Bologna, lunedì 29 luglio 2019 – Ottava Meraviglia di Ca’ San Giorgio: il destino in un nome? Nel suo nome? Paolo Paini (49 anni) ha inseguito per buona parte della sua vita – e forse a un certo punto ha anche smesso di farlo – il sogno di qualunque atleta che faccia sport: arrivare all’alto livello agonistico. Ma il nostro è uno sport particolare, perché gli atleti sono due insieme: e spesso se uno dei due non trova l’altro… beh, rimane qualcosa di incompiuto. Quando Paolo Paini e Ottava si sono trovati, invece, è sbocciato qualcosa di… Meraviglia! Nel 2013 le gare riservate ai cavalli di sette anni (Ottava è nata nel 2006, prodotto dell’allevamento di Ca’ San Giorgio di Stefania Chittolini, figlia di For Pleasure x Caletto I), nel 2014 le gare un po’ più impegnative, nel 2015 i primi Gran Premi non troppo difficili, nel 2016 l’esordio in Coppa delle Nazioni e Gran Premi a cinque stelle tra cui anche quello dello Csio di Roma. Poi nel 2017 l’esplosione: vittoria del Gran Premio dello Csio a cinque stelle di Al Ain, vittoria della Coppa delle Nazioni a cinque stelle di San Gallo (Prima Divisione), presenze con ottimi risultati nelle Coppe delle Nazioni degli Csio a cinque stelle di Lummen, Falsterbo, Calgary… Una serie di prestazioni formidabili che fanno diventare Paolo Paini/Ottava Meraviglia una delle realtà più importanti del salto ostacoli azzurro. Arriva quindi il 2018, l’anno del Campionato del Mondo di Tryon… Paolo e Ottava sono uno dei binomi azzurri più forti… Sì, però un anno che comincia male: Paolo Paini il primo aprile in campo prova ad Arezzo riceve su una gamba il calcio di un cavallo che gli frattura il perone (non esattamente il pesce d’aprile più gradito… ) costringendolo a un arresto proprio nel momento in cui si stanno mettendo in moto i motori per la grande stagione internazionale. La sua convalescenza e il suo recupero sono fulminei, tuttavia si tratta pur sempre di un intoppo grave nel momento meno indicato. E quando il cavaliere azzurro riprende la via dei concorsi… qualcosa non funziona al meglio con Ottava. Prestazioni positive si alternano ad altre meno felici, percorsi che un tempo sarebbero finiti a zero terminano invece con due o più errori: comincia a insinuarsi nella mente dell’osservatore esterno l’idea che la stagione 2017 sia stato il culmine forse irripetibile… Finisce anche questo anno non proprio disgraziato, ma quasi… Inizia il 2019. E si alza il sipario su una scena in cui Paolo Paini e Ottava Meraviglia di Ca’ San Giorgio sono protagonisti stupendi… Dopo una serie di ottime gare di preparazione, ecco le grandi Coppe delle Nazioni, quelle della Prima Divisione: a San Gallo una fortissima Italia chiude al 2° posto e Paolo Paini e Ottava piazzano un doppio zero formidabile, entusiasmante, soprattutto fondamentale per il risultato. A Falsterbo in una gara cruciale in vista della riconferma dell’Italia nella Prima Divisione del 2020 una magnifica squadra azzurra si classifica al 3° posto e Paolo Paini e Ottava producono ancora uno stupendo doppio zero (sebbene penalizzati sul tempo in entrambi i giri). Insomma: Paolo Paini e Ottava Meraviglia di Ca’ San Giorgio sembrano perfino più forti di quando erano già molto forti… Altro che declino!
Dunque la grande storia sportiva di Ottava Meraviglia non è ancora finita!
«Forse qualcuno l’avrà anche pensato, ma per fortuna no… non è ancora finita… ci mancherebbe altro!».
Il 2018 è stato quindi un anno particolare, in negativo.
«Decisamente particolare. Che poi a ben vedere mi sono rotto la gamba proprio poco dopo aver chiuso a zero il percorso base di un Gran Premio, e quindi io e Ottava avremmo dovuto fare il barrage di quella gara… Invece mi sono ritrovato con una gamba rotta e quindi con la necessità di affrontare inevitabilmente un periodo di inattività. Mi sono ripreso in fretta ma da quel momento ho cominciato a rincorrere un risultato che… in realtà non è mai venuto. Anche per piccole cose, che però hanno fatto la differenza. Ho cercato il risultato in tutti i modi, ma… non c’è stato».
Forse sarebbe stato meglio fermare tutto e ricominciare da capo…
«Sì, vero, ma non è successo proprio perché io dovevo dimostrare di poter rimanere in corsa. Poi le cose arrivano concatenate… non so, faccio Aquisgrana, ad Aquisgrana mi dicono che devo andare a Hickstead, a Hickstead sbaglio il Gran Premio… una specie di catena, di eventi collegati. Poi l’anno scorso la cavalla ha avuto un’infezione polmonare, poi la piroplasmosi prima di Verona… insomma, tra i guai miei e i suoi non siamo mai riusciti a centrare gli obiettivi».
Un’infezione polmonare?
«Dopo Hickstead, o forse a Hickstead ce l’aveva già… Ottava ha una qualità notevole, io ormai la conosco come le mie tasche, e la sentivo calare… Poi abbiamo scoperto questa infezione polmonare. Poi anche la piroplasmosi… Insomma, cose che debilitano. Purtroppo i cavalli non parlano e nonostante noi si stia attenti sempre al massimo a volte scappa qualcosa, non si capisce… Infatti l’abbiamo curata e quest’anno Ottava è ripartita probabilmente da dove l’avevamo lasciata un anno fa».
Nel 2019 Ottava ha fatto prestazioni magnifiche!
«Sì, davvero: speriamo di andare avanti così, adesso faremo lo Csio di Dublino e poi vedremo, non faccio piani a più lungo termine».
I piani, appunto: Fabrizia Stefani e lei siete una vera squadra nella gestione di Ottava…
«Sì, però diciamo che Fabrizia è la mente e io sono il braccio! Davvero, se non ci fosse lei, dico la verità, nulla di questo sarebbe possibile sotto qualunque punto di vista. È lei che oltretutto mi tiene alto il morale nel momento in cui le cose non vanno bene. E l’anno scorso ne ho avuto molto bisogno… ».
Perché noi vediamo in campo ostacoli un cavallo e un cavaliere, ma dietro di loro c’è tanto di più.
«Eh sì, purtroppo o per fortuna a seconda dei punti di vista, ma c’è tanto, davvero tanto. Un tanto che può condizionare sia nel bene sia nel male. Noi abbiamo avuto la fortuna di entrare in un certo contesto e a un certo livello non più giovani… O la sfortuna, dipende dai punti di vista».
E lo vede come un bene o come un male?
«Sicuramente aumenta di più gli stimoli: ogni volta che partecipo a un grande concorso internazionale sento dentro di me un senso di gratificazione che probabilmente non sarebbe così forte se lo avessi fatto con lo stesso ritmo anche da più giovane».
Quindi c’è un livello di maturità e di consapevolezza diverso… migliore forse?
«Mah… io penso che questo sia lo sport dei cavalli, quando riesci ad avere dei cavalli buoni riesci ad avere dei risultati, anche perché i cavalli buoni ti fanno montare bene. Ovviamente noi cavalieri cerchiamo di fare sempre del nostro meglio, poi chissà… Comunque tutto questo fa sì che io abbia sempre molta voglia di… darmi da fare, diciamo».
Fatalmente un giorno anche la carriera sportiva di Ottava finirà…
«Eh sì, infatti stiamo cercando di mettere qualcosa di buono dietro di lei, di acquistare cavalli giovani che possano rilevare il testimone di Ottava. Perché lei un giorno farà la mamma… ».
Ecco, appunto, la mamma. Il fatto che lei sia una cavalla italiana cosa significa, la valorizza maggiormente nella sua considerazione?
«Io nella mia vita ho sempre montato cavalli giovani e quasi sempre italiani. Quindi aver trovato una cavalla nata a Parma, dove io ho vissuto per tanti anni, e vederla nascere nel giardino di fianco a casa… beh, è ancora più bello, no?».
Altroché… !
«A un certo punto io ho avuto addirittura tre cavalli con i quali facevo concorsi internazionali nati tutti a Parma: Ottava, Ten Ten e Clodia. A volte si fanno migliaia di chilometri per andare a cercare cavalli di qua e di là, e io me ne sono ritrovati tre nati tutti e tre a Parma… Una circostanza straordinaria direi… Una cosa quasi impossibile».
Comunque è sempre un fatto importante per il nostro allevamento che un cavallo italiano si metta in evidenza ad alto livello.
«Secondo me cavalli italiani buoni ce ne sono. Forse a volte vengono sfruttati troppo da giovani e così la loro carriera viene di fatto circoscritta a quel genere di gare. Invece ne vediamo diversi che sono stati venduti all’estero che si stanno facendo valere. Probabilmente perché è stata gestita diversamente e meglio la loro carriera. In Italia abbiamo un ottimo allevamento, solo che i numeri fanno la differenza: da noi nascono pochissimi cavalli rispetto a quello che accade in tutti gli altri Paesi europei, quindi è normale avere un numero minore di soggetti di valore. Però ce ne sono. Senza dubbio».
La stagione vissuta l’anno scorso le ha insegnato qualcosa?
«Oh sì, eccome. L’anno scorso ho commesso diversi errori, ho fatto fare troppe cose a Ottava rincorrendo il risultato positivo e quindi così facendo peggio. Bisogna invece avere tempo. Quando le cose non vanno bisogna stare tranquilli e dire ok, ripartiamo con calma. Mai avere fretta con i cavalli… ».