Bologna, giovedì 9 giugno 2022 – Quattordici anni dopo… Omar Bonomelli ha fatto l’ultima delle sue tredici Coppe delle Nazioni nel 2008 a Roma, in Piazza di Siena, in sella a Quintero e in compagnia di Giulia Martinengo Marquet su Athletica, Emilio Bicocchi su Kapitol d’Argonne e Piergiorgio Bucci su Portorico. L’ultima prima della quattordicesima, quella affrontata ad Atene domenica scorsa, 5 giugno 2022… e un ritorno in azzurro migliore di questo Omar Bonomelli non avrebbe potuto sognarlo: doppio zero in sella a Chippendel de la Tour e vittoria dell’Italia… !
«Ho provato una sensazione di vera felicità perché a prescindere dalla gara, dal luogo e dal concorso rappresentare l’Italia è un onore e una gioia. Sempre».
Quattrodici anni dopo la Coppa delle Nazioni di Roma in Piazza di Siena…
«Per me è una rinascita da tanti punti di vista. Una gioia immensa, una gioia che va ben oltre il risultato sportivo. Vincere con doppio zero è stato magnifico, però devo riconoscere che da un punto di vista tecnico quello che mi fa ancora più piacere è che ad Atene il mio cavallo ha saltato il Gran Premio, che era un po’ più impegnativo della Coppa, in modo eccellente».
Prima di trovare Chippendel il suo allontanamento dallo sport di alto livello internazionale è stato il frutto di una scelta consapevole?
«Non avendo cavalli all’altezza ho preferito salvaguardare il mio lavoro sulle aziende, piuttosto che il mio hobby professionistico… Sì, io dico sempre che il mio è un hobby professionistico nel senso che cerco di viverlo come un professionista al meglio, facendolo rimanere pur sempre un hobby… e voglio continuare così perché in questo modo mi godo la parte più divertente del nostro sport: faccio le cose con i tempi giusti, senza eccessive pressioni».
Poi è arrivato Chippendel de la Tour… Come vi siete incontrati?
«L’ho provato quando lui aveva 6 anni, arrivava nelle scuderie di Stefano Fertitta, era il rientro di un cavallo che loro avevano venduto. In quel momento lo stava montando Luca Inselvini. L’ho provato, ho fatto due salti e ho detto: lo voglio! Mi ha fatto provare sensazioni incredibili… Ho detto a Luca: ti do due cavalli e tu mi dai Chippendel, e così è stato: ho preso un cavallo di 6 anni in cambio dei due cavalli con i quali in quel periodo montavo in Gran Premio. Mi sono detto: se devo ricominciare voglio farlo con lui».
Anche se poi per Chippendel ha ricevuto offerte importanti…
«Sì, molto importanti, tanto che a un certo punto tra i suoi 7 e 8 anni lo stavo vendendo in America: la cosa non si è concretizzata perché poi lui è stato trovato positivo alla piroplasmosi».
Proprio come a suo tempo è accaduto a Jappeloup, quando Pierre Durand l’aveva venduto a Joe Fargis… tutto saltato a causa della piroplasmosi e poi sappiamo come è andata la storia…
«Esatto! Infatti ho pensato proprio questo: cavallo francese, cavaliere per hobby, viaggio in America, piroplasmosi… no, è un segno del destino. Poi in effetti Chippendel è stato provato anche da un’amazzone italiana con la quale ha saltato molto bene, ma non abbiamo trovato l’accordo. Così a quel punto ho deciso: con questo cavallo ci rimango io. Ho rifiutato tutte le offerte e mi sono detto: adesso si va fino in fondo».
Una crescita costante, quella di Chippendel…
«L’ho lasciato crescere senza mettergli troppa pressione. Lui ha un cuore, un coraggio e una determinazione formidabili ma non ho mai voluto fargli accelerare i tempi, volevo che imparasse a fare le cose quasi giocando: faceva un errore, io glielo lasciavo fare, aspettavo… finché poi ha cominciato a saltare davvero bene, anche se io ho sempre avuto la certezza che lui avesse le carte in regola per saltare qualsiasi cosa in qualsiasi campo. Non ha mai mostrato un’esitazione: Chippendel è un cavallo facile anche per questo. E nel 2021 abbiamo cominciato a spingere un po’ di più».
I risultati si sono visti: avete subito dato l’impressione di comporre un binomio importante anche in prospettiva azzurra.
«Sì, però ho detto al nostro commissario tecnico che l’avrei avvisato io non appena il cavallo l’avessi sentito davvero pronto. Mi piace fare le cose per bene, soprattutto quando gli impegni sono di alto livello: non voglio andare tanto per andare e per far numero. Ho detto: il cavallo è forte, mi piace tantissimo, sta crescendo bene, può saltare qualsiasi altezza senza problemi, ma devo dargli il tempo di crescere perché altrimenti il rischio è di perderlo… sarà pronto l’anno prossimo».
Previsione confermata in pieno.
«Sì, quest’anno ad Arezzo ho detto a Marco Porro che Chippendel sarebbe stato pronto, e che naturalmente mi sarei messo a disposizione delle sue scelte e decisioni. Ho fatto il Campionato d’Italia a Cervia perché ci tenevo tantissimo, anche se ero in condizioni fisiche tutt’altro che perfette: ero reduce da un delicato intervento chirurgico, avevo perso 14 chili… ma volevo che il mio cavallo affrontasse quella gara e quei percorsi, dopo aver fatto benissimo sia ad Arezzo sia a Gorla nelle gare ranking».
Adesso quali sono i suoi progetti?
«Farò il concorso internazionale di Milano all’ippodromo di San Siro e poi rimarrò a disposizione del nostro tecnico, deciderà lui. Marco Porro sa che può contare sul mio cavallo: Chippendel non soffre i campi in erba, non soffre le gabbie di fossi, non soffre le riviere profonde… insomma, è un cavallo utile anche per questo».
Certo che deve essere una grande soddisfazione vedersi crescere sotto la sella un cavallo del genere…
«Un’enorme soddisfazione… È bellissimo. Per questo la vittoria di Atene è stata importante, ben al di là del risultato in sé: tre cavalli italiani di 8 anni montati da Emilio Bicocchi, Paolo Paini e Bruno Chimirri, più il mio che adesso di anni ne ha 10 è che è cresciuto nel modo che ho detto. Questo è quello che veramente conta».