti come l’ottima prestazione nel Gran Premio Rolex dello Csi a cinque stelle di Dinard direi che stiamo per riavere di nuovo Lorenzo presente con un cavallo che sia adeguato al suo valore di cavaliere. Lo vedremo in campo nello Csi del Global Champions Tour a Roma, e mi auguro che Nuance Bleue continui su questa scia positiva per essere un punto di forza della nostra squadra a Barcellona».
Lo stesso discorso vale per Alberto Zorzi?
«Esatto. Il binomio che lui compone con Cinsey ha fatto notevoli miglioramenti: saranno in campo nella tappa Global di Roma ed entreranno nel processo di selezione per la finale di Barcellona».
Quello di Barcellona è un appuntamento che lei ha sempre tenuto in grande considerazione.
«Beh, certo, è un traguardo di grande prestigio. Quest’anno più che mai, tra l’altro, essendo l’unico appuntamento a livello di prima squadra che abbia un importante valore di classifica, escludendo ovviamente le Olimpiadi e il Campionato d’Europa. Noi dovremo farci trovare pronti, ma non pensando all’obiettivo minimo, no: dovremo andare a Barcellona con la stessa determinazione che nel 2018 e nel 2019 ci ha fatto recitare il ruolo di protagonisti!».