Buenos Aires, domenica 14 ottobre 2018 – Giacomo Casadei, 16 anni, è perfettamente consapevole del valore e del significato dell’impresa che ha compiuto ieri a Buenos Aires, vincendo la medaglia d’oro individuale in salto ostacoli alle Olimpiadi giovanili: ma il tono di voce con cui ne parla rimane comunque calmo, pacato e controllato. La medaglia d’oro e il tono di voce rappresentano la sintesi migliore di due ‘cose’ certe di Giacomo: la prima, lui è un cavaliere destinato a una eccellente carriera; la seconda, lui è un ragazzo con la testa sulle spalle e i piedi ben piantati a terra, effetto dell’educazione familiare e sportiva impartita da mamma Marcella e papà Mirco come meglio non sarebbe stato possibile.
Giacomo, sei arrivato a Buenos Aires consapevole di poter fare una buona gara?
«Prima di tutto sperando di ricevere dal sorteggio un buon cavallo. E la fortuna mi ha aiutato: Darna Z è stata una ottima compagna di gara. Devo ringraziare lei, i miei genitori e Stefano Scaccabarozzi: tutti mi hanno aiutato moltissimo per riuscire a ottenere questo risultato».
Che tipo di cavallo è Darna Z?
«Una cavalla che si scalda facilmente, dovevo essere bravo a tenerla tranquilla soprattutto, poi per il resto molto brava, intelligente, non complicata».
E anche di mezzi?
«Sì, abbastanza, molto rispettosa. Non una cavalla da Gran Premio, ma comunque perfettamente in grado di saltare i percorsi che abbiamo trovato in campo».
Quanti erano i cavalli messi a disposizione per il sorteggio?
«Trenta in tutto».
Quante volte hai montato Darna prima di entrare in gara?
«L’ho montata tre volte prima della prima gara. Il primo giorno, cioè il giorno del sorteggio, ho fatto due salti, poi il giorno dopo un po’ di esercizi, e il terzo giorno lavoro in piano».
Come hai trovato i percorsi?
«Non erano molto difficili. Ieri, ultimo giorno, il percorso era un po’ più alto e un po’ più tecnico, ma niente di troppo complicato».
La difficoltà generale era probabilmente data più di tutto dal dover creare un binomio con un cavallo sconosciuto.
«Sì esatto, questo era il tema principale. Di per sé stessi i percorsi non erano difficili».
Forse anche l’atmosfera dell’evento avrà reso le cose un po’ particolari…
«Altroché… Sembrava un’Olimpiade vera, cavolo! Ho saltato gare e percorsi molto più difficili di questi, ma senza mai sentire un’emozione generale e condivisa da tutti così grande e forte».
Si percepiva lo spirito olimpico, quindi…
«Certo, è stato bellissimo. I giorni trascorsi al Villaggio Olimpico, tutti noi atleti insieme, una condivisione bellissima. Per me è stata una gioia enorme il solo fatto di esserci, qui. Aver poi vinto due medaglie… !».
Ieri prima di entrare nel barrage decisivo cosa pensavi?
«Tra i cinque del barrage c’era una ragazza americana che pensavo avrebbe vinto, molto veloce, con un cavallo molto buono. Pensavo che sarebbe stato difficilissimo batterla. Lei parte, esagera un po’ sui primi ostacoli e le viene subito un errore. Poi il ragazzo dopo di lei fa zero abbastanza veloce, poi entro io e riesco a fare zero più veloce di lui. Poi entra l’argentino, con un tifo pazzesco, e lui esagera troppo su una girata e gli viene una fermata. Poi l’ultimo a entrare ha fatto un errore… ».
Quando hai visto l’errore dell’ultimo concorrente cosa hai pensato?
«Non l’ho visto. Me ne stavo in campo prova ad aspettare. Quando lui ha fatto l’errore mi sono detto: cavolo, ho vinto!».
E a quel punto cosa è successo?
«Sono arrivati da me tutti: i tecnici, i miei genitori, i miei amici, i giornalisti… bellissimo, sono arrivati tutti».
Tuo padre Mirco e il tecnico azzurro Stefano Scaccabarozzi ti saranno stati di grande aiuto in questi giorni…
«Oh sì, tantissimo. Mio papà non poteva entrare in campo prova, quindi il lavoro l’ho fatto sempre con Stefano Scaccabarozzi che mi ha aiutato tantissimo, è stato gentilissimo, bravissimo. Poi i miei genitori come sempre mi hanno sostenuto in tutti i modi possibili, sono semplicemente grandiosi!».
Sei riuscito anche a vedere qualcosa di Buenos Aires?
«Non tanto. Ma oggi non abbiamo niente da fare, e così andremo a fare un giro per vedere la città: io con i miei genitori e con Stefano. Sarà bello».
Pensando alla carriera agonistica che hai vissuto fino a oggi come consideri questo risultato?
«È una grandissima soddisfazione, ma spero di poterne vivere anche altre in futuro… Sono state grandi gioie anche le vittorie delle medaglie nei Campionati d’Europa juniores, tra l’altro su percorsi ben più difficili, ma il sapore di un’Olimpiade, beh… è davvero un’altra cosa!».