Bologna, mercoledì 17 maggio 2023 – Tra poco più di una settimana andrà in scena la Coppa delle Nazioni dello Csio di Roma. Esattamente venerdì 26 maggio. Una gara che più di tutte le altre prove – anche più del Gran Premio – racconta la storia sportiva del salto ostacoli di un Paese, di una squadra, per l’appunto di una nazione. Per questo emoziona. Per questo cattura l’attenzione del pubblico. Per questo scatena gioie e dolori (sportivi, s’intende… ). E per questo nella lettura retrospettiva della storia della Coppa delle Nazioni di Roma si incrociano fatti, eventi, nomi e dati che ci permettono di ‘vedere’ la dimensione di alcuni dei più grandi protagonisti del salto ostacoli mondiale.
Prendiamo per esempio i tre Grandi azzurri, quei tre campioni che tutto il mondo ci ha invidiato e che tuttora rappresentano il vertice più alto della storia del salto ostacoli italiano: i due fratelli d’Inzeo – Piero e Raimondo – e Graziano Mancinelli. Che loro tre siano stati fuoriclasse inarrivabili è ovviamente ben risaputo, e non occorre certo qui ricordare il carico di medaglie e titoli che lo testimoniano.
Parliamo piuttosto di loro tre nella Coppa delle Nazioni di Roma. Premettendo che i due fratelli grazie alle loro imprese sportive hanno contraddistinto talmente tanto il concorso di Piazza di Siena che da alcuni anni l’evento stesso ha assunto il nome di “Master d’Inzeo”: il che dice tutto. Tuttavia né l’uno né l’altro sono riusciti a compiere l’impresa che Graziano Mancinelli ha fatto registrare come un record assoluto, quella del maggior numero di presenze consecutive: ben 18… su un totale di 23! A dire il vero Raimondo d’Inzeo ci è andato vicinissimo con le 17 raccolte dall’anno del suo debutto – il 1948 – fino al 1964. Mancinelli ne ha solo una in più, a partire anche lui dal debutto – nel 1960 – e fino al 1977.
Va detto poi che sia per d’Inzeo sia per Mancinelli in questo calcolo rientra anche la Coppa delle Nazioni del 1960, che non si è disputata in Piazza di Siena bensì a Torino, poiché quell’anno Roma avrebbe ospitato le Olimpiadi e dunque i lavori per la preparazione dei Giochi hanno reso impossibile qualunque altro evento.
Ma è così importante aver raccolto un gran numero di presenze consecutive? Sì: è una statistica che dimostra l’assoluta competitività di un cavaliere, la sua costanza, la sua dedizione e la sua capacità di preparare sé stesso e i propri cavalli al meglio.
Da questo punto di vista inoltre Graziano Mancinelli ha firmato un’impresa straordinaria nell’impresa già straordinaria di per sé: delle sue 18 presenze consecutive, le ultime 12 lo hanno visto in sella a un cavallo sempre diverso… Un cavallo diverso all’anno per 12 anni consecutivi! Nessuno mai è riuscito a tanto: Piero e Raimondo nelle loro ‘serie’ consecutive hanno spesso impegnato lo stesso cavallo (per esempio nelle 17 presenze di Raimondo dal 1948 al 1964 Merano è presente sei volte, Posillipo tre… Piero tra il 1955 e il 1962 ha impegnato cinque volte The Rock e tra il 1972 e il 1978 quattro volte Easter Light… ) senza mai arrivare a dodici cavalli diversi in dodici anni consecutivi!
Questo di Graziano Mancinelli è un record: ma un record davvero fenomenale. Come del resto fenomenale è stato Graziano Mancinelli… La serie è quindi questa: nel 1966 The Rock, nel 1967 Oxo Bob, nel 1968 Petter Patter, nel 1969 Palabras Majores, nel 1970 Talisman, nel 1971 Fidux, nel 1972 Ambassador, nel 1973 Sceptre, nel 1974 Bel Oiseau, nel 1975 Lydican, nel 1976 La Bella, nel 1977 Ursus del Lasco.
Poi per Mancinelli c’è stato un anno di assenza, il 1978, quindi ancora Ursus del Lasco nel 1979, poi due anni di assenza e quindi l’ultima serie di quattro anni consecutivi con quattro cavalli diversi: Gitan P nel 1982, Geronimo K nel 1983, Ideal de la Haye nel 1984, Karata nel 1985.
Graziano Mancinelli è stato un campione favoloso: ce lo raccontano le sue medaglie e le sue vittorie e la sua storia di atleta e uomo di cavalli. Ma forse questi numeri ci consentono di vedere di lui perfino qualcosa in più…